La recente approvazione della delibera in Consiglio comunale di Solopaca segna un importante passo avanti per la valorizzazione delle pratiche agricole tipiche del territorio. La decisione di riconoscere il sistema della vite a raggiera come pratica agricola identitaria non solo celebra la storia locale, ma offre anche una prospettiva innovativa contro l’omologazione agricola portata dalla globalizzazione. Questo riconoscimento pone Solopaca come pioniere in Campania nella salvaguardia della biodiversità viticola e delle tradizioni culturali.
La delibera che segna un cambiamento
Il Consiglio comunale di Solopaca ha approvato una delibera che riconosce ufficialmente la vite a raggiera come parte integrante del paesaggio rurale storico del Massiccio del Taburno Camposauro. Questo atto non rappresenta solo un gesto simbolico, ma ha radici profonde nella cultura e nella tradizione vitivinicola della zona. Come sottolineato da Clemente Colella, presidente dell’associazione “Vignaioli di Solopaca”, questa approvazione è un “elemento importantissimo” per i viticoltori locali. La pratica coinvolge varietà autoctone e metodi di coltivazione che rispecchiano le caratteristiche uniche del suolo solopachese, contribuendo a raccontare una storia di biodiversità e rispetto delle tradizioni agricole.
L’inclusione della vite a raggiera non solo rinforza l’identità territoriale, ma crea anche opportunità per chi intende valorizzare le peculiarità del luogo, in contrasto con le tendenze della moderna agricoltura industriale che tende a uniformare i prodotti rispetto a standard globali.
L’importanza di preservare l’identità agricola
Clemente Colella ha messo in luce come l’era della globalizzazione rischi di portare ad una perdita di identità a favore di un’agricoltura omologata. In questo contesto, il riconoscimento di pratiche tradizionali come la vite a raggiera diventa essenziale per combattere l’impoverimento e l’abbandono delle aree interne. La ruralità e il paesaggio devono restare vincolati alla loro storia, ed è fondamentale riprendere coscienza di ciò che caratterizza specificamente un territorio. Riscoprire le proprie radici può trasformarsi in una risorsa vitale per le comunità locali che intendono tutelare il proprio presente e futuro.
La valorizzazione di pratiche tradizionali non è solo una questione di conservazione, ma rappresenta anche una chance per migliorare il reddito degli agricoltori locali, offrendo al mercato prodotti unici che raccontano una storia. Le varietà vinicole di Solopaca non sono solo elementi di un’agricoltura locale, ma simboli di una cultura che deve essere tramandata e apprezzata.
Collaborazione tra istituzioni e comunità locale
Il riconoscimento di tale pratica agricola non è frutto del caso, ma è stato realizzato attraverso una sinergia tra l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Pompilio Forgione, e l’associazione Vignaioli. Il capogruppo della maggioranza in Consiglio comunale, Dante Tammaro, ha anche evidenziato come l’approvazione abbia visto la partecipazione di enti scientifici e istituzionali, come il Crea-ve di Turi, il Cnr, il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale e la Regione Campania. Questa collaborazione ha portato alla creazione di una pubblicazione scientifica che documenta e promuove l’importanza della vite a raggiera come patrimonio culturale e agricolo.
Questo approccio cammina di pari passo con la necessità di sostenere pratiche agricole che possono resistere all’impatto delle tendenze di mercato globali. La sinergia tra attori locali e nazionali rappresenta un modello da seguire per altre comunità, mostrando come la valorizzazione delle identità regionali possa diventare un volano di sviluppo per l’economia agricola e per la conservazione della biodiversità.
Il riconoscimento della vite a raggiera a Solopaca rappresenta non solo un passo significativo verso la tutela di una pratica agricola tradizionale, ma è anche una chiamata all’azione per tutte le comunità che desiderano preservare il proprio patrimonio culturale in un mondo che tende a uniformare le differenze.