Un’importante operazione della Guardia di Finanza ha messo fine a una fabbrica clandestina di produzione di sigarette contraffatte a RODANO, un Comune vicino a Milano. Durante l’intervento, sono stai scoperti numerosi impianti industriali destinati alla lavorazione di tabacco di contrabbando. L’operazione ha portato all’arresto di dodici persone, tra cui lavoratori stranieri che erano stati reclutati in condizioni di sfruttamento. Scopriamo tutti i dettagli di questa inquietante vicenda.
Il blitz della Guardia di Finanza
In un’operazione avvenuta nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza ha sequestrato una fabbrica clandestina di sigarette a RODANO, rivelando un sistema di sfruttamento umano e una rete di contrabbando di tabacco estero. Secondo quanto emerso, l’intervento è stato motivato da segnalazioni sull’attività sospetta di un capannone che, in passato, era utilizzato per lo stoccaggio di fuochi d’artificio, successivamente abbandonato e degradato. All’interno della struttura si trovavano macchinari professionali di grande dimensione, destinati alla lavorazione e confezionamento di tabacco e sigarette.
Il sequestro, seguito all’arresto di undici operai bielorussi e di un altro giovane di diversa nazionalità, ha avuto inizio martedì scorso, con il supporto del pubblico ministero Giovanni Tarzia, che ha richiesto la misura cautelare. I lavoratori erano stati reclutati in Bielorussia mediante un annuncio online per un lavoro stagionale, ricevuto come un’opportunità di guadagno elevato, che si è tramutata in un incubo. Gli operai sono stati costretti a lavorare in ambienti precari, privati della libertà di movimento e sottoposti a sorveglianza costante.
Le condizioni di sfruttamento
La vicenda assume contorni drammatici quando si approfondiscono le condizioni in cui vivevano e lavoravano i dodici arrestati. Reclutati con la promessa di un salario mensile variabile tra i 2.500 e i 3.000 euro, durante il viaggio verso RODANO i loro telefoni cellulari sono stati sequestrati, privandoli di qualsiasi forma di comunicazione con il mondo esterno. Una volta giunti sul posto, gli operai hanno descritto un ambiente di lavoro caratterizzato da violazioni dei diritti fondamentali, in cui la loro libertà di movimento era completamente limitata.
Le testimonianze raccolte indicano che uno dei capannoni era dedicato alla realizzazione di sigarette contraffatte, mentre l’altro era destinato a ripristinare l’area abbandonata e in degrado. Dopo aver ultimato i lavori edili, i lavoratori sono stati costretti a operare in una fabbrica dove veniva prodotta merce destinata al mercato nero. Una situazione di sfruttamento emessa da un’organizzazione criminale di carattere transnazionale, come osservato dal gip Fabrizio Filice.
La produzione e il sequestro del tabacco
Il sequestro ha portato alla luce un ingente quantitativo di materiali contraffatti e lavorati. Nel complesso, sono stati rinvenuti 3.510 chili di tabacco e oltre 52.000 sigarette confezionate con marchi noti come “Marlboro” e “Winston”. Queste ultime erano stoccate in 104 colli, ognuno contenente 50 stecche. I pacchetti ritrovati erano privi del contrassegno dei Monopoli di Stato e riportavano, in lingua inglese, le avvertenze necessarie riguardanti i rischi per la salute, evidenziando la totale illegalità dell’operazione.
L’area, adibita a fabbrica, appariva trascurata e in stato di incuria, punteggiata da materiali di packaging e macchinari per la produzione di sigarette. L’ente di controllo non ha omesso di evidenziare che il circuito di videosorveglianza installato circondava la struttura, limitando ulteriormente la libertà dei lavoratori, costretti a restare indisturbati e sotto controllo. La spesa alimentare, in una situazione di totale isolamento, veniva effettuata solamente da un complice residuo nei pressi, limitando ulteriormente il contatto con il mondo esterno.
Questo grave episodio giunge come un richiamo alla vigilanza sulle forme di sfruttamento, contrabbando e criminalità transnazionale che minacciano il tessuto sociale e giuridico del paese.