Una recente operazione della Guardia di Finanza ha portato alla luce un’operazione criminale di vasta portata nel settore dell’usura e dell’estorsione, che ha colpito numerosi imprenditori delle province di Bari e Barletta-Andria-Trani. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Trani, ha portato all’arresto di quattro persone, tre delle quali sono finite in carcere. L’operazione si basa sulla denuncia di un’imprenditrice che sarebbe stata vittima di tassi d’interesse estremamente alti e di intimidazioni.
Gli arresti e i dettagli dell’inchiesta
Durante l’operazione, gli agenti hanno arrestato i fratelli Giovanni e Lorenzo Curci, di 55 e 54 anni, e Pasquale Pellegrino, di 39, tutti accusati di far parte di un’associazione per delinquere responsabile di usura, estorsione, riciclaggio e esercizio abusivo di attività finanziaria. Un quarto membro, Mario Maiellaro, di 76 anni, ha ricevuto gli arresti domiciliari. In totale, l’inchiesta ha portato all’indagine di 12 persone, rivelando un sistema di prestiti usurari con interessi che oscillano tra il 70% e oltre il 1.000%, riscontrati negli ultimi tre anni.
L’inchiesta ha trovato origine da una denuncia, presentata dall’imprenditrice coinvolta, che ha segnalato non solo le richieste di prestiti, ma anche le intimidazioni ricevute. La figura di Maiellaro emerge come quella che avrebbe materialmente eseguito le minacce a nome dei Curci, rendendoli i veri responsabili di attività usurarie.
un giro d’affari e modalità operative
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno rivelato un giro d’affari complessivo di circa 600mila euro, derivante da prestiti a imprenditori che si trovavano in difficoltà . Il gruppo criminoso ha offerto denaro a molti, richiedendo però interessi esorbitanti, fino al 360% annuo, come dimostrano le intercettazioni telefoniche e ambientali. Le verifiche effettuate nel luglio 2023 hanno portato anche al sequestro di numerosi titoli di credito, tra cui cambiali e assegni.
L’associazione ha operato in modo sistematico, forzando imprenditori a pratiche penose per restituire i prestiti. Non a caso, il metodo d’azione includeva minacce e pressioni psicologiche, rendendo ancora più difficile per le vittime la possibilità di evitare il pagamento di tali somme. L’inchiesta ha svelato la brutalità e l’inefficienza del sistema, dove le intimidazioni svolgevano un ruolo cruciale nel mantenere il controllo sui debitori.
Evasione fiscale e ulteriori illeciti
Durante le indagini, i finanzieri hanno notato anche un’evasione fiscale legata a una società del settore calzaturiero, utilizzata dagli indagati per dare un’apparenza legale alle operazioni finanziarie illecite. Questo imprenditore, una sorta di facciata, ha emesso fatture per operazioni inesistenti, mascherando così la realtà . La scoperta di questo aspetto ha complicato ulteriormente il quadro giudiziario, espandendo la rete di frodi evidenziate.
La Guardia di Finanza ha anche avviato un sequestro preventivo di beni legati agli indagati, per un valore di circa 3,5 milioni di euro. Questa somma, secondo gli investigatori, rappresenta il profitto delle attività illegali di usura e frodi fiscali. È evidente che gli indagati hanno attuato una strategia concepita per massimizzare i guadagni illeciti, sfruttando la vulnerabilità delle vittime e celando la loro attività dietro una facciata commerciale.
Le operazioni della Guardia di Finanza continueranno, con l’obiettivo di smantellare del tutto queste reti criminali e proteggere gli imprenditori onesti. La lotta contro l’usura e le attività illegali finanziarie è cruciale per garantire un ambiente economico sano e sicuro.