La recente decisione della Corte di Cassazione di annullare la condanna all’ergastolo per l’infermiere calabrese Antonio De Pace, reo confesso dell’omicidio della sua ex fidanzata Lorena Quaranta, ha sollevato una serie di interrogativi e preoccupazioni. La sentenza ha suscitato un acceso dibattito sull’uso dello stress da Covid come attenuante per crimini violenti, portando alla ribalta le implicazioni etiche e sociali di simili pronunce. Liliana Lorettu, presidente della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense, esprime forti critiche su questa interpretazione, evidenziando l’impatto diseducativo e le conseguenze potenzialmente negative sulla giustizia e sul riconoscimento delle vittime di violenza.
La grave implicazione della sentenza
Deresponsabilizzazione e violenza
Il primo elemento di preoccupazione evidenziato da Lorettu è rappresentato dalla loro possibile conseguenza nel deregolamentare la responsabilità personale in situazioni di violenza. Sottolinea che il contesto di stress collettivo, pur riconosciuto come significativo e condiviso, non giustifica in alcun modo atti di violenza. Denotando una mancanza di responsabilità morale, la sentenza potrebbe avallare l’idea che vi sia una scusante valida per agire in modi violenti. La psichiatra specifica che, in tal modo, si crea un precedente pericoloso, sottolineando che la classificazione dell’imputabilità deve rimanere ancorata a criteri ben definiti di psicopatologia, piuttosto che dipendere da elementi esterni come lo stress sociale o ambientale.
L’importanza dell’imputabilità e della psicopatologia
Lorettu evidenzia anche un aspetto cruciale della sentenza riguardante la valutazione della capacità di intendere e volere. Secondo la psichiatra, si rischia di abbandonare modelli di valutazione scientifici e psicopatologici consolidati a favore di una lettura più superficiale, influenzata da fattori contingenti. Ribadisce che le valutazioni in merito all’imputabilità di un soggetto devono rispecchiare la condizione psicologica individuale, piuttosto che situazioni di stress collettivo. Ignorare questi elementi fondamentali potrebbe portare a decisioni giuridiche che mancano di un adeguato supporto scientifico, compromettendo la giustizia.
La violenza di genere durante la pandemia
La condizione delle vittime
Un altro punto cruciale sollevato dalla presidente della Sipf riguarda la sensibilità in merito alla condizione delle vittime di violenza, in particolare, le donne. Durante la pandemia di Covid-19, molte donne hanno vissuto situazioni di violenza domestica ed episodi di aggressione interpersonale, spesso aggravati dall’isolamento e dalla difficoltà di chiedere aiuto. Lorettu sottolinea che la situazione straordinaria che ha interessato il mondo intero ha avuto un impatto devastante sulle vite di molte persone, e in particolare su quelle delle donne, già in pericolo prima della crisi sanitaria.
La difficoltà di chiedere aiuto
La pandemia ha reso ancora più complesso per le vittime di violenza trovare il coraggio di cercare supporto. Riferendosi a questa questione, la psichiatra afferma che questa sentenza, in un certo senso, può essere interpretata come una legittimazione della violenza in un contesto di crisi, suggerendo che tale comportamento sia divenuto una sorta di “normalità”. Di conseguenza, è fondamentale che le istituzioni riconoscano l’urgente necessità di garantire protezione e supporto alle vittime di violenza, piuttosto che consentire che delle attenuanti possano sminuire il crimine.
Riflessioni sul futuro della giustizia
L’importanza di una sensibilizzazione collettiva
Di fronte a tali situazioni, è essenziale una riflessione profonda non solo sul caso specifico di Antonio De Pace, ma anche sul futuro della giustizia e sulla protezione delle vittime di violenza. Le dichiarazioni di Lorettu pongono l’accento sulla necessità di una sensibilità maggiore, da parte del sistema giudiziario e della società, verso le conseguenze delle violenze compiute, soprattutto in momenti di fragilità globale come quello che stiamo vivendo. La discussione è aperta e prosegue, con l’obiettivo di evitare che simili casi possano reiterarsi in futuro.