Si riapre il confronto sul centro di permanenza per i rimpatri nella provincia di bolzano

Si riapre il confronto sul centro di permanenza per i rimpatri nella provincia di bolzano

Il progetto di un centro di permanenza per i rimpatri in provincia di Bolzano, sostenuto da Arno Kompatscher ma criticato da Anpi Alto Adige, resta in attesa della decisione finale del governo nazionale.
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Nel 2025 torna il dibattito sull’apertura di un centro di permanenza per i rimpatri in provincia di Bolzano: il governatore Kompatscher propone una struttura ridotta, mentre associazioni locali, come Anpi Alto Adige, manifestano critiche per motivi etici e sociali. - Gaeta.it

La questione dell’eventuale apertura di un centro di permanenza per i rimpatri in provincia di bolzano torna sotto i riflettori nel 2025. Il governatore Arno Kompatscher ha sottolineato l’importanza di contenere la struttura a dimensioni ridotte e ha segnalato come sia allo studio l’ipotesi di realizzarla in un’area già prevista per un nuovo istituto penitenziario. Il dibattito coinvolge anche associazioni locali, che manifestano posizioni critiche rispetto alla proposta.

La posizione di arno kompatscher sul centro di permanenza per i rimpatri

Arno Kompatscher, governatore della provincia autonoma di bolzano, ha parlato con i giornalisti durante un recente incontro a bolzano. Ha ribadito che un eventuale Cpr nella provincia dovrà essere una struttura contenuta, con una capienza massima di 25 posti. L’intento resta quello di evitare un centro troppo grande, probabilmente per limitare l’impatto sul territorio e gestire al meglio le risorse.

Il governatore ha poi spiegato che esiste già un progetto per una nuova struttura carceraria sul territorio provinciale. In quella stessa area potrebbe essere ricavato spazio per il centro di permanenza, sfruttando la vicinanza con una realtà che prevede sistemi di sorveglianza e servizi di assistenza sanitaria e psicologica. Questo snellirebbe la gestione, riducendo costi e sforzi per l’amministrazione.

La decisione finale spetta al governo nazionale

Kompatscher ha però evidenziato che la decisione finale non spetta alla provincia ma al governo nazionale e al commissario straordinario incaricato di seguire queste questioni. È chiaro dunque che si devono attendere indicazioni da roma prima di passare a concreti passi avanti sul progetto. Questo elemento mantiene aperta la discussione, visto che il territorio non ha piena autonomia su questo tema.

La reazione di anpi alto adige e la critica al progetto cpr

Sulla proposta di istituire un centro di permanenza per i rimpatri in provincia si è fatta sentire anche Anpi Alto Adige, che ha preso una posizione netta contro la sua realizzazione. L’associazione ha definito la scelta di aprire un Cpr “grave, crudele, inutile e demagogica” nelle parole riportate in una nota inviata alla stampa.

Anpi ricorda come l’alto adige sia una terra tradizionalmente aperta e ospitale. L’organizzazione sottolinea che nel passato la provincia ha costruito un rapporto di rispetto e integrazione con i cittadini immigrati presenti sul territorio. Per questa ragione giudica la creazione di un centro dedicato al trattenimento e al rimpatrio una rottura rispetto a questa storia di accoglienza.

Il messaggio di anpi alle istituzioni locali

Il messaggio di Anpi si rivolge direttamente alle istituzioni locali, suggerendo di mantenere vivo lo spirito di inclusione e di evitare politiche che alimentano divisioni o trattamenti restrittivi nei confronti delle persone straniere. La posizione piatta e senza giri di parole dell’associazione riflette un sentimento di contrasto verso il modello dei centri di detenzione amministrativa.

Il contesto e le implicazioni del dibattito in provincia di bolzano

La discussione sul Cpr nella provincia di bolzano si inserisce in un quadro più ampio che riguarda la gestione dei flussi migratori e le misure adottate dal governo italiano. I centri di permanenza per i rimpatri servono a trattenere temporaneamente le persone senza permesso di soggiorno in attesa di espulsione. Questo sistema è spesso criticato da associazioni e gruppi per i diritti umani, per le condizioni di detenzione e l’efficacia delle procedure di rimpatrio.

Nel caso di bolzano, la peculiarità deriva dalla specifica composizione sociale e culturale del territorio, caratterizzato da una popolazione storicamente multiculturale e da una forte attenzione ai temi dell’inclusione. L’ipotesi di realizzare un Cpr in una piccola struttura suscita quindi reazioni diverse, che tengono conto sia degli aspetti pratici della sicurezza sia del rischio di compromettere un modello di convivenza già consolidato.

Questioni tecniche, etiche e sociali

L’eventuale utilizzo di uno spazio annesso a una nuova casa circondariale si presta a discussioni anche sul piano tecnico e logistico. Riunire più funzioni in un unico sito potrebbe portare vantaggi organizzativi, ma implica anche questioni etiche e sociali che molti attori locali e nazionali stanno ancora valutando con attenzione.

L’iter dei prossimi mesi sarà decisivo per chiarire se e come si procederà alla realizzazione del centro. Nel frattempo la tensione sul tema non è destinata a calare e continua a tenere vivi confronti e prese di posizione in tutta la provincia di bolzano.

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