Sondaggio Ipsos: l'80% degli italiani contrari alle estrazioni minerarie in acque profonde

Sondaggio Ipsos: l’80% degli italiani contrari alle estrazioni minerarie in acque profonde

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Sondaggio Ipsos: l'80% degli italiani contrari alle estrazioni minerarie in acque profonde - Gaeta.it

La ricerca relativa alle estrazioni minerarie in acque profonde ha rivelato un forte dissenso tra gli italiani. Un sondaggio condotto da Ipsos, su commissione di diverse organizzazioni ambientaliste, ha mostrato come la maggior parte degli italiani si opponga a questa pratica, con un’importante richiesta di una moratoria riconoscibile a livello internazionale. I risultati giungono in un periodo cruciale, poiché i governi si preparano a discutere sull’apertura degli oceani a tali estrazioni.

Il sondaggio Ipsos: opinioni degli italiani

Metodologia e campione

Dal 3 al 7 luglio, Ipsos ha realizzato un’analisi delle opinioni dei cittadini italiani, belgi e polacchi riguardo il deep-sea mining. Sono stati coinvolti circa 3.000 partecipanti in totale, con un particolare focus sulla posizione degli italiani. I risultati, pubblicati il 29 luglio, evidenziano una netta opposizione: il 60% della popolazione italiana si oppone alle estrazioni minerarie in acque profonde, richiedendo un divieto temporaneo.

Disegnando un quadro più dettagliato, il sondaggio ha mostrato che solo il 4% degli intervistati è favorevole a questa pratica, mentre il 29% accetterebbe l’estrazione solo se i danni ambientali fossero ridotti al minimo. Inoltre, il 5% degli italiani non ha espresso una posizione chiara sul tema.

Opinioni a livello internazionale

A livello più ampio, il 56% del campione totale dei tre Paesi ha mostrato una contrarietà simile verso il deep-sea mining, supportando una moratoria. Questi dati suggeriscono una crescente consapevolezza e preoccupazione per le implicazioni ambientali delle estrazioni minerarie subacquee, rispecchiando così un cambiamento nelle priorità sociali e politiche riguardo alla protezione degli ecosistemi marini.

Le richieste delle ONG

Situazione attuale e call to action

Attualmente, solo 31 Stati a livello globale si sono espressi a favore di un divieto o di una moratoria sulle estrazioni minerarie in acque profonde, di questi solo dieci sono membri dell’Unione Europea. La Francia è l’unico Stato dell’UE a implementare un divieto generale, mentre altre nazioni come Danmark, Svezia, Finlandia, Germania, Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia e Malta sostengono una pausa fino a quando non siano disponibili ulteriori dati conoscitivi.

Le organizzazioni che hanno commissionato il sondaggio, tra cui WWF Italia e WeMove Europe, sollecitano l’Italia a prendere una posizione chiara e decisa in merito al deep-sea mining durante il prossimo incontro dell’International Seabed Authority, in Giamaica. Le ONG invitano il governo italiano a sostenere un divieto temporaneo fino a quando non si dimostreranno scientificamente sostenibili le attività di estrazione.

Impatto delle estrazioni minerarie

Le ONG avvertono che le estrazioni minerarie in acque profonde potrebbero causare danni irreparabili agli ecosistemi marini. Esperti e scienziati mettono in evidenza come i rischi connessi a questa pratica possano includere la distruzione di habitat marini e la compromissione della capacità degli oceani di sequestare carbonio. In questo contesto, il richiamo a una moratoria si fa sempre più pressante, sottolineando l’urgenza di azioni concrete per preservare la biodiversità marina.

Estrazioni minerarie in acque profonde: definizione e contesto

Cosa comporta il deep-sea mining

Le estrazioni minerarie in acque profonde si riferiscono all’attività di estrazione di minerali e metalli dai fondali oceanici. Questa pratica ha suscitato crescente preoccupazione tra scienziati e ambientalisti, poiché potrebbe comportare conseguenze permanenti e gravi per gli ecosistemi marini. Le attività estrattive potrebbero disturbare le specie marine, causando effetti devastanti sulla flora e fauna degli abissi.

Il dibattito internazionale

Sebbene al momento non ci siano estrazioni minerarie commerciali in corso, l’argomento è al centro del dibattito politico e scientifico a livello internazionale. La prossima riunione dell’International Seabed Authority, organizzazione creata dalle Nazioni Unite nel 1994, rappresenta un momento critico per il destino delle risorse oceaniche. Le decisioni che saranno prese nei prossimi giorni potrebbero avere ripercussioni a lungo termine, non solo per i paesi coinvolti, ma anche per l’intero ecosistema marino.

A gennaio di quest’anno, ad esempio, la Norvegia ha approvato una legge che consente l’estrazione mineraria su larga scala nei fondali marini. Questa iniziativa si svolge su una vasta area attorno all’arcipelago delle Svalbard, sollevando preoccupazioni a riguardo dell’impatto ambientale di tale attività. Contemporaneamente, la pressione da parte di cittadini e attivisti aumenta, dimostrando che gli equilibri tra sviluppo economico e conservazione ambientale devono necessariamente trovare una sintesi razionale e lungimirante.

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