Slittamento del numero di migranti presenti al centro di gjader, 16 persone mancanti dai trasferimenti

Slittamento del numero di migranti presenti al centro di gjader, 16 persone mancanti dai trasferimenti

La delegazione guidata da Cecilia Strada e Rachele Scarpa denuncia discrepanze nel numero di migranti trasferiti dall’Italia al centro di Gjader in Albania, evidenziando mancanza di trasparenza e criticità nelle procedure.
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Una delegazione italiana ha visitato il centro migranti di Gjader in Albania, evidenziando discrepanze nel numero di migranti trasferiti dall’Italia e sollevando dubbi sulla gestione, trasparenza e condizioni dei migranti ospitati. - Gaeta.it

Recentemente, una delegazione guidata dall’europarlamentare Cecilia Strada e dalla deputata del Pd Rachele Scarpa ha visitato il centro migranti di Gjader, in Albania. Il tema al centro dell’attenzione è la discrepanza nel numero di persone trasferite dall’Italia e di quelle effettivamente presenti nel centro. Su 41 migranti trasferiti, ne risultano solo 25 ospitati. Questa situazione ha sollevato domande sulle condizioni e i destini degli altri 16 migranti, con informazioni non ufficiali che provengono da diverse fonti aperte, legali e pubbliche.

I trasferimenti dei migranti dall’italia al centro di gjader

Nel mese di aprile 2025, l’Italia ha effettuato un trasferimento di 41 persone verso il centro migranti di Gjader, in Albania. Questi trasferimenti rientrano in un contesto di accordi di gestione migratoria tra i due paesi. Tuttavia, il numero esatto di migranti ancora presenti nel centro appare ridotto a 25 secondo le verifiche sul campo effettuate dalla delegazione di Strada e Scarpa. L’assenza di un comunicato ufficiale da parte delle autorità riguarda in particolare le condizioni e gli eventuali spostamenti successivi degli altri 16 migranti. I dati a disposizione arrivano da controlli incrociati tra registri pubblici, documenti relativi ad eventi critici e informazioni raccolte da avvocati coinvolti nelle pratiche legali di queste persone.

Il destino degli altri sedici migranti trasferiti

Dalla ricostruzione della delegazione emerge che già una persona era tornata in Italia il giorno dopo il suo arrivo in Albania, senza essere mai stata trattenuta nel centro. Per gli altri 15 individui, le ipotesi ricavate dalle fonti indicano diverse vie: sei sarebbero tornati in Italia per la mancata convalida del trattenimento; cinque sarebbero stati rimpatriati, dopo eventi di autolesionismo o motivi sanitari che li hanno resi non idonei a rimanere in una struttura chiusa. Altri quattro migranti sarebbero stati rimandati al paese d’origine, ma anche in questi casi si precisa che questi spostamenti sono passati da un ritorno temporaneo in Italia per procedere con le espulsioni formali. La delegazione sottolinea come questi passaggi aggiungano sofferenza agli interessati e generino costi evitabili, dato che il trasferimento verso l’Albania non facilita, ma apparentemente complica, le procedure di espulsione.

Le criticità emerse e le richieste della delegazione italo-albanese

La visita della delegazione italiana ha messo in luce una mancanza di trasparenza sulle modalità di gestione e le condizioni dei migranti trasferiti a Gjader. Le domande rivolte ai responsabili non hanno avuto risposte ufficiali, mentre le richieste di accesso ai documenti si sono scontrate con un silenzio formale. La situazione ha generato preoccupazioni riguardo alla tutela dei diritti delle persone trasferite e alle procedure legali garantite in questi casi. Il quadro emergente fa pensare a un sistema poco chiaro nella registrazione e nel monitoraggio dei soggetti trattenuti, situazione che rende difficile valutare l’effettiva condizione umanitaria e legale all’interno del centro. La delegazione ha denunciato inoltre l’aumento dei costi legati alla gestione di questi spostamenti non necessari, aggravando le difficoltà operative e la sofferenza dei migranti.

Impatti e riflessi sulle politiche migratorie italo-albanesi

Il caso del centro di Gjader e della sottrazione di informazioni riguardanti il numero reale di migranti presenti solleva interrogativi più ampi sul coordinamento tra Italia e Albania in materia di gestione delle migrazioni. La presenza di persone trasferite che poi tornano in Italia per motivi amministrativi o sanitari indica un sistema frammentato e poco efficiente. Queste dinamiche complicano l’applicazione delle leggi sull’immigrazione e creano difficoltà nei rapporti bilaterali. Controlli e veri accertamenti di ciò che accade nei centri albanesi diventano necessari per assicurare una gestione coerente e rispettosa dei diritti umani. La situazione richiede interventi concreti per migliorare trasparenza e responsabilità, evitando così spostamenti senza scopo e nuove spese a carico della collettività. Il tema resta sul tavolo delle autorità pubbliche italiane e albanesi che si trovano a dover chiarire come gestire con efficacia queste procedure complesse.

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