Il Senato ha dato il via libera alla proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai guadagni delle imprese, passo che avvicina la decisione finale attesa per la prima settimana di maggio 2025. Dopo il passaggio in commissione Lavoro e la conferma della medesima versione già approvata dalla Camera, la legge punta a coinvolgere più attivamente i dipendenti nella vita delle aziende. Il testo trae origine da una raccolta di 400mila firme promossa dalla Cisl e ha ottenuto il sostegno della premier Giorgia Meloni. Andiamo a scoprire i dettagli principali di questa normativa legata all’articolo 46 della Costituzione, che riconosce ai lavoratori il diritto a partecipare all’attività e ai profitti delle imprese.
doppia opzione per la partecipazione nella gestione aziendale
Il disegno di legge prevede due modalità distinte con cui i lavoratori possono essere integrati nella gestione delle aziende, a seconda del tipo di governance adottato. Nell’ipotesi di un sistema duale, gli Statuti societari potranno prevedere, solo se consentito dai contratti collettivi, la presenza di uno o più rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di sorveglianza. Questo organo ha il compito di vigilare sull’operato del consiglio di gestione, rappresentando un primo livello di coinvolgimento diretto del personale nelle decisioni strategiche.
partecipazione nelle società monistiche o tradizionali
Per le società che adottano invece un modello monistico o tradizionale, l’ingresso dei lavoratori è possibile sempre attraverso gli statuti, qualora lo prevedano i contratti collettivi, nel consiglio di amministrazione e nel comitato per il controllo sulla gestione, se la società ha istituito questo organo. In questo caso, i rappresentanti eletti dai dipendenti hanno la possibilità di partecipare direttamente alle decisioni sulla conduzione aziendale e al controllo degli affari.
Durante l’esame alla Camera, è stato eliminato l’articolo che avrebbe imposto alle società con partecipazione pubblica di assegnare uno degli amministratori scelto direttamente dai lavoratori. Tuttavia, nel dibattito in Aula alla Camera, è stato approvato un emendamento che lega la partecipazione dei dipendenti ai contratti firmati da sindacati riconosciuti come comparativamente più rappresentativi. Questo dettaglio stabilisce quali organizzazioni sindacali possano negoziare o definire la modalità d’ingresso dei lavoratori negli organi societari.
In sintesi, l’impianto legislativo lascia margine alla contrattazione collettiva per definire chi e come possa entrare nella gestione, mantenendo flessibilità in base alla tipologia societaria e facilitando un coinvolgimento che va oltre il ruolo di semplice dipendente.
incentivi fiscali per la partecipazione economica e finanziaria dei lavoratori
La legge introduce incentivi concreti per favorire anche la partecipazione economica e finanziaria dei dipendenti, legata agli utili che le aziende distribuiscono. Dal 2025, la norma prevede un’imposta sostitutiva al 5% sull’Irpef e sulle addizionali regionali e comunali per i lavoratori che ricevono almeno il 10% degli utili complessivi aziendali, con un tetto massimo di 5.000 euro lordi annui. Questo sconto fiscale si attiva solo se la distribuzione avviene in esecuzione di accordi aziendali o territoriali, e il costo stimato per lo Stato è di circa 49 milioni di euro.
premi di risultato e assegnazione di azioni
Un’altra importante misura riguarda la possibilità di sostituire in parte i premi di risultato con l’assegnazione di azioni aziendali ai lavoratori, incentivando così una partecipazione più diretta e duratura agli andamenti economici delle imprese. I dividendi che derivano da queste azioni assegnate in luogo del premio di risultato, fino a 1.500 euro annui, saranno tassati per il 50% solo, con una stima di costo per le casse pubbliche che arriva a 21 milioni di euro.
Questi incentivi puntano a collegare gli interessi dei lavoratori con quelli dell’azienda, rafforzando il senso di appartenenza e stimolando collaborazioni più strette nel perseguire la redditività.
un passo verso la piena attuazione dell’articolo 46 della costituzione
La proposta di legge si fonda su quanto sancito dall’articolo 46 della Costituzione, che riconosce ai lavoratori il diritto di partecipare alla gestione e agli utili dell’impresa. Dopo anni di discussioni e tentativi, il testo in esame rappresenta uno sforzo concreto per tradurre quel principio in una forma legislativa pratica e operativa.
Dalla raccolta delle firme alla discussione parlamentare, passando per l’approvazione in commissione e le modifiche apportate alla Camera, il percorso mostra come il tema della partecipazione economica dei lavoratori sia tornato all’attenzione con una nuova spinta politica. Il sostegno della premier Meloni, che ha confermato il finanziamento nel bilancio di 72 milioni per coprire gli incentivi, indica la volontà del governo di portare a termine questa riforma entro maggio.
Il confronto ha previsto anche la tutela delle specificità delle aziende a partecipazione pubblica, la valorizzazione degli accordi sindacali e un equilibrio tra i diversi modelli di governance nelle società italiane. Questo permette di adattare la legge a realtà imprenditoriali variegate e numerose.
La legge, ormai pronta per l’esame in Aula al Senato, potrebbe modificare in maniera sostanziale il rapporto tra imprese e dipendenti nelle prossime stagioni, coinvolgendo nuovi soggetti all’interno delle decisioni chiave delle aziende e legando più strettamente retribuzioni e risultati economici.