Sorpresa telefonica per la vedova di un ex operaio: operazione in lista d'attesa post mortem

Sorpresa telefonica per la vedova di un ex operaio: operazione in lista d’attesa post mortem

Una telefonata dall’ospedale per un intervento su un paziente deceduto riaccende il dibattito sulla gestione delle liste d’attesa e la comunicazione nel sistema sanitario di Taranto.
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Sorpresa telefonica per la vedova di un ex operaio: operazione in lista d'attesa post mortem - Gaeta.it

Una telefonata inaspettata ha scosso una famiglia di Taranto nei giorni scorsi, quando la vedova di un uomo malato di tumore al duodeno ha ricevuto notizie sui possibili interventi chirurgici per il marito, deceduto un anno prima. La vicenda solleva interrogativi sulla gestione delle liste d’attesa per le operazioni e le comunicazioni delle strutture sanitarie.

La telefonata inaspettata

Cristina, la vedova, ha raccontato ai media locali che quando ha ricevuto la telefonata dall’ospedale, pensava inizialmente si trattasse di uno scherzo. Durante la conversazione, i sanitari le hanno comunicato che c’era la possibilità di operare Antonio, il marito ormai scomparso. “Ma quale intervento?”, ha risposto incredula. Dopo una breve confusione, le è stato confermato che la chiamata era riguardante proprio il suo defunto marito, deceduto nel 2024.

L’ASL di Taranto ha successivamente chiarito che la convocazione per l’intervento non proveniva da loro, ma da un’altra azienda sanitaria che aveva preso in carico Antonio prima della sua assistenza al Moscati di Taranto. Questo ha portato a una serie di domande su come vengono gestite le informazioni riguardanti i pazienti, soprattutto nei casi in cui gli stessi non siano più in vita.

La storia clinica di Antonio

La storia di Antonio inizia ben prima della sua morte, evidenziando una serie di problematiche e ritardi nel sistema sanitario. Prima di rivolgersi alle strutture sanitarie pubbliche, il marito di Cristina aveva cercato aiuto dal medico di base, il quale aveva suggerito l’uso di fermenti lattici per alleviare i forti dolori addominali. Solo nel marzo del 2023, dopo ulteriori accertamenti, come un’ecografia e una TAC, si giunse alla diagnosi di linfoma.

Un ematologo confermò la gravità della situazione, raccomandando una biopsia e l’intervento di un radiologo interventista. Tuttavia, il calvario della coppia era appena iniziato. Di fronte a costi elevati per visite private, che già avevano raggiunto circa 2000 euro, la coppia si trovò costretta a cercare alternative. La situazione finanziaria si rivelava complicata, mentre il tempo scorreva inesorabile.

Richiesta di ricovero e diagnosi tardiva

Finalmente, Antonio fu ricoverato al Santissima Annunziata, dove ricevette un intervento chirurgico per una biopsia. Nonostante la determinazione della coppia, l’esito della biopsia rivelò un linfoma non Hodgkin a cellule T, una diagnosi che arrivò solo due mesi dopo l’intervento. A quel punto, Antonio iniziò un ciclo di chemioterapia, sperando di poter superare la malattia.

Purtroppo, i risultati non furono quelli sperati. Dopo un anno di lotta e diversi cicli di trattamento, Antonio morì, lasciando la famiglia e gli amici nel dolore e nella confusione. La chiamata ricevuta dalla vedova ha riaperto una ferita e ha messo in luce la necessità di verificare e migliorare la comunicazione all’interno del sistema sanitario, soprattutto in relazione alle liste d’attesa e alla gestione delle informazioni sui pazienti deceduti. La storia di Cristina e Antonio mette in evidente discussione non solo le procedure, ma anche l’umanità che dovrebbe caratterizzare il settore sanitario.

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