Il Tribunale di Ivrea è pronto a emettere un verdetto dopo un lungo processo che ha visto protagonisti due imputati, in relazione al disastro ferroviario di Arè di Caluso, avvenuto il 23 maggio 2018. Quell’incidente costò la vita a due persone, il macchinista di un treno regionale e uno degli autisti di un camion trasporto eccezionale, mentre ventitré furono i feriti, alcuni in condizioni serie. La comunità di Caluso ricorda ancora quell’episodio drammatico, descritto da molti come una notte segnata da fuoco e acciaio.
I dettagli dell’incidente e le vittime
La notte del 23 maggio 2018, un camion di grandi dimensioni si trovava in una situazione critica. Erano circa le 23:15 e il passaggio a livello era abbassato per segnalare l’arrivo di un treno. Tuttavia, un camion trasporto eccezionale si era incastrato sui binari. Il treno regionale, partito da Ivrea e diretto a Torino, non riuscì a frenare in tempo ed esplose in un impatto devastante. I rottami furono lanciati per diverse decine di metri, creando una scena di distruzione. Il macchinista morì sul colpo e uno degli autisti decedette poco dopo, senza scampo. Nella tragedia, ventitré persone furono ferite, alcune di loro riportarono traumi serio, costringendo i servizi di emergenza a intervenire in modo massiccio.
Chi sono gli imputati e le loro responsabilità
Nel processo attuale, gli imputati sono Darius Zujius, autista del camion, e Wolfgang Oberhofer, titolare della ditta che organizzò il trasporto. Zujius, 46 anni e originario della Lituania, è difeso dagli avvocati Alfred Gschnitzer e Carlo Bertacchi. È accusato di reati gravi quali attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, lesioni personali stradali, e omicidio stradale aggravato. La procura evidenzia che i fatti da lui commessi sono aggravati dalla cooperazione colposa fra i vari reati, secondo le disposizioni del codice penale italiano.
Oberhofer, 51 anni, è originario di Vipiteno e ha la stessa difesa di Zujius. A lui sono attribuiti gli stessi reati, con un’aggravante legata alla negligenza e alla permanente imperizia organizzativa, per aver scelto un tragitto pericoloso in condizioni di sicurezza insufficienti.
Le accuse e il contesto giuridico
L’aspetto centrale del processo risiede nella cooperazione colposa: gli imputati non hanno agito con dolo, cioè non volevano provocare il disastro, ma le loro azioni, accumulate, hanno condotto alla tragedia. La procura ha descritto una catena di errori: dal percorso sbagliato per il camion al passaggio a livello non presidiato, fino a modalità di attraversamento del binario non conformi alla normativa. Vari articoli del codice penale sono stati portati all’attenzione del tribunale, delineando un contesto complesso: nessuna volontà di fare del male, ma un insieme di leggerezze e imprudenze.
L’attesa e le aspettative delle famiglie
Il processo ha avuto inizio il 2 febbraio 2024 e ha visto la partecipazione costante dei familiari delle vittime in aula. La loro presenza è stata un sostegno per chi cerca giustizia nel ricordo di chi non c’è più. Di fronte a quanto accaduto, le famiglie attendono la pronuncia della corte con la speranza che la responsabilità venga ufficialmente identificata. Oggi, la sentenza è attesa e con essa la possibilità di chiudere un capitolo doloroso legato a una delle tragedie ferroviarie più gravi recenti in Piemonte. Tuttavia, l’impatto di questo evento resta per molti, come una ferita aperta, difficile da rimarginare.