Il comando provinciale della guardia di finanza di vibo valentia ha sequestrato dodici immobili del valore complessivo di circa 860 mila euro. I beni erano intestati agli eredi di un soggetto deceduto nel 2021, condannato per usura dopo un lungo periodo di attività illecita. L’intervento è partito su richiesta della procura di vibo valentia ed è stato deciso dal tribunale di catanzaro, sezione misure di prevenzione. Questo caso mette in luce come, anche dopo la morte di un imputato, la legge antimafia permetta di agire contro patrimoni ritenuti frutto di reati.
Dettagli del sequestro e ubicazione degli immobili
Tra i beni oggetto del sequestro figurano una palazzina su tre piani e una villetta, situati nel territorio della provincia di vibo valentia. Questi immobili risultano attualmente intestati a cinque soggetti, che sono gli eredi del defunto. Le indagini condotte dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria della stessa provincia si sono avvalse anche della collaborazione della sezione di polizia giudiziaria della procura della repubblica. Grazie a questi accertamenti, è stato possibile mettere in evidenza che tali proprietà sono riconducibili a capitali ottenuti tramite attività di usura. Anche se il proprietario originario è deceduto, la legge ha consentito il sequestro dei beni agli eredi, nel quadro delle misure preventive rivolte a evitare che patrimoni illeciti restino nelle mani di familiari o aventi causa.
Contesto giudiziario e motivazioni dell’intervento antimafia
Il soggetto deceduto, già condannato in primo grado a più di quattro anni di reclusione per usura, aveva ricevuto anche una condanna al risarcimento dei danni causati alle vittime, insieme alla restituzione di somme e di un immobile acquisito anch’esso in modo illecito. Dopo la sua morte, la corte d’appello di catanzaro ha estinto il reato per la cessazione della responsabilità penale, ma l’immobile rimasto nella disponibilità degli eredi ha attirato l’attenzione degli inquirenti. Le verifiche patrimoniali hanno mostrato una discrepanza significativa tra i redditi ufficiali dichiarati dagli eredi e i patrimoni accumulati, soprattutto nel campo immobiliare. Questo scostamento ha giustificato l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali secondo le norme antimafia, che consentono di agire anche dopo la morte del presunto autore del reato, estendendo la responsabilità ad eredi e aventi causa.
Implicazioni del caso e provvedimenti contro l’usura nel vibonese
L’operazione condotta dalla guardia di finanza si colloca in un contesto più ampio di contrasto ai reati finanziari e immobiliari nella provincia di vibo valentia. L’usura resta un fenomeno particolarmente sentito, spesso collegato a contesti criminali più ampi. Questo sequestro testimonia la volontà degli organi giudiziari di intervenire anche a posteriori per spezzare la catena economica di attività illegali. Tra i beni sigillati spicca proprio l’immobile che era stato oggetto della restituzione per usura, mantenuto e gestito dagli eredi che avevano avviato un contratto di locazione e sul quale pendeva una procedura di sfratto. Gli investigatori hanno così bloccato la disponibilità di beni che rischiavano di alimentare ulteriormente il patrimonio derivante da reati.
Proseguono le indagini e strategie antimafia
Le indagini proseguono per ricostruire il patrimonio effettivo e per verificare eventuali ulteriori collegamenti con altre attività sospette nella zona, in modo da assicurare che i beni confiscati non siano più accessibili a chi ha cercato di evitare le conseguenze della legge. I provvedimenti del tribunale di catanzaro rappresentano un tassello importante nella lotta all’usura, sia sotto il profilo penale sia patrimoniale, grazie alle norme antimafia che permettono di colpire beni e patrimoni dopo la morte dell’imputato, coinvolgendo i suoi successori.