Sedici anni dopo il sisma del 2009: la situazione a L'Aquila e le questioni irrisolte

Sedici anni dopo il sisma del 2009: la situazione a L’Aquila e le questioni irrisolte

A sedici anni dal terremoto de L’Aquila, i collettivi locali denunciano gravi lacune nella prevenzione e gestione post-sisma, evidenziando la necessità di un cambio di prospettiva sulla sicurezza e responsabilità.
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Sedici anni dopo il sisma del 2009: la situazione a L'Aquila e le questioni irrisolte - Gaeta.it

A sedici anni dal devastante terremoto che ha colpito L’Aquila nel 2009, si registrano ancora gravi lacune nella prevenzione e nella gestione del post-sisma. Oltre 3.500 studenti e studentesse continuano a vivere in container, mentre persistono tra il territorio anche progetti controversi come il gasdotto Snam. I collettivi locali Casematte e FuoriGenere lanciano un allarme: la nozione di ‘sicurezza’ si confonde con la ‘repressione’. Questo messaggio viene diffuso attraverso volantini nel corso delle commemorazioni del terremoto, sottolineando la necessità di un approccio critico e consapevole.

La memoria delle vittime e la necessità di un cambio di prospettiva

La commemorazione dell’anniversario del sisma è un momento di raccoglimento e riflessione per gli aquilani. I collettivi affermano: “Ogni anno torneremo a nominare i nostri morti, a raccoglierci nei gesti lenti del ricordo.” La celebrazione del lutto non è solo un atto simbolico, ma rappresenta un’opportunità per riflettere su un dolore che si rinnova ad ogni catastrofe. La necessità di trasformare il ricordo in un impegno reale verso la prevenzione dei disastri futuri emerge forte e chiara. “La memoria deve essere una base solida su cui poggia la promessa del ‘mai più,'” dichiarano i rappresentanti dei collettivi.

Questa affermazione si inserisce in un contesto di crescente insoddisfazione per la gestione post-sisma. I collettivi evidenziano che, nonostante siano passati anni, le misure preventive non sembrano aver avuto la priorità. Le cicatrici lasciate dal disastro continuano a essere visibili nei numerosi edifici scolastici che non hanno ancora subito interventi di messa in sicurezza. La percezione di abbandono è palpabile e contribuisce a un clima di tensione e sfiducia verso le istituzioni.

Controversie legali e responsabilità negate

Un altro aspetto cruciale nell’analisi dei collettivi riguarda la recente decisione della Corte d’appello, che ha annullato una sentenza su un crollo avvenuto in via Campo di Fossa. La precedente sentenza aveva attribuito un concorso di colpa alle vittime per non aver lasciato le proprie abitazioni durante la scossa. Questo ragionamento è stato bollato come “assurdo” dai collettivi, che sottolineano come non possano essere annullati anni di responsabilità negate. Rimarcano un punto importante: l’idea che una condotta prudente consistesse nel “restare a casa a bere un buon bicchiere di Montepulciano” risulta inaccettabile alla luce della tragedia avvenuta.

Le dichiarazioni riguardanti la responsabilità delle vittime amplificano un sentiment di impotenza. La necessità di un’inversione di rotta nella considerazione delle loro vite e della loro sicurezza è più urgente che mai. Questo tema riprende l’attenzione su quanto sia imperativo adottare un approccio che metta al centro la protezione dei cittadini e la prevenzione di futuri disastri.

Situazione nazionale: l’emergenza continua

Le problematiche riscontrate a L’Aquila non sono uniche, ma riflettono una condizione nazionale più ampia. La lettera dei collettivi segnala che eventi catastrofici come frane, alluvioni e terremoti accadono con frequenza, suggerendo che la prevenzione dovrebbe essere considerata come l’unica vera strada da seguire. Dallo sciame sismico dei Campi Flegrei alle alluvioni in Toscana e Emilia-Romagna, per non parlare della Liguria, il Paese si trova a fronteggiare una questione di sicurezza che sembra trascurata.

In modo particolare, L’Aquila vive un paradosso evidente: mentre si continuano a finanziare grandi opere e progetti di riarmo militare, come quelli a favore di multinazionali del settore energetico e della difesa, le priorità a livello locale rimangono indietro. La denuncia sostiene che fondi e risorse dovrebbero essere utilizzati per tutelare i territori e proteggere le persone che li abitano, piuttosto che investiti in progetti discutibili.

Questa dissonanza fra necessità quotidiane e scelte politiche mostra l’urgenza di un cambiamento. La domanda resta: come si può garantire una maggiore sicurezza a chi vive in luoghi vulnerabili come L’Aquila? Le parole dei collettivi risuonano forti nel ricordo di una delle più gravi tragedie italiane, invitando a riflettere su ciò che è stato fatto e, soprattutto, su ciò che resta da fare.

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