I controlli eseguiti dalle autorità a Bologna hanno messo in luce un fenomeno preoccupante: su cinquemila strutture che offrono affitti turistici in città, ben 250 sono risultati irregolari. Questo intervento è stato realizzato dalla Guardia di Finanza e dalle forze dell’ordine locali, nell’ambito di un’azione mirata a far rispettare le normative vigenti. Le irregolarità riscontrate riguardano principalmente l’assenza del Codice identificativo nazionale , requisito fondamentale introdotto dalla legislazione italiana dal primo gennaio di quest’anno. L’assenza di questo codice ha sollevato preoccupazioni e aperto un dibattito sulla trasparenza e sulla legalità nel settore degli affitti brevi.
L’importanza del codice identificativo nazionale
Il Codice identificativo nazionale, o Cin, è diventato un obbligo per tutte le strutture ricettive e immobili destinati a locazioni turistiche. Questa misura, voluta dal governo, mira a garantire un’offerta di affitti che rispetti determinati standard di qualità e di legalità. Le autorità hanno rilevato che non solo molti proprietari non avevano il Cin, ma che alcuni di loro sono stati trovati con codici falsificati. Questa tendenza non solo compromette la fiducia dei consumatori, ma crea anche un mercato distorto, dove le aziende che rispettano le regole si trovano in svantaggio rispetto a quelle che operano al di fuori della legalità.
Caso sorprendenti nei controlli: un’evasione fiscale di un milione di euro
Particolarmente allarmante per le autorità bolognesi è il caso di una società che gestiva ben 47 strutture illegittime. Le indagini hanno evidenziato un’evasione fiscale stimata intorno a un milione di euro. Tale scoperta ha acceso un fuoco di discussione tra gli enti locali, spingendo il sindaco Matteo Lepore a sottolineare la gravità della situazione. “È essenziale che chi opera nel settore del turismo rispetti le norme,” ha affermato, mettendo in evidenza l’importanza della legalità per la comunità bolognese.
Differenze tra affitti brevi e speculazione
L’indagine ha anche permesso di differenziare le pratiche nel settore degli affitti brevi. Da un lato ci sono famiglie che affittano una parte della loro casa attraverso piattaforme di home sharing, un’attività che spesso si traduce in entrate supplementari e che viene svolta in modo trasparente. Dall’altro lato, ci sono soggetti che sembrano dedicarsi a una vera e propria speculazione. Queste attività sollevano preoccupazioni nel comune, dove si desidera evitare l’ingresso di fondi speculativi che potrebbero alterare l’equilibrio del mercato immobiliare, minando la vivibilità della città.
L’approccio delle autorità bolognesi sarà quello di controllare costantemente il fenomeno degli affitti brevi, per garantire che le regolamentazioni vengano seguite. Questo atteggiamento proattivo è fondamentale per mantenere Bologna come una città ospitale e sicura per residenti e turisti, evitando che situazioni come quelle recentemente scoperte possano ripresentarsi in futuro.