Un’operazione delle forze dell’ordine si è conclusa con il sequestro di una villa a Cermenate, in provincia di Como, rivelando dettagli inquietanti sulle attività illecite legate a un pregiudicato di 46 anni, Tonino Mazzaferro. L’azione è stata messa in atto dalla DDA di Catanzaro, che ha monitorato le manovre di Mazzaferro, complici le sue radici calabresi e un’attività criminale consolidata nel tempo. La villa, intitolata in maniera fittizia al figlio maggiorenne dell’uomo, ha un valore superiore ai 300mila euro e si inserisce in un contesto di traffico di stupefacenti che coinvolge anche condanne per reati violenti.
I precedenti penali di Mazzaferro
Tonino Mazzaferro non è nuovo ai problemi con la giustizia. La sua carriera criminale inizia alla fine degli anni Novanta, periodo in cui è emerso per reati legati alle sostanze stupefacenti. Con il passare del tempo, le sue malefatte lo portano a una condanna ben più pesante: vent’anni di carcere per l’omicidio di Andrea Verna, un suo ammonito amico, avvenuto alla vigilia di Natale del 2009. La vicenda, oltre a sottolineare la pericolosità di Mazzaferro, mette in luce la sua capacità di operare nel mondo del crimine, approfittando anche di permessi di lavoro concessi mentre era in carcere. Questi permessi, invece di facilitare il reinserimento, hanno dato modo a Mazzaferro di continuare le sue attività illecite.
L’operazione ‘Ossessione’
Il sequestro della villa fa parte di un’operazione più ampia, denominata ‘Ossessione’, condotta dalla DDA di Catanzaro e orientata a smantellare reti di traffico di stupefacenti che operano con una notevole struttura organizzativa. Durante le indagini, gli agenti della guardia di finanza hanno trovato all’interno dei locali di un’azienda legata al 46enne una quantità significativa di cocaina e hashish. Questo ritrovamento ha attirato l’attenzione sui redditi della sua famiglia, che apparivano sproporzionati rispetto ai patrimoni dichiarati.
Accertamenti patrimoniali
Le indagini patrimoniali hanno messo in evidenza irregolarità significative. Non solo il patrimonio di Mazzaferro si discostava nettamente dai suoi redditi ufficiali, ma anche la società per la quale lavorava risultava gestita da lui in modo occulto. Secondo le fonti investigative, si ritiene che Mazzaferro abbia utilizzato enormi somme di denaro, destinate all’azienda, per finanziare l’acquisto della villa, accrescendo così il proprio impero economico su basi illecite.
Esecuzione del sequestro
Più di recente, la polizia insieme alla guardia di finanza hanno eseguito il sequestro della villa, coerente con le normative antimafia in vigore. Questo passaggio della procedura legale è cruciale per garantire che i beni acquisiti in modo illecito non possano essere utilizzati per il sostentamento di attività criminose. La decisione segna un passo importante nell’impegno delle autorità italiane nella lotta contro la criminalità organizzata e la gestione patrimoniale illecita, evidenziando come ogni operazione abbia ripercussioni significative sui soggetti coinvolti.