L’antica città di Ercolano, sepolta dall’eruzione del 79 d.C., racconta una storia ricca di divinità e culti che rivelano le radici culturali, storiche e antropologiche dei suoi abitanti. Il Parco Archeologico di Ercolano ha recentemente organizzato un evento intitolato ‘Ercolano dei popoli’, un’iniziativa che ha invitato i visitatori a immergersi in questo affascinante mondo di credenze, comprendendo non solo le divinità principali come Minerva e Mercurio, ma anche quei culti minori che avevano un’importanza fondamentale nella vita quotidiana.
Le divinità ufficiali e la loro importanza
Nella vita di ogni giorno ad Ercolano, divinità come Venere, Nettuno e Mercurio dominavano le cerimonie e le pratiche religiose. Questi dei non solo rappresentavano forze della natura, ma incarnavano anche aspetti fondamentali della vita umana. Venere, in particolare, era venerata come dea della bellezza ma anche come protettrice dei naviganti e delle famiglie. Una delle aree sacre della città si trovava sopra la spiaggia, dove i culti si celebravano in onore di questa divinità.
Il culto di Augusto, per esempio, si poneva come un importante simbolo di potere e stabilità, evidenziando abitudini religiose più formali nelle case ricche e nei centri pubblici. Presso la Sede degli Augustali, i visitatori trovano un luogo dedicato a questa venerazione, evidenziando come il culto imperiale fosse strettamente legato all’identità cittadina. Questi culti ufficiali rappresentavano una fusione tra religione e politica, rendendo il culto imperiale centrale nella vita dei cittadini.
Culti minori e pratiche quotidiane
Accanto a queste grandi divinità, svelando una dimensione più intima e quotidiana, si trovavano culti minori come quello dedicato a Semo Sancus, un dio sabino. Giovanni Del Prete di Coopculture ha descritto come questo dio, spesso associato a Giove e ad Ercole per il suo aspetto barbuto e robusto, fosse in realtà più legato al commercio e alla protezione degli scambi. La presenza delle piccole edicole votive nei domus parla di una spiritualità diffusa e personale, con l’intento di garantire la sicurezza e la prosperità della famiglia.
Le divinità locali non erano semplici astratti: erano tutte immerse nella vita quotidiana. I Lari, spiriti protettivi delle famiglie, potevano essere trovati ritratti sulle pareti delle case. Servi e padroni offrivano attivamente doni per chiedere protezione e benedizioni, creando così un legame sacro tra la vita domestica e le forze divine. Questa usanza mostrava come il sacro fosse parte integrante della routine quotidiana, riflettendo la connessione profonda tra la vita umana e il mondo divino.
Influenze culturali e l’importanza dell’arte
Le influenze orientali avevano un forte impatto su Ercolano, arricchendo il tessuto culturale della città. Culti come quelli di Iside e Attis, simboli di rinascita e purificazione, dimostrano come gli antichi cercassero risposte ai misteri dell’esistenza anche al di fuori del pantheon tradizionale. Queste divinità testimoniano il dialogo culturale che avveniva in quel periodo, tutto sotto il cielo di una città che era un crocevia di culture diverse.
La varietà delle espressioni artistiche rinvenute nel Parco Archeologico illustra ulteriormente la ricchezza spirituale della città. Pitture murali, statue e piccole edicole si combinano per raccontare storie di devozione e di varietà culturale. La Villa dei Papiri, ad esempio, ospitava una scuola di filologia epicurea, dimostrando che la ricerca del sapere e la comprensione delle divinità andavano di pari passo. Qui, i filosofi di Epicuro cercavano di comprendere l’universo, creando un legame intrinseco tra la spiritualità e il pensiero critico.
Un viaggio nel Parco Archeologico di Ercolano non è solo l’incontro con delle rovine, è una sfida a esplorare una civiltà che cercava di rispondere alle domande esistenziali attraverso il culto e i rituali. I visitatori possono così immergersi in una dimensione dove i confini tra sacro e profano diventavano labili, sigillando un’era di venerazione per le divinità che tanto influenzavano la vita degli antichi ercolanesi.