Sequestrato in carcere a Genova Marassi un pallone imbottito di smartphone e droga
L’operazione della polizia penitenziaria nel carcere di Genova Marassi ha portato alla scoperta di un pallone da calcio imbottito con telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. Questa operazione evidenzia l’impegno delle forze di sicurezza nel contrastare l’introduzione di beni illeciti all’interno degli istituti penitenziari. Le dichiarazioni dei rappresentanti sindacali pongono in luce le gravi problematiche di sottodimensionamento del personale, ma anche la necessità di strumenti più efficaci per la gestione della sicurezza all’interno delle carceri.
Il ritrovamento di un pallone sospetto
L’intervento delle forze dell’ordine
Recentemente, all’interno del carcere di Genova Marassi, la polizia penitenziaria ha effettuato un’importante operazione di intelligence che ha portato al ritrovamento di un pallone da calcio del tutto particolare. Questo oggetto, apparentemente innocuo, è stato imbottito con otto smartphone di ultima generazione, sostanze stupefacenti come hashish e numerose pastiglie di subotex. Il ritrovamento dimostra quanto siano elaborate le tecniche di contrabbando utilizzate da chi cerca di eludere le maglie della sicurezza penitenziaria.
L’operazione è stata condotta in risposta a segnalazioni di lanci di beni illeciti dall’esterno del carcere. Tale attività criminosa rappresenta un grave rischio per la sicurezza degli stessi detenuti, oltre a complicare ulteriormente il lavoro del personale penitenziario. L’oggetto sequestrato è emblematico di una problematica più ampia che affligge le carceri italiane, dove l’accesso a tecnologia e droghe può contribuire a un ambiente già difficile da gestire.
Le dichiarazioni del sindacato
Il punto di vista del Sappe
Vincenzo Tristaino, segretario ligure del Sindacato autonomo polizia penitenziaria , ha commentato il ritrovamento sottolineando l’impegno della polizia penitenziaria. Nonostante le difficoltà dovute a risorse limitate e carenze di personale, gli agenti sono riusciti a intercettare diversi oggetti lanciati dall’esterno, evidenziando la loro dedizione alla sicurezza. Tristaino ha fatto anche appello al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria affinché vengano implementate misure preventive, come l’installazione di sistemi di schermatura nei penitenziari. Queste misure avrebbero un costo contenuto, secondo il sindacalista, se paragonato ai potenziali danni derivanti dall’introduzione di beni illeciti.
Inoltre, è stato evidente l’invito a trovare soluzioni che possano scoraggiare ulteriormente il contrabbando di beni. Le difficoltà che il personale affronta quotidianamente sono amplificate da una crescente domanda da parte dei detenuti, creando così un circolo vizioso in cui la sicurezza è costantemente messa alla prova.
Urgenti interventi istituzionali richiesti
L’appello di Donato Capece
Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha lanciato un appello forte e chiaro per un intervento più incisivo da parte delle istituzioni. Capece ha evidenziato che è fondamentale adottare misure drastiche per schermare i penitenziari dall’uso di telefoni cellulari e altre tecnologie che possano facilitare comunicazioni illecite. La richiesta non si limita a una mera ristrutturazione delle procedure esistenti, ma si estende a una revisione della legge per prevedere sanzioni specifiche per chi viene trovato in possesso di dispositivi mobili all’interno delle carceri.
L’invito alle autorità è a stabilire un diretto coinvolgimento del governo, della giustizia e della polizia penitenziaria, per affrontare questa emergenza con la serietà che merita. Capece ha sottolineato l’urgenza di un’azione concreta, evidenti i rischi e le sfide che la situazione attuale rappresenta per la sicurezza pubblica e il benessere di chi vive all’interno degli istituti penitenziari.
L’avvenimento del pallone imbottito con smartphone e droga a Genova Marassi rappresenta un campanello d’allarme sull’attuale stato della sicurezza carceraria in Italia. La strada per il miglioramento è lunga, ma la mobilitazione di tutti i soggetti coinvolti può rappresentare un passo importante verso una gestione più efficace della sicurezza in carcere.