Il Tribunale di Latina ha emesso ieri sera il verdetto del processo Reset, un caso complesso che ha visto coinvolti numerosi imputati in presunti reati di estorsione aggravata. La camera di consiglio, durata oltre dieci ore, ha portato a una decisione che ha sorpreso osservatori e addetti ai lavori. La maggior parte degli imputati è stata assolta, scatenando interrogativi sulla validità dell’impianto accusatorio presentato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.
Dettagli della sentenza
La sentenza ha visto condanne significative per i fratelli Angelo e Salvatore Travali, entrambi accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Angelo Travali è stato condannato a 12 anni di carcere, mentre per Salvatore la pena è di 10 anni. Anche Angelo Morelli ha ricevuto una condanna di 10 anni, seguita da Costantino Di Silvio, noto come Cha Cha, con una pena di 8 anni e quattro mesi. Nonostante le pesanti condanne, il numero degli imputati condannati rimane relativamente basso, con soli 7 delle 31 persone coinvolte nel processo trovate colpevoli.
Critiche all’impianto accusatorio
L’esito del processo ha evidenziato delle criticità nell’impianto accusatorio formulato dai pubblici ministeri della DDA di Roma, Elena Spinelli e Giampiero Gualtieri. Nelle loro requisitorie avevano anticipato la richiesta di pene complessive superiori a 400 anni, sostenendo il coinvolgimento degli imputati in un’associazione di stampo mafioso. Tuttavia, il giudice ha ritenuto insufficiente la prova di questa appartenenza, portando così a un rigetto della maggior parte delle accuse. Nonostante le attese e le speranze riposte da parte dell’accusa, il risultato ha sollevato interrogativi sull’efficacia delle prove raccolte e sulla strategia utilizzata.
Origini dell’inchiesta
L’inchiesta che ha condotto al processo Reset è scaturita dalle dichiarazioni di due pentiti, Renato Pugliese e Agostino Riccardo, nonché dalle indagini condotte dalla squadra mobile di Latina. Queste rivelazioni avevano creato un quadro di presunti legami mafiosi nella regione, richiedendo un’attenzione particolare da parte delle autorità . I dettagli emersi nel corso delle audizioni e delle testimonianze sono stati fondamentali per l’accusa, sebbene non abbiano avuto il peso desiderato in sede di giudizio.
Tempistiche e prossimi passi
Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni, un periodo durante il quale entrambe le parti potranno riflettere sull’esito del processo e pianificare eventuali strategie per appelli o richieste di revisione. La sentenza del processo Reset rappresenta un episodio significativo nel panorama della lotta alla criminalità organizzata nella provincia di Latina e potrebbe avere ripercussioni sul modo in cui vengono condotti futuri processi simili. La sentenza costituirà una fase fondamentale per comprendere come evolveranno le politiche di contrasto alla mafia nella zona.
Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2025 da Marco Mintillo