Sequestro miliardario alla mafia: la Guardia di Finanza agisce contro Gennaro Marino

Sequestro di beni per 19 milioni di euro legati all’ex boss Gennaro Marino, attualmente detenuto. L’operazione della Guardia di Finanza evidenzia il contrasto alla criminalità organizzata a Napoli.
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Sequestro miliardario alla mafia: la Guardia di Finanza agisce contro Gennaro Marino - (Credit: www.ansa.it)

L’operazione della Guardia di Finanza e della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha portato a un significativo sequestro di beni legati a Gennaro Marino, noto ex boss delle “Case Celesti”, attualmente detenuto e condannato a scontare la pena fino al 2077. Con un valore complessivo di 19 milioni di euro, gli asset confiscati sono intestati a cinque prestanome, mettendo in luce l’operato della criminalità organizzata in un contesto investigativo complesso.

Il decreto di sequestro

Il provvedimento di sequestro è stato disposto dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, sotto la presidenza di Teresa Areniello, e a seguito della richiesta avanzata dal sostituto procuratore Vincenza Marra. Questa operazione rappresenta un passo significativo nella lotta alle mafie, evidenziando l’impegno delle autorità nel contrastare l’accumulo di ricchezze illecite da parte di soggetti legati a organizzazioni criminali. L’intento della sezione è quello di ridurre al minimo le risorse economiche delle famiglie mafiose, un vantaggio strategico nella guerra contro la criminalità organizzata.

Le indagini condotte dalle forze dell’ordine hanno dimostrato che Gennaro Marino ha accumulato un consistente patrimonio attraverso attività illecite, mantenendo il controllo su un traffico di droga che ha avuto un impatto devastante sui quartieri di Napoli. Il sequestro di beni è quindi un’azione mirata non solo a ridurre la capacità economica di Marino, ma anche a inviare un messaggio forte e chiaro contro l’impunità e la criminalità.

Beni sequestrati e attività illecite

Il sequestro include un totale di 18 unità immobiliari distribuite tra Napoli e diverse località campane e calabresi, come Melito di Napoli, Vitulazio e Corigliano Calabro. Oltre agli immobili, l’operazione ha colpito anche i compendi aziendali di due attività coinvolte nella distribuzione di carburanti e nella compravendita immobiliare, tutte collegate a Marino, evidenziando un ampio sistema di riciclaggio dei proventi dell’attività criminosa.

La Guardia di Finanza ha sottolineato l’importanza dei sigilli imposti, dal momento che non solo rappresentano un colpo diretto al patrimonio del clan, ma pongono anche in evidenza l’intreccio tra imprenditoria e criminalità organizzata. Le attività commerciali, pur apparendo legittime, servivano effettivamente come paravento per generare profitti illeciti, complicando ulteriormente le indagini su Marino e il suo entourage.

Il profilo criminale di Gennaro Marino

Gennaro Marino, soprannominato “Mckay”, è un pluripregiudicato con una lunga carriera nella criminalità organizzata di Napoli. La sua affiliazione al clan Di Lauro e, successivamente, lui stesso parte degli “Scissionisti”, lo ha reso un attore chiave nella violenta faida che ha insanguinato i quartieri di Secondigliano e Scampia a partire dal 2004. Questa guerra tra bande ha portato a un numero inaccettabile di morti e ha segnato profondamente la geografia criminale della città.

Marino è stato responsabile di atti di violenza estremamente gravi, incluso un ruolo diretto in omicidi efferati legati alle rivalità tra bande. Le condanne a suo carico comprendono associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, omicidi e altri crimini violenti, segnando un percorso di vita contrassegnato da scelte criminali e dalla continua fuga dalla giustizia. La sua detenzione dal 2004 non ha però arrestato l’attività illecita, alla quale Marino ha continuato a contribuire tramite intermediari e prestanome.

Le indagini e la collaborazione con la giustizia

Le indagini che hanno portato al sequestro dei beni di Marino si sono avvalse della collaborazione di diversi pentiti, utili a rivelare le dinamiche interne ai clan e le modalità di operare. I collaboratori di giustizia hanno fornito informazioni preziose su come i beni fossero stati acquisiti e gestiti, dimostrando le strategie messe in campo dalla criminalità per occultare il proprio patrimonio e rendere difficile la sua cattura.

Queste dichiarazioni hanno rappresentato una risorsa fondamentale per le forze dell’ordine, poiché hanno permesso di delineare un quadro chiaro dei meccanismi di funzionamento delle organizzazioni mafiose. Le informazioni ottenute mediante la cooperazione con i collaboratori della giustizia hanno dimostrato non solo la necessità di un approccio multidisciplinare nella lotta al crimine organizzato, ma anche l’importanza della fiducia nella giustizia come fondamento per l’eliminazione dell’influenza mafiosa nel tessuto socio-economico della regione campana.

Ultimo aggiornamento il 17 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina

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