Scoperti quasi un milione di capi contraffatti al porto di trieste, sequestri per cento milioni di euro di valore

Scoperti quasi un milione di capi contraffatti al porto di trieste, sequestri per cento milioni di euro di valore

L’agenzia delle dogane e monopoli di Trieste e la guardia di finanza hanno sequestrato quasi un milione di capi contraffatti provenienti da Ambarli, bloccando un traffico illecito verso i Paesi Bassi del valore di oltre cento milioni di euro.
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L’agenzia delle dogane e la guardia di finanza di Trieste hanno sequestrato quasi un milione di capi di abbigliamento contraffatto, nascosti in container provenienti dalla Turchia e diretti ai Paesi Bassi, per un valore di oltre 100 milioni di euro, bloccando un’importante rete di traffico illecito. - Gaeta.it

L’agenzia delle dogane e monopoli di Trieste, insieme alla guardia di finanza locale, ha bloccato un importante carico di abbigliamento e accessori contraffatti, destinato ai Paesi Bassi. La merce, quasi un milione di pezzi, era nascosta in cinque container in arrivo dal porto turco di Ambarli. Un’operazione che ha evitato la diffusione sul mercato europeo di prodotti illeciti valutati oltre cento milioni di euro.

Come sono stati scoperti i container

Gli operatori dell’agenzia delle dogane e monopoli hanno effettuato controlli approfonditi all’interno di cinque container sbarcati al porto di Trieste. I container, provenienti dalla Turchia, erano dichiarati trasportare tessili di vari tipi. Ma un’ispezione più attenta ha rivelato una parete di tessili posta a copertura di un ingente quantitativo di capi di moda contraffatti. La merce riportava marchi di brand internazionali, riprodotti con grande accuratezza, per trarre in inganno le autorità e i potenziali acquirenti.

Il meccanismo dell’inganno

L’inganno era ben studiato: dietro la copertura di tessuti dichiarati regolarmente, si trovava un carico di quasi un milione di capi tra abbigliamento e accessori. Le forze dell’ordine hanno constatato l’enorme entità del sequestro, che rivela anche l’ampiezza dei traffici illeciti nelle rotte commerciali fra il Medio Oriente e l’Europa. I controlli sono stati eseguiti con strumenti investigativi e metodi di ispezione mirati, per individuare elementi nascosti dietro dichiarazioni doganali.

La procura di trieste e l’indagine in corso

L’operazione è stata condotta sotto la direzione del procuratore facente funzioni di Trieste, Federico Frezza. L’inchiesta ha preso spunto proprio dal controllo alla dogana, allertando le autorità giudiziarie su un possibile traffico internazionale di merce contraffatta. Il coordinamento tra magistratura e forze dell’ordine ha permesso di svolgere accertamenti approfonditi, individuando responsabilità nel contrabbando.

Ruolo chiave della guardia di finanza

La capillare attività investigativa ha coinvolto anche la guardia di finanza, che si è occupata degli aspetti finanziari della vicenda, con l’obiettivo di bloccare canali economici illegali legati alla vendita dei prodotti falsi. La documentazione raccolta andrà a integrare l’inchiesta, a disposizione dell’autorità giudiziaria triestina, per procedere con eventuali misure cautelari e approfondimenti giudiziari.

L’impatto economico del sequestro

Il valore della merce sequestrata supera i cento milioni di euro. Secondo le stime, se i capi contraffatti fossero entrati nel mercato europeo, avrebbero prodotto guadagni illeciti molto elevati. Il settore della moda internazionale subisce perdite costanti a causa della contraffazione, che danneggia sia i produttori che i consumatori.

Il sequestro rappresenta un duro colpo per le organizzazioni dedite alla contraffazione, ma anche un segnale dell’attenzione delle autorità italiane nel contrastare questi traffici. Simili operazioni sono fondamentali per preservare i diritti di proprietà intellettuale delle aziende, garantire la sicurezza del consumatore e bloccare fonti di reddito illegale associate a mercati neri.

Dal porto di ambarli alla destinazione finale

Il porto turco di Ambarli è uno snodo importante per il commercio internazionale verso l’Europa, e spesso via da qui transitano merci di ogni tipo. In questo caso, il carico era imballato in modo da celare la reale natura dei prodotti. La presenza di tessili regolarmente dichiarati costituiva una sorta di schermo per nascondere la merce contraffatta. Questa tecnica di occultamento serve a evitare sospetti durante i controlli doganali, sfruttando la complessità delle operazioni portuali.

Possibili rotte di distribuzione

Il fatto che la destinazione finale fosse rappresentata dai Paesi Bassi indica un possibile canale di distribuzione europeo molto esteso. I container avrebbero potuto raggiungere mercati al dettaglio e grossisti, alimentando un giro illecito su più fronti. I controlli al porto di Trieste hanno quindi impedito un passaggio cruciale per l’immissione sul mercato di questi prodotti, bloccando un importante anello della catena criminale.

  • Armando Proietti

    Armando è un giovane blogger esperto di cronaca e politica. Dopo aver studiato Scienze Politiche, ha avviato un blog che analizza e commenta gli eventi politici italiani e internazionali con uno stile incisivo e informativo, guadagnandosi la fiducia di un vasto pubblico online.

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