Sentenza della Corte di Giustizia UE: i produttori di sostituti della carne possono usare termini tradizionali

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea consente l’uso di termini come “hamburger vegetariano” per i prodotti vegetali, sollevando dibattiti su etichettatura e potenziali sfide legislative tra Stati membri.
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Sentenza della Corte di Giustizia UE: i produttori di sostituti della carne possono usare termini tradizionali - Gaeta.it

Le recenti decisioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea hanno generato un acceso dibattito sull’etichettatura dei prodotti a base vegetale. Con la sentenza che stabilisce che gli Stati membri non possono vietare l’uso di termini come “hamburger vegetariano” o “filetto vegano” senza una definizione giuridica adeguata, emergono le sfide e le opportunità che questa legislazione porta con sé. Questo cambiamento rappresenta uno snodo significativo per l’industria alimentare europea e per i consumatori.

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Venerdì, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una pronuncia fondamentale per il settore dei sostituti della carne a base vegetale. Con la decisione, si stabilisce che i produttori di alimenti vegetali possono continuare a utilizzare denominazioni come “hamburger vegetariano” e “filetto vegano” per promuovere i loro prodotti, a meno che non venga adottata una definizione giuridica precisa. Questi alimenti, spesso realizzati con ingredienti come soia o grano, potranno quindi mantenere le proprie denominazioni tradizionali sugli scaffali dei supermercati.

La sentenza si contrappone a leggi già esistenti in Francia che, nel 2022 e nel 2024, avevano introdotto divieti simili sull’uso di termini come “bistecca”, “scaloppina” e “prosciutto” per i prodotti vegetali. Questa normativa aveva generato preoccupazioni tra i consumatori e i produttori vegani, poiché avrebbero potuto trovarsi a dover affrontare nuove etichette, potenzialmente più confuse e meno intuitive.

Le reazioni da parte dei consumatori sono varie. Da un lato, alcuni come Maria Ana Silva, studentessa portoghese, evidenziano le contraddizioni nell’utilisatione dei termini: “se è a base vegetale, allora dovrebbe chiamarsi in un altro modo.” Dall’altro lato, le opinioni di Jeanne, una studentessa di veterinaria, mettono in luce come la presenza di nomi familiari sulla confezione possa semplificare la pianificazione dei pasti per chi segue una dieta vegetariana.

Impatto sul mercato europeo dei sostituti della carne

Le associazioni vegetariane e vegane considerano la sentenza un passo avanti per la trasparenza del mercato e la protezione dei consumatori. Secondo Rafael Pinto, rispondendo per l’Unione Vegetariana Europea , il mantenimento di denominazioni simili riduce il rischio di confusione tra i consumatori. Infatti, uno studio condotto dall’Organizzazione europea dei consumatori ha rivelato che quasi il 70% dei consumatori approva l’utilizzo di termini tradizionali per i sostituti della carne, a patto che sia evidente che si tratta di prodotti vegetali.

Tuttavia, l’industria della carne non prevede di subire ripercussioni significative da questa decisione. Paolo Patruno, segretario generale del Centro di collegamento per l’industria della lavorazione della carne nell’Unione Europea , ha dichiarato che la sentenza non dovrebbe impattare negativamente i produttori di carne tradizionale. Tuttavia, Patruno ha avanzato preoccupazioni riguardo alla possibile frammentazione del mercato unico europeo. Se ogni Stato membro dovesse definire autonomamente la propria legislazione sui prodotti alimentari, questo potrebbe alimentare confusione e incoerenza sul mercato.

La questione rimane aperta, perché la sentenza lascia la porta aperta a futuri sviluppi legislativi. Se uno Stato membro decidesse di adottare una definizione giuridica per termini specifici come “bistecca”, potrebbe conseguentemente proibire l’uso del termine “bistecca vegetariana” sugli alimenti di origine vegetale prodotti localmente.

Verso nuove normative: le sfide future

Con il vuoto normativo ora nelle mani degli Stati membri, il rischio di una frammentazione del mercato è elevato. L’uniformità delle definizioni e delle etichette è fondamentale per garantire una concorrenza equa e una corretta informazione per i consumatori. Ogni nazione potrebbe scegliere di adottare regole diverse, portando a una varietà di interpretazioni sui prodotti e le loro denominazioni. Ciò potrebbe rendere difficile per i consumatori comprendere l’effettiva natura degli alimenti che acquistano.

In questo contesto, le associazioni di settore, sia vegetali che carnivore, stanno già avviando discussioni su come affrontare questa sfida. È probabile che nei prossimi mesi si intensifichino i dibattiti su come regolamentare in modo uniforme l’industria e garantire che i consumatori ricevano informazioni chiare e consistenti. Per ora, la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea segna un importante punto della discussione sull’etichettatura dei prodotti alimentari in Europa, aprendo nuove prospettive per una migliore trasparenza nel mercato.

Ultimo aggiornamento il 8 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina

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