Settore clean tech in Italia: 230 milioni di euro raccolti nel 2024, nonostante il calo rispetto al 2023

Settore clean tech in Italia: 230 milioni di euro raccolti nel 2024, nonostante il calo rispetto al 2023

Le start up italiane del clean tech raccolgono 230 milioni di euro nel 2024, segnando un secondo anno positivo nonostante una diminuzione rispetto al picco del 2023, con settori in crescita come agritech e chimica verde.
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Settore clean tech in Italia: 230 milioni di euro raccolti nel 2024, nonostante il calo rispetto al 2023 - Gaeta.it

Le start up italiane del clean tech continuano a mostrare un buon potenziale, portando nel 2024 un raccolto significativo di 230 milioni di euro. Questo valore, sebbene in diminuzione rispetto all’anno precedente, segna comunque il secondo anno migliore nella storia recente di questo settore. L’analisi si estende a vari ambiti, dall’agritech alla chimica verde fino alla mobilità sostenibile, rivelando un ecosistema in espansione e forte di iniziative innovative. Le nuove imprese italiane stanno assumendo un ruolo chiave, e nuovi fondi si stanno affacciando sul mercato per supportare questo percorso.

Le start up del clean tech: un’analisi del mercato nel 2024

Il Sole 24 Ore ha dedicato un approfondimento all’andamento delle start up italiane del clean tech, evidenziando come la raccolta di 230 milioni di euro nel 2024 rappresenti comunque un traguardo notevole. Il dato di quest’anno si confronta con i risultati del 2023, dove gli investimenti avevano toccato un picco elevato, ma la tendenza in corso dimostra una resilienza del settore. I vari settori, come l’agritech e la chimica verde, si distinguono per la loro capacità di attrarre investimenti e generare nuove opportunità.

Nel segmento dei materiali e della chimica, aziende come Tau Group e BeDimensional hanno mostrato performance esemplari, catalizzando l’interesse degli investitori. Inoltre, il campo dell’agricoltura di precisione, rappresentato dal caso di successo di XFarm, è un indicatore chiaro delle potenzialità esistenti in questo segmento. La ricerca di sinergie tra pubblico e privato ha inoltre favorito lo sviluppo del settore, portando a un recupero del terreno rispetto ad altri paesi europei che in passato si erano posizionati in maniera più competitiva.

Un mito sfatato: i giovani italiani e il vino

La Repubblica tratta un argomento interessante nella sua sezione Affari&Finanza, mettendo in discussione l’idea che i giovani non consumino vino. Una ricerca dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, presentata in vista del Salone del Vino di Verona, rivela che gli under 44 anni rappresentano il 35% del mercato italiano e statunitense, con un’inclinazione verso l’acquisto di bottiglie nella fascia delle Ultra Premium. Questo dato modifica la percezione diffusa, evidenziando come siano le generazioni più giovani, come Millennials e Gen Z, a spingere per vini di qualità.

Contrariamente alla credenza popolare che associa il consumo di vino a fasce più anziane della popolazione, i giovani appaiono più curiosi e desiderosi di esplorare nuove esperienze, mostrando una maggiore apertura alla sperimentazione rispetto ai marchi tradizionali. Questo approccio innovativo nei confronti del vino potrebbe avere impatti significativi sul settore, spingendo le aziende a rivedere le proprie strategie di marketing e produzione per adattarsi a questa nuova clientela.

Cilento Tastes: un evento tra gusto e cultura

Dal 4 al 6 aprile, Capaccio Paestum ospita “Cilento Tastes“, un evento che celebra l’enogastronomia e le tradizioni locali. Come riportato da Il Corriere del Mezzogiorno, l’iniziativa, organizzata dall’associazione Cilentox100, punta non solo a valorizzare i prodotti tipici della zona, ma anche a raccontare le storie dei piccoli produttori locali. Tra le specialità ci sono il fico bianco DOP e la mozzarella nella mortella, entrambi simboli del patrimonio gastronomico cilentano.

Quest’anno, l’evento introduce anche laboratori creativi per bambini e spazi dedicati alla cultura mediterranea. Un’opportunità per le famiglie di immergersi nei valori del territorio, scoprendo il legame tra cucina, musica e manualità. “Cilento Tastes si rivela un momento di incontro e confronto, capace di mostrare come la cultura gastronomica possa diventare un veicolo per rafforzare le comunità locali ed attrarre visitatori.”

Le sfide dell’export agroalimentare: il rischio dazi per il prosciutto San Daniele

In una recente edizione di Il Nordest Economia, si ampliano le preoccupazioni relative alle tariffe americane che potrebbero colpire il settore agroalimentare italiano. I timori non riguardano solo il vino, ma si estendono anche al prosciutto San Daniele. Il direttore del Consorzio San Daniele, Maurizio Cescon, mette in guardia: un possibile dazio del 20% sarebbe tollerabile, ma si profilano ipotesi di aumenti del 200%, che potrebbero avere effetti devastanti sull’industria. Gli Stati Uniti rappresentano attualmente il secondo mercato di esportazione per il prosciutto friulano, dopo la Francia, e tariffe così elevate metterebbero a rischio l’intera filiera.

La situazione assume contorni critici, e la posta in gioco è alta, con la filiera agroalimentare italiana d’eccellenza che potrebbe subirne le conseguenze. La questione sarà al centro dei prossimi dibattiti politici, mentre gli agricoltori e i produttori guardano con attenzione agli sviluppi in corso, consapevoli che le scelte politiche americane avranno ripercussioni dirette sulle loro attività economiche.

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