Un importante sviluppo nel panorama sportivo italiano è avvenuto mercoledì 19 marzo, quando la Corte di Cassazione ha confermato le condanne per cinque membri dei gruppi ultrà bianconeri coinvolti nell’inchiesta nota come “Last Banner”. Questo fondamentale verdetto segue le decisioni precedenti della Corte d’Appello di Torino e del tribunale locale, stabilendo la sussistenza di un’associazione a delinquere all’interno del gruppo “Drughi“. La sentenza segna un passo decisivo in un contesto caratterizzato da anni di battaglie legali e polemiche, levigando il tema della violenza nel calcio e dei legami tra le tifoserie e la criminalità organizzata.
Il ruolo del criminologo Luca Vincenti
Uno dei protagonisti centrali di questa vicenda è il criminologo Luca Vincenti, che ha dedicato oltre trent’anni della sua vita a studiare i reati legati alle tifoserie e alle loro interconnessioni con ambienti criminali. Le sue indagini, pubblicate in testi come “Diari di una domenica ultrà“, hanno attirato l’attenzione non solo dell’opinione pubblica, ma anche delle autorità giudiziarie, inclusa quella di Napoli Nord. Vincenti ha svolto un ruolo cruciale nelle indagini, fornendo prova della connessione tra le curve e i crimini organizzati, contribuendo così a gettare una luce su un fenomeno complesso e inquietante.
Di recente, Vincenti ha assunto anche un ruolo consulenziale per la serie Netflix “Acab“, il che dimostra come la sua expertise sia ora riconosciuta anche nel mondo del cinema e della televisione. La sua soddisfazione per la sentenza della Cassazione è evidente, poiché rappresenta un riconoscimento della gravità del problema legato agli ultrà e al loro operato. Nonostante ciò, il criminologo avverte che la lotta contro la violenza negli stadi non finisce qui.
Proposte per migliorare la sicurezza negli stadi
Oltre a esprimere soddisfazione per il verdetto, Luca Vincenti ha avanzato una serie di proposte concrete per rafforzare la sicurezza negli stadi e combattere l’illegalità associata alle tifoserie. Tra le misure suggerite c’è l’introduzione del braccialetto elettronico per coloro che sono sottoposti a Daspo e hanno ricevuto condanne definitive. Questa misura permetterebbe una maggiore monitorizzazione dei tifosi problematici, garantendo che le regole siano rispettate.
Un’altra proposta importante riguarda il tesseramento obbligatorio per i club ultrà, che prevederebbe la registrazione in tribunale degli stessi, l’identificazione dei tifosi e la creazione di una sede fisica con un responsabile. Questa mossa mira a ridurre l’anonimato che attualmente caratterizza molte di queste associazioni e a creare un legame tra i membri e le responsabilità legali.
Vincenti ha anche menzionato la necessità di aumentare la trasparenza fiscale per i gruppi ultrà. La registrazione al registro del commercio e la creazione di una contabilità tracciabile potrebbero impedire eventuali illeciti finanziari e stabilire un obbligo di rendicontazione che favorisca l’onestà.
Chiusura dei rapporti con le società di calcio
Un altro punto cruciale delle proposte di Vincenti riguarda l’interruzione dei rapporti tra ultrà e società di calcio. Una misura efficace potrebbe essere il blocco di qualsiasi scambio o interazione che possa portare a pressioni, minacce ed estorsioni nei confronti delle società sportive. Questo intervento risolverebbe un problema che ha afflitto il mondo del calcio per troppo tempo, consentendo alle squadre di gestire l’ordine pubblico senza l’influenza tossica degli ultrà.
Infine, la proposta di vietare l’autocelebrazione dei capi carismatici dovrebbe mirare a prevenire la monetizzazione e l’uso dell’immagine di questi leader per fini illeciti, quali il controllo del merchandising legato al tifo. La sentenza della Cassazione, combinata con le innovazioni proposte da Vincenti, apre un nuovo capitolo nella lotta contro la violenza negli stadi, con l’ambizione di restaurare un ambiente più sicuro e legale per il calcio italiano.