Il comparto delle piante e dei fiori in Italia ha raggiunto un traguardo storico nel 2025, con un valore complessivo che ha superato i 3,3 miliardi di euro. Sono circa 19mila le imprese impegnate nella produzione florovivaistica su una superficie di 30mila ettari. Questi dati emergono da un’analisi di Coldiretti su informazioni fornite da Divulga, presentata in occasione di Euroflora, la più importante fiera europea dedicata al verde, che si è svolta a Genova. L’evento ha fatto da cornice a un confronto sulle funzioni ambientali e sociali delle piante, rileggendo l’importanza del verde urbano anche alla luce della decennale enciclica Laudato Si’ di papa Francesco.
Il ruolo economico e territoriale del florovivaismo in italia
Il florovivaismo si conferma un settore chiave nel panorama agricolo nazionale, con una presenza diffusa e capillare dal punto di vista geografico. Le 19mila aziende che operano in questo campo coprono una superficie complessiva di circa 30mila ettari, dove si producono piante, fiori recisi e ornamentali. La crescita del comparto è tangibile e si riflette in ogni sua fase, dal vivaio alla vendita al dettaglio, coinvolgendo un numero crescente di lavoratori e attività connesse.
I dati ufficiali mostrano come la produzione italiana si concentri in diverse regioni, tra cui spiccano Liguria, Veneto, Lombardia e Toscana, zone da sempre vocate alla coltivazione verde grazie al clima e alla tradizione. Questo settore ha resistito alle turbolenze economiche, riuscendo a mantenere e consolidare il valore della produzione. Anche la domanda interna ha risposto con interesse alla qualità Made in Italy, mentre l’export continua a rappresentare una quota importante, mostrando il prestigio internazionale delle produzioni italiane di qualità.
I benefici ambientali delle piante e l’attenzione alle città
Le piante non sono solo prodotti da coltivare e vendere, ma hanno un ruolo fondamentale per il benessere ambientale e umano. Durante l’appuntamento di Euroflora a Genova, un incontro dal titolo “dal bosco alla città. il verde che cura” ha richiamato l’attenzione su questi aspetti. Insieme al presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, e al governatore della Liguria, Marco Bucci, sono intervenuti esperti e ricercatori per approfondire il valore ecosistemico del verde urbano e naturale.
Le piante contribuiscono alla riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici. Assorbono anidride carbonica e aiutano a trattenere l’acqua durante le precipitazioni, limitando l’erosione e la portata delle frane. In molte regioni italiane, foreste e aree verdi hanno dimostrato di proteggere le comunità da eventi meteorologici estremi come alluvioni e valanghe, garantendo una maggiore sicurezza del territorio e delle coltivazioni.
Le esperienze di riqualificazione urbana con il verde mostrano anche come migliorare la qualità della vita nelle città, riducendo il caldo estivo e migliorando la salubrità dell’aria. La collaborazione tra enti locali, operatori florovivaisti e enti di ricerca sottolinea il valore strategico di interventi mirati, che possono rendere gli spazi cittadini più resistenti agli impatti ambientali e più accoglienti per i cittadini.
Il legame con la ricerca scientifica e i benefici sulla salute
L’interesse verso le piante ha raggiunto anche il campo della ricerca scientifica e della bioeconomia. Un progetto condotto congiuntamente da Coldiretti e dall’istituto di bioeconomia del CNR ha permesso di quantificare i vantaggi delle piante, in particolare nelle scuole. Questa ricerca ha evidenziato effetti concreti: la presenza di alcune varietà di piante negli ambienti scolastici fa diminuire di un quinto la concentrazione di anidride carbonica, mentre polveri sottili come PM2,5 si riducono del 15%.
Questi risultati confermano che il verde non solo aiuta l’ambiente ma impatta direttamente sulla qualità dell’aria respirata e quindi sulla salute delle persone. Il settore florovivaistico diventa così non solo un motore economico ma anche un fattore cruciale per il benessere sociale. L’effetto positivo si estende dalla prevenzione di malattie respiratorie alla riduzione dello stress, soprattutto nei contesti urbani.
Al tavolo di discussione erano presenti ricercatori del CNR e rappresentanti del florovivaismo, che hanno sottolineato l’importanza di investire nella promozione delle piante italiane, tutelando la loro origine e i metodi di coltivazione sostenibili. Il valore sociale del comparto si lega a doppio filo con quello ambientale ed economico, una rete che va preservata per mantenere le qualità del vivere quotidiano.
Le sfide per il florovivaismo italiano tra crisi e sostenibilità
Malgrado i risultati ottenuti, il settore affronta diverse difficoltà. I cambiamenti climatici impongono nuove condizioni di lavoro e produzione, con temperature più alte e eventi meteorologici più frequenti. L’aumento dei costi energetici e delle materie prime, provocato anche dalle tensioni internazionali, mette pressione sui florovivaisti che devono adattarsi rapidamente per continuare a garantire qualità e quantità.
Ettore Prandini, nel corso dell’incontro, ha richiamato il principio di reciprocità nelle regole commerciali, insistendo sull’importanza di valorizzare il Made in Italy per non vanificare gli sforzi degli operatori nazionali. Il rispetto di standard ambientali e sociali deve essere accompagnato da una tutela più forte delle produzioni locali, contrastando concorrenze sleali o prodotti di bassa qualità che possono alterare il mercato.
Il futuro del florovivaismo italiano dipende quindi dalla capacità di mantenere un equilibrio tra produzione, tutela ambientale e attenzione alla salute pubblica. La sfida è inserire le piante in un contesto di sviluppo sostenibile che sappia proteggere le risorse, valorizzare le competenze e coinvolgere la società intera nel riconoscere il valore che il mondo verde porta alla quotidianità.