La crisi climatica colpisce duramente la zdrapp e l’olivicoltura lucana, con un calo vertiginoso atteso nella produzione di olio extravergine di oliva per la campagna 2025/26. A mettere in guardia sulla situazione è l’Organizzazione dei produttori olivicoli lucani , attraverso stime preoccupanti che dipingono un futuro incerto per questo settore cruciale per l’economia locale. Le persistenti condizioni di siccità e le elevate temperature estive non solo hanno azzerato la produzione per l’anno in corso, ma pongono serie sfide anche per il futuro.
Effetti devastanti della siccità sulla produzione di olio evo
Un 2023 senza olive: il totale azzeramento
L’assenza di piogge regolari e le temperature record di questo anno hanno avuto ripercussioni disastrose. Secondo quanto dichiarato dal presidente di Oprol, Paolo Colonna, la campagna produttiva di olio evo lucano per l’autunno è ormai compromessa del tutto. L’assenza di olive sui rami degli ulivi è un segnale evidente di una crisi che perdura e va oltre il semplice annus horribilis. Colonna ha sottolineato che, se le condizioni climatiche continuano a essere sfavorevoli, c’è il rischio concreto di compromettere anche la produzione per la stagione 2025/26, mettendo in seria discussione la sostenibilità a lungo termine dell’olivicoltura nella regione.
Un settore che chiede sostegno
L’urgente richiesta dell’associazione degli olivicoltori lucani è il riconoscimento dello stato di calamità. Sebbene questo rappresenti un provvedimento standard in situazioni di emergenza climatica, il contesto è reso ancora più complesso dalla difficoltà economica che molte aziende familiari stanno affrontando. “Abbiamo bisogno di politiche che sostengano l’olivicoltura lucana in un momento così critico, concentrandosi sulle piccole realtà e non solo sulle grandi aziende,” ha affermato Colonna, sottolineando l’importanza di preservare le eccellenze agricole legate ai territori.
Proposte per la ripresa e la resilienza
Interventi di emergenza per futuri successi
Di fronte a questa crisi, Paolo Colonna ha delineato strategie proattive che potrebbero facilitare il recupero dell’olivicoltura del territorio. Tra le proposte, Colonna ha parlato di interventi di emergenza mirati. Questi dovrebbero includere iniziative per aumentare la produzione e incentivare il ricambio generazionale nel settore. È chiara, inoltre, la necessità di recuperare le aree interne, tradizionalmente vocate alla coltivazione degli ulivi, attraverso progetti di ricerca e studi che possano fornire nuove soluzioni agronomiche.
L’importanza di una politica regionale sostenibile
Le idee espresse da Colonna richiedono ora un’ampia condivisione a livello politico per essere realizzate. Un’adeguata distribuzione delle risorse idriche è una delle principali preoccupazioni, così come il supporto a un settore agricolo in difficoltà legato alla mancanza di manodopera. “Le politiche regionali devono rispondere a queste problematiche in modo chiaro e concreto,” ha osservato Colonna, segnalando l’urgenza di azioni coordinate e sostenibili. Solo così l’olivicoltura lucana avrà una possibilità di ritrovare stabilità e prosperità nel lungo termine.
La situazione degli olivicoltori lucani richiede attenzione immediata da parte delle istituzioni e della comunità in generale, affinché si possano attuare strategie efficaci e indirizzate. La salvaguardia di un prodotto simbolo del territorio è cruciale non solo per l’economia locale, ma anche per la cultura e il patrimonio gastronomico della Lucania.