Scoperti cinque cellulari in carcere a Corigliano Rossano, indagine della polizia penitenziaria sulle responsabilità

Scoperti cinque cellulari in carcere a Corigliano Rossano, indagine della polizia penitenziaria sulle responsabilità

Nel carcere di Rossano sequestrati cinque telefoni cellulari a un detenuto, evidenziando le difficoltà di controllo e la necessità di tecnologie e risorse per garantire la sicurezza interna ed esterna.
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Nel carcere di Rossano la polizia penitenziaria ha sequestrato cinque telefoni cellulari a un detenuto, evidenziando le difficoltà nel contrastare l’introduzione di dispositivi vietati che compromettono la sicurezza interna e esterna delle carceri. - Gaeta.it

Nel carcere di Rossano, a Corigliano Rossano, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato cinque telefoni cellulari in possesso di un detenuto. L’operazione, frutto di un’indagine interna, ha evidenziato un nuovo episodio di introduzione illecita di dispositivi vietati all’interno della struttura penitenziaria. Il caso riporta al centro il tema della sicurezza nelle carceri, in particolare l’uso di telefoni nascosti che compromettono il controllo e la gestione dei reclusi. Il sindacato della polizia penitenziaria Sappe ha diffuso la notizia, sottolineando l’importanza delle attività investigative svolte dal personale, nonostante le difficoltà strutturali.

l’indagine della polizia penitenziaria e il ritrovamento dei cellulari

La scoperta dei cinque telefoni è avvenuta nel carcere di Rossano nei giorni scorsi. Le apparecchiature erano detenute da un unico recluso, ma l’ipotesi è che potessero essere condivise o addirittura cedute ad altri detenuti all’interno del penitenziario. La polizia penitenziaria, durante i controlli di routine e grazie a un’attività investigativa interna, ha bloccato l’uso di questi strumenti. L’indagine ha richiesto attenzione e meticolosità, vista la difficoltà nel rintracciare e sequestrare dispositivi nascosti.

un problema di sicurezza e controllo

Questo ritrovamento rappresenta una tappa significativa in un contesto dove l’introduzione di oggetti vietati – specialmente telefoni cellulari – resta una sfida complessa. I cellulari, infatti, offrono ai detenuti la possibilità di comunicare con l’esterno senza controlli, facilitando attività illecite o contatti non autorizzati. Proprio per questo la presenza di tali dispositivi è vietata in ogni carcere italiano.

Il sindacato Sappe ha definito l’operazione “brillante” facendo riferimento al lavoro svolto dal personale di polizia penitenziaria, che agisce spesso con risorse limitate. Questi sequestri contribuiscono a ridurre i rischi legati alla sicurezza interna degli istituti di detenzione e per la pubblica sicurezza esterna, visto che il telefono può essere uno strumento per organizzare attività illegali al di fuori delle mura carcerarie.

dinamiche e rischi legati all’uso dei telefoni nelle carceri

L’uso dei telefoni in carcere è una questione delicata. Oltre a essere vietati, questi strumenti permettono ai detenuti di mantenere contatti non controllati con l’esterno, spesso a fini illeciti. L’ipotesi avanzata dal sindacato è che gli smartphone possano servire alla cessione a pagamento tra carcerati, creando una microrete parallela dentro la struttura.

un sistema parallelo difficile da controllare

Questo sistema sottrae alla vigilanza elementi fondamentali, come la testimonianza diretta delle conversazioni, e facilita scambi di informazioni non passibili di controllo. In pratica, l’accesso ai cellulari può essere legato alla gestione di attività illegali, come organizzazione di traffici, minacce o persino estorsioni.

Il problema non è solo la detenzione degli oggetti, ma il fatto che essi restano nascosti e difficili da individuare con i metodi tradizionali. Le celle, gli spazi comuni e persino alcune aree meno sorvegliate possono diventare rifugi per questi strumenti.

Il personale di polizia penitenziaria svolge un ruolo cruciale nella prevenzione, monitorando con ispezioni ripetute, ma senza un supporto tecnologico adeguato la sfida resta dura. Il sindacato ha rimarcato come il lavoro degli agenti sia spesso svolto con poche risorse e mezzi limitati, un fattore che riduce la portata degli interventi contro questi fenomeni.

proposte sindacali per limitare l’ingresso di telefoni cellulari in carcere

Per evitare che queste situazioni si ripetano, il sindacato della polizia penitenziaria ha suggerito alcune misure pratiche. Tra queste, si evidenzia la necessità di schermare gli istituti carcerari contro segnali telefonici. Questa soluzione bloccherebbe la ricezione e trasmissione, rendendo inutilizzabili i cellulari all’interno delle strutture.

la tecnologia come possibile soluzione

L’adozione di sistemi di blocco dei segnali è già sperimentata in alcune carceri, ma non nella totalità degli istituti italiani per limitazioni tecniche o economiche. Intervenire in questo senso permetterebbe di impedire definitivamente il funzionamento dei telefonini clandestini e di arginare così la diffusione di dispositivi che oggi rappresentano un vero problema di sicurezza.

Queste iniziative si accompagnerebbero a un rafforzamento dei controlli e a un aumento del personale addetto alla sorveglianza. Una maggiore presenza umana permette di individuare più facilmente i dispositivi nascosti e di gestire con più attenzione i tentativi di introduzione illegale.

Va ricordato che l’introduzione di cellulari in carcere configura un reato secondo l’articolo 391 ter del codice penale, entrato in vigore nel 2020. Nonostante la norma, la deterrenza non è stata elevata come ci si aspettava e i casi di telefoni sequestrati continuano a essere frequenti. Ciò dimostra anche la difficoltà nel contrastare questi fenomeni solo sul piano legislativo senza azioni concrete operative.

l’impatto sul sistema carcerario e la sicurezza pubblica

La presenza di telefoni cellulari dentro le carceri alimenta un problema che riguarda anche la sicurezza esterna. Grazie a questi dispositivi, i detenuti possono coordinare azioni criminoso al di fuori della struttura, influenzare terzi o mantenere contatti con organizzazioni illegali.

rischi oltre le mura carcerarie

La gestione di questi rischi è diventata una priorità per il personale penitenziario, chiamato a evitare che la detenzione diventi un’occasione per continuare attività criminali. Ogni telefono sequestrato equivale a un tentativo di infiltrazione bloccato, ma pone anche la domanda su come migliorare i sistemi di controllo.

Il tema tocca l’intero sistema giudiziario e di sicurezza, perché si lega ai processi di tutela della legalità. Un controllo più stretto degli istituti di detenzione migliora la qualità della gestione delle pene e riduce le opportunità di nuovi reati.

Il fenomeno richiede quindi attenzione costante da parte delle autorità, che devono lavorare per offrire maggiori strumenti agli agenti impegnati in prima linea. Solo così si potranno mantenere condizioni di ordine interno e maggiore sicurezza per chi termina la pena e per la società.

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