Una manifestazione che ha attirato circa diecimila partecipanti si è trasformata in un episodio di violenza a Milano. Si tratta del corteo pro Palestina, che ha visto impegnati sia sostenitori che rappresentanti di movimenti antagonisti. La situazione è degenerata quando un gruppo di circa quaranta persone ha iniziato a imbrattare vetrine e edifici, lasciando scritte provocatorie, tra cui la frase “Spara a Giorgia“ su una vetrina di Bpm. Le autorità hanno reagito prontamente agli scontri, con sei persone denunciate e l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Milano.
I fatti del corteo: danni e denunce
Dopo la manifestazione, sono emersi dettagli critici riguardo ai disordini. Sei persone sono state denunciate a seguito delle violenze, con alcune accusate di resistenza alle forze dell’ordine. Tra i manifestanti c’era anche un giovane trovato in possesso di un coltello a serramanico. Gli scontri, avvenuti in piazzale Baiamonti, hanno suscitato preoccupazioni in vista del prossimo corteo del 25 aprile, che celebra l’ottantesimo anniversario della Liberazione. Quest’ultimi eventi sono particolarmente significativi anche considerando l’accoltellamento di un membro della comunità ebraica avvenuto durante lo stesso periodo dell’anno precedente.
La divergenza nelle ricostruzioni
La dinamica di quanto accaduto durante la manifestazione è stata oggetto di dibattito. Da una parte, la Questura ha sostenuto di aver isolato un gruppo di quaranta persone, consentendo al resto dei partecipanti di continuare a sfilare senza problemi. Dall’altra, le organizzazioni, come Cub e SiCobas, denunciano una carica della polizia scattata improvvisamente e senza preavviso. Queste versioni contrastanti riflettono l’alta tensione presente nell’aria, una tensione avvertita anche da chi ha partecipato al corteo, incluso Davide Romano, direttore del museo della Brigata Ebraica.
La presenza di agenti in borghese: un fatto controverso
L’attenzione si è concentrata anche su alcuni poliziotti in borghese che, durante gli scontri, sono stati visti indossare felpe nere con scritte legate a gruppi di estrema destra. Questo ha ulteriormente acceso il dibattito sulla gestione della sicurezza durante la manifestazione. Le immagini e i video, condivisi sui social, mostrano agenti partecipare attivamente agli scontri, sollevando interrogativi e polemiche sull’adeguatezza delle misure adottate durante l’evento e sull’operato delle forze dell’ordine.
Le conseguenze legali e di sicurezza
La situazione ha portato a provvedimenti legali immediati nei confronti di alcune persone coinvolte. La polizia ha trasportato sette individui in Questura, di cui solo uno è stato rilasciato subito. Gli altri sei sono stati denunciati, e tra di loro figurano persone provenienti anche da altre città come Genova. Questi manifestanti sono stati colpiti da divieti che limitano l’accesso a specifiche aree urbane, mostrando la risposta inflessibile delle autorità contro comportamenti violenti. Per alcuni di loro, come un membro di un centro sociale milanese, ci sono anche misure preventive già attive in seguito a disordini passati.
Le indagini proseguono, con la Digos attivamente coinvolta nell’analisi di video e delle riprese delle telecamere di sorveglianza. Sarà cruciale stabilire le responsabilità dei danni provocati e verificare eventuali collegamenti con altre manifestazioni o eventi recenti. Gli sviluppi di questa situazione potrebbero avere ripercussioni non solo sulla gestione di manifestazioni future ma anche sui rapporti tra autorità e manifestanti, evidenziando la necessità di una maggiore tranquillità sociale in un contesto complesso come quello attuale.