Sentenza dell'Alta Corte d'Inghilterra: Mincione perde la causa contro la Segreteria di Stato vaticana

Sentenza dell’Alta Corte d’Inghilterra: Mincione perde la causa contro la Segreteria di Stato vaticana

La sentenza dell’Alta Corte d’Inghilterra respinge le richieste di Raffaele Mincione, confermando l’operato della giustizia vaticana e rivelando irregolarità nei suoi contratti con la Santa Sede.
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Sentenza dell'Alta Corte d'Inghilterra: Mincione perde la causa contro la Segreteria di Stato vaticana - Gaeta.it

Il 2025 segna un’importante svolta legale nel contesto della controversia tra Raffaele Mincione, noto finanziere italiano, e la Segreteria di Stato della Santa Sede. L’Alta Corte d’Inghilterra e Galles ha recentemente emesso una sentenza che respinge le richieste di Mincione, confermando l’operato della giustizia vaticana. Questa decisione, che giunge a coronamento di un lungo iter legale, getta ulteriore luce sulle complesse dinamiche tra investimenti e morale in ambito finanziario.

Il procedimento legale avviato da Raffaele Mincione

Nel giugno 2020, Mincione ha intrapreso un’azione legale contro la Segreteria di Stato della Santa Sede, chiedendo una serie di aclarazioni giuridiche riguardo ai contratti stipulati nei mesi di novembre e dicembre 2018. Questi contratti erano legati all’acquisizione del palazzo situato al 60 di Sloane Avenue a Londra. Mincione, insieme alle sue società, ha sostenuto di aver agito in buona fede durante le negoziazioni e ha richiesto che fosse formalmente riconosciuto il suo comportamento corretto nella gestione dei contratti.

Tuttavia, i fatti emersi durante il processo hanno rivelato un quadro ben diverso. La Corte ha messo in evidenza che Mincione non ha rispettato gli standard di comunicazione richiesti, qualità essenziale per ogni transazione commerciale seria. Secondo la Corte, l’individuo aveva presentato informazioni fuorvianti riguardo al valore dell’immobile in questione, dimostrando una condotta lontana da quella che si potrebbe definire professionale e onesta.

Questa controversia legale si inserisce in un momento più ampio di indagini da parte dell’Ufficio del Promotore di Giustizia Vaticano, il quale ha portato all’incriminazione di Mincione nel luglio 2021 per presunti reati legati a investimenti non appropriati della Segreteria di Stato. La sentenza dell’Alta Corte, dunque, non solo respinge le richieste di Mincione, ma si allinea con le conclusioni del Tribunale vaticano e avvalora le accuse nei suoi confronti.

La valutazione della buona fede e le conclusioni della Corte

Nella sentenza di 50 pagine, il giudice Robin Knowles ha esaminato attentamente le richieste di Mincione e ha sottolineato come le sue affermazioni di buona fede non solo siano state rigettate, ma anche come la Segreteria di Stato avesse sufficiente motivo per considerare fuorvianti le dichiarazioni del finanziere. La Corte ha messo in chiaro che Mincione non ha fornito dettagli concreti sul valore dell’immobile e, pertanto, la sua rappresentazione dei fatti era stata ingannevole.

Il giudice ha specificato che il finanziere rappresentava il lato venditore della transazione, il che significa che il suo interesse principale era ottenere un prezzo maggiore, piuttosto che agire nell’interesse della Segreteria di Stato. Durante il processo, è emerso che il valore di 275 milioni di sterline presentato da Mincione non era supportato da evidenze concrete. Questo comportamento poco trasparente ha contribuito a creare un clima di sfiducia tra le parti contrattuali.

Inoltre, la Corte ha evidenziato come Mincione e le sue società non abbiano adottato le dovute precauzioni per proteggere la Segreteria di Stato da eventuali azioni fraudolente. Tale conduzione ha sollevato interrogativi significativi sulla professionalità delle controparti e sul loro impegno a mantenere standard etici nel corso della transazione.

Le implicazioni della sentenza sul futuro legale di Mincione

Nonostante la sentenza dell’Alta Corte rappresenti una sconfitta per Mincione, il suo caso si inserisce in un contesto più ampio che include recenti sviluppi legali in Vaticano. Infatti, il Tribunale Vaticano ha già condannato Mincione a cinque anni e sei mesi di carcere per diversi reati finanziari, imponendo anche il sequestro di una cifra considerevole, pari a 200,5 milioni di euro. Questa pena, al momento in fase di appello, aggiunge un ulteriore peso al già complesso quadro giuridico in cui Mincione si trova coinvolto.

La decisione dell’Alta Corte non rappresenta solo una vittoria legale per la Segreteria di Stato, ma anche un rafforzamento della sua posizione nei futuri procedimenti. Le affermazioni di buona fede da parte di Mincione, già contestate dal giudice, sono state ulteriormente indebolite dall’analisi della Corte, la quale ha confermato l’onestà del testimone della Segreteria di Stato, monsignor Edgar Peña Parra.

Questa situazione complessa e multiforme continua a evolversi, rendendo necessario monitorare le possibili conseguenze legali per Mincione e per tutte le parti coinvolte. La sentenza dell’Alta Corte di Londra ha messo in evidenza non solo le irregolarità nei rapporti commerciali, ma anche le difficoltà intrinseche di operare nel delicato campo degli investimenti internazionali, specie quando si incrociano con istituzioni religiose.

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