Castel Volturno, un comune campano noto per le sue attrazioni turistiche, è al centro di un’indagine che ha portato alla scoperta di un villaggio vacanze abusivo organizzato dai membri del clan Belforte, storicamente attivo nella criminalità della zona. La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha emesso un decreto di sequestro preventivo di diverse villette, rinvenute su suolo demaniale nella località Bagnara, provocando un’operazione di sgombero significativa che coinvolge le forze dell’ordine locali.
Il contesto dell’operazione
Indagini e scoperta tra villette abusive
L’inchiesta condotta dalla Procura, sotto la direzione del Procuratore Pierpaolo Bruni e del sostituto Nicola Camerlingo, ha rivelato una situazione di evidente abusivismo edilizio, con villette costruite su terreni demaniali a partire dal 1980, in un’area di particolare pregio ambientale e soggetta a vincolo. I carabinieri della Tenenza di Castel Volturno, in collaborazione con la Guardia Costiera dell’ufficio marittimo di Pozzuoli, hanno identificato in totale 65 persone, di cui una ventina legate ai capi storici del clan, Salvatore e Domenico Belforte, attualmente detenuti.
La costruzione di questa sorta di enclave criminale, caratterizzata da villette edificata senza alcuna autorizzazione, sta a testimoniare una consolidata pratica di abusivismo nella regione, spesso ignorata dalle autorità locali per lungo tempo. La presenza di container come prime strutture attestano l’evoluzione di un’occupazione abusiva che, nel tempo, si è trasformata in edifici in muratura, attirando l’attenzione delle autorità solo quando la situazione è diventata insostenibile.
Il profilo del clan Belforte
Il clan Belforte ha una lunga e complessa storia criminale che ha radici profonde nella provincial di Caserta. I suoi fondatori hanno gestito attività illecite per decenni, creando una rete di relazioni e controlli sul territorio che si estende ben oltre la semplice gestione di affari illeciti. I membri del clan, ora identificati nella struttura di questo villaggio vacanze abusivo, non sono estranei al mondo del crimine organizzato, e spesso utilizzano la facciata di imprese legittime per occultare attività illecite.
Rosa e Pasquale Belforte, familiari dei due boss, svolgevano un ruolo centrale nel mantenimento di questo insediamento intorno al quale orbitava una rete di legami affettivi e criminali. Questo ha trasformato il villaggio non solo in una zona di residenza per i membri del clan, ma anche in un simbolo della loro permeabilità e influenza sul territorio, obiettivo strategico da neutralizzare per le autorità locali.
Le azioni delle forze dell’ordine
Sgombero e sequestro preventivo
L’operazione di sgombero ha coinvolto un dispiegamento significativo di forze dell’ordine e ha portato alla liberazione del territorio dall’occupazione abusiva. Inoltre, il sequestro delle 43 villette abusive rappresenta un passo importante nella lotta contro il crimine organizzato nella zona. I carabinieri di Mondragone hanno eseguito i mandati di sgombero, garantendo sicurezza e ordine durante le operazioni, mentre i membri della Guardia Costiera hanno supervisionato le attività in prossimità del litorale.
Che si tratti di villette costruite senza permessi, di attività abusive o di una sistematica violazione delle normative, l’azione della Procura intende inviare un messaggio chiaro: l’illegalità non è tollerata. Questo intervento ribadisce l’impegno delle autorità nel ristabilire la legalità, non soltanto come misura di sicurezza, ma come parte di una strategia più ampia per la riqualificazione della zona, che ha sofferto negli ultimi anni di origine criminali.
La convalida del provvedimento da parte del giudice per le indagini preliminari segna una fase ulteriore del processo, con l’intento di risolvere un problema che, sebbene storico, continua a generare preoccupazione tra i cittadini e a compromettere l’immagine e le potenzialità turistiche della zona.
L’operazione, quindi, non è solo un intervento punitivo, ma rappresenta un passo cruciale verso la creazione di un ambiente più sicuro e soprattutto legale, ripristinando la speranza di una rinascita economica e culturale per Castel Volturno e le aree circostanti.