Spionaggio in Italia: 90 utenze in Europa colpite dallo spyware Paragon, ecco i dettagli

Spionaggio in Italia: 90 utenze in Europa colpite dallo spyware Paragon, ecco i dettagli

Scoperta di 90 utenze europee, tra cui 7 italiane, colpite dallo spyware Paragon. Attivisti e giornalisti nel mirino, con indagini in corso e reazioni da parte delle organizzazioni coinvolte.
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Spionaggio in Italia: 90 utenze in Europa colpite dallo spyware Paragon, ecco i dettagli - Gaeta.it

La scoperta di 90 utenze europee, tra cui 7 italiane, bersaglio dello spyware Paragon, mette in evidenza un fenomeno allarmante. Il rapporto pubblicato da The Citizen Lab rivela come gruppi per i diritti umani, critici del governo e giornalisti siano presi di mira. Le indagini sono in corso, e il quadro si fa sempre più preoccupante. Scopriamo i dettagli di questa vicenda, che coinvolge attivisti e rappresentanti della società civile.

Il rapporto di Citizen Lab: un’analisi approfondita

Il team di The Citizen Lab, parte dell’Università di Toronto, ha condotto un’analisi forense sui dispositivi di alcuni noti attivisti italiani colpiti dallo spyware. Tra essi ci sono Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, l’armatore Beppe Caccia e Luca Casarini, noto per il suo coinvolgimento con Mediterranea. I risultati delle analisi mostrano come ci sia un “modello familiare” nell’identificare i bersagli: soggetti che operano nella difesa dei diritti umani o che criticano l’autorità governativa. Il dato fondamentale è che queste 90 utenze rappresentano probabilmente solo una frazione di un numero molto più elevato di casi.

In particolare, l’analisi ha utilizzato uno strumento noto come Bigpretzel, che permette di identificare le infezioni con Graphite, e ha evidenziato attacchi ai dispositivi di Caccia e Casarini tra il 22 dicembre 2024 e il 31 gennaio 2025. Vale la pena notare che non sono emerse tracce di intrusione sul cellulare di Cancellato, ma i risultati sull’attività di spionaggio attuato rivelano l’urgenza di una risposta da parte delle istituzioni.

La reazione delle organizzazioni coinvolte

Le informazioni emerse dal rapporto hanno fatto scattare reazioni da parte delle organizzazioni coinvolte. In un comunicato, è stato sottolineato l’importanza di affrontare questa situazione in seguito all’emergere delle evidenze legali dello spionaggio. Le Ong planificano di presentare le prove raccolte alle cinque procure che stanno conducendo indagini sul caso, ovvero quelle di Palermo, Roma, Napoli, Bologna e Venezia. Inoltre, si prevede di inviare la documentazione alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e alla Corte penale internazionale, con l’intenzione di sollecitare ulteriori verifiche sulla situazione in Libia, area dalla quale sembrerebbero provenire le accuse.

Paragon ha respinto le accuse, definendo il rapporto come ricco di “numerose inesattezze” e insistendo sul fatto di operare dentro limiti legali. L’azienda ha dichiarato di impegnarsi a mantenere la riservatezza delle operazioni.

Le testimonianze dei presunti vittime

Un esempio significativo è quello di David Yambio, fondatore dell’associazione Refugees in Libya. È stato informato da Apple di un’infezione sul proprio cellulare e ha affermato che il suo dispositivo era monitorato mentre forniva informazioni riservate sui diritti umani in Libia. La sua testimonianza con il Guardian ha messo in luce un contesto di vulnerabilità per coloro che si adoperano per la giustizia internazionale. Yambio ha già contattato la Corte penale internazionale per chiedere verifiche sul suo telefonino.

Reazioni politiche e indagini in corso

La denuncia dello spyware ha suscitato critiche da parte dell’opposizione. Raffaella Paita, esponente di Italia Viva, ha definito la situazione come “grave” e ha chiesto un intervento deciso da parte del Governo. Anche Peppe De Cristofaro, membro di Alleanza Verdi e Sinistra, ha sollevato preoccupazione sull’assenza di chiarezza circa i mandanti e sulla segretezza delle procedure, evidenziando così che il Copasir non riflette l’intero quadro politico.

Recentemente, Meta, la multinazionale titolare delle piattaforme di social media, è stata convocata dal Copasir per discutere le azioni intraprese e i procedimenti di informazione dei soggetti interessati. I rappresentanti hanno riferito di aver attuato misure correttive per fermare ulteriori intrusioni e contatti proibiti.

Le indagini continueranno a essere monitorate in Italia, e il caso rimane al centro dell’attenzione pubblica e mediatica, mentre le autorità competenti si muovono per verificare ogni aspetto della questione.

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