Il 25 aprile 2025, in occasione della commemorazione della Resistenza, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato un discorso a Genova. Ha sottolineato il desiderio profondo degli italiani di tornare alla pace dopo gli anni delle guerre imposte dal regime fascista. La riflessione ha riportato l’attenzione sulle contraddizioni di quel periodo storico e sull’importanza di mantenere la pace come valore essenziale per la convivenza tra i popoli.
La guerra nei decenni del fascismo: una condizione imposta all’Italia
Durante il ventennio fascista, la guerra fu trasformata in uno stile di vita, o meglio, un obbligo imposto al popolo italiano. Non era più la difesa della vita a giustificare il conflitto, ma la vita stessa veniva sacrificata in funzione della guerra. Questo capovolgimento di valori caratterizzò la politica del regime, che strumentalizzò la guerra per affermare il proprio potere e le sue ambizioni espansionistiche. La retorica ufficiale esaltava lo scontro bellico come qualcosa di inevitabile e persino desiderabile, plasmando l’identità degli italiani attorno a un immaginario violento e militarista.
Le sofferenze provocate da questa visione si riversarono nelle famiglie e nelle città, con morti, distruzioni e un profondo senso di angoscia sociale. Quella normalizzazione della guerra divenne una realtà pesante, che segnò in modo indelebile la memoria collettiva del paese. La vita civile si trasformò, per molte persone, in un susseguirsi di lutti e privazioni legate a un regime che ignorava le esigenze di pace e stabilità.
La resistenza come lotta per la vita e la pace
Il movimento della Resistenza nacque proprio come risposta a questo clima di violenza imposta. In molte città italiane – Genova tra queste – uomini e donne si organizzarono per opporsi al regime e alla sua guerra. La Resistenza cercava innanzitutto di ristabilire la pace come normale modo di relazione tra i popoli, contrastando l’ideologia della morte e della guerra perpetua. Le brigate partigiane si batterono non solo per liberare il paese dall’occupazione nazifascista, ma per difendere il valore della vita di tutti gli italiani.
Le forze resistenti affrontarono anche la minaccia delle squadre repubblichine, che incarnavano l’esaltazione del culto della morte e la disperata difesa degli ultimi resti del regime. La scelta delle persone impegnate nella Resistenza era netta: preservare la vita in un momento storico nel quale la morte veniva celebrata e imposta come destino inevitabile. Quella lotta rappresentò un momento decisivo per il futuro della democrazia italiana e per la costruzione di un paese fondato sulla pace.
Il 25 aprile come ricorrenza della memoria e della consapevolezza civile
Il 25 aprile è diventato nel tempo una giornata dedicata alla memoria della Resistenza e alla riflessione sul valore della pace. A Genova, luogo simbolico per il movimento partigiano, il presidente Mattarella ha ricordato come quell’esperienza non riguardi solo il passato, ma abbia ancora eco nel presente. La pace va difesa ogni giorno, anche nelle sfide che la società attuale presenta.
Il discorso ha evidenziato quanto sia importante mantenere viva la testimonianza di chi si oppose al fascismo, per evitare il ripetersi di gesti e scelte che portarono a tragedie e sofferenze. Il 25 aprile serve a ricordare il prezzo pagato per la libertà e a rafforzare il senso di responsabilità verso le nuove generazioni. La Resistenza non è un racconto lontano, ma il fondamento su cui si regge la convivenza civile, dentro e tra le nazioni.