Sequestro di miele e sviluppo di attività fraudolente: l’operazione della Guardia di Finanza a Vicenza

Sequestro di miele e sviluppo di attività fraudolente: l’operazione della Guardia di Finanza a Vicenza

La Guardia di Finanza di Vicenza sequestra oltre 22.000 chili di miele e 3.540 chili di sostanze zuccherine non biologiche, contrastando frodi e irregolarità nel settore agroalimentare per tutelare il made in Italy.
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Sequestro di miele e sviluppo di attività fraudolente: l’operazione della Guardia di Finanza a Vicenza - Gaeta.it

A Vicenza, un’operazione della Guardia di Finanza ha portato al sequestro di oltre 22.000 chili di miele e 3.540 chili di sostanze zuccherine non biologiche. Questo intervento, conosciuto come “Miele 2023”, si inserisce nelle strategie per difendere il made in Italy e combattere la contraffazione nel settore agroalimentare, con particolare attenzione alle frodi legate ai prodotti biologici.

Obiettivi e metodologia dell’operazione

L’iniziativa, sviluppata in collaborazione con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, ha avuto come focus il rispetto delle normative riguardanti la produzione e l’immissione in commercio del miele. L’operazione ha avuto come obiettivo principale la scoperta e la repressione di attività illecite come la vendita di miele adulterato o contraffatto, riportante false indicazioni di provenienza. Grazie a una dettagliata analisi del rischio effettuata dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza di Roma, le ispezioni sono state indirizzate verso operatori sospettati di pratiche frodolente. Questo ha incluso il monitoraggio di un’azienda di Vicenza nota per la distribuzione di miele su larga scala a livello nazionale.

Gli ispettori si sono concentrati sulla verifica di obblighi riguardanti la tracciabilità e la qualità del miele, considerando l’importanza della trasparenza in un settore in cui la qualità è cruciale per i consumatori. Grazie a intensi controlli, sono riusciti a monitorare l’intera filiera agroalimentare, evidenziando il legame tra frodi e perdita di fiducia da parte dei consumatori.

Scoperte sulle pratiche illegali e i risultati delle analisi

L’azione ispettiva ha condotto al sequestro di 74 fusti di miele, per un totale di 22.200 chili, provenienti da paesi come Romania, Ungheria, Turchia, Cina e Vietnam. Questo miele, privo di documentazione di tracciabilità, ha un valore di mercato stimato di 110.000 euro. A questa quantità si aggiungono 3.540 chili di sostanze zuccherine di origine non biologica, utilizzate illegalmente per nutrire api e produrre miele “biologico”. Questi zuccheri, con un valore di circa 7.000 euro, sono stati destinati a ulteriori analisi nei laboratori dell’ICQRF, dove sono emerse irregolarità significative.

Le analisi hanno rivelato violazioni sia di natura amministrativa, legate alla difformità delle origini botaniche, sia penale, a causa della presenza di amido oltre i limiti consentiti. A seguito di tali scoperte, sono state emesse cinque sanzioni amministrative e attuati ulteriori sequestri di prodotto. La situazione è degenerata con la segnalazione alle autorità giudiziarie e un sequestro penale aggiuntivo di 102 chili di miele biologico ritenuto irregolare, violando le normative della Direttiva Europea.

Rilevamenti fiscali e lavoratori irregolari

Durante le operazioni ispettive, è emerso un aspetto rilevante legato alle entrate fiscali. La Guardia di Finanza ha trovato prove di documentazione extra-contabile, indicativa di vendite in nero. L’analisi di questi materiali ha svelato un occultamento di ricavi al Fisco per un importo di oltre 43.000 euro, con un’evasione IVA ammontante a 4.582 euro. Il sistema ha anche scoperto deduzioni fiscali non lecite, tentando di coprire le sanzioni amministrative ricevute.

Inoltre, codesto intervento ha messo in luce anche irregolarità in materia di lavoro. Durante le ispezioni, è stata rinvenuta una lavoratrice operante senza regolare assunzione, nonostante fosse formalmente assunta da un’altra azienda. In virtù di questa scoperta, l’operatore economico è stato sanzionato per la violazione legata all’impiego irregolare della lavoratrice, con una multa che può variare da 3.600 a 21.600 euro. Il datore di lavoro è ora obbligato a regolarizzare la posizione lavorativa della donna, evidenziando l’importanza della compliance con le regole sul lavoro e la sicurezza sociale.

La sintesi di questa operazione dimostra l’impegno delle autorità nel contrasto a frodi e irregolarità nel settore agroalimentare, evidenziando l’importanza della trasparenza e della legalità in un mercato sempre più sensibile ai temi della qualità e della provenienza dei prodotti alimentari.

Ultimo aggiornamento il 24 Gennaio 2025 da Sofia Greco

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