Negli ultimi mesi, lo scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto livelli preoccupanti, complicando le relazioni economiche globali e coinvolgendo anche altri importanti paesi asiatici. L’ambasciatore cinese a Washington e i governi di Giappone e Corea del Sud hanno preso posizione pubblicamente, cercando di evitare che il confronto tariffario degeneri in una crisi più ampia. Il contesto è segnato da richieste di dialogo e attenzione a non confondere questioni di sicurezza con quelle del commercio.
l’ambasciatore cinese avverte sui rischi del protezionismo e richiama alla storia
un monito contro politiche protezionistiche
Xie Feng, ambasciatore cinese negli Stati Uniti, ha scelto di intervenire durante un incontro diplomatico dedicato alla medicina tradizionale cinese tenuto a Washington, per lanciare un avvertimento netto sulle conseguenze delle politiche protezionistiche portate avanti da Washington. Ha richiamato più volte la storia, ricordando lo Smoot-Hawley Act del 1930: una legge che aumentò drasticamente i dazi su molte importazioni, aggravando la Grande Depressione. Secondo Xie, la lezione di quell’episodio storico resta valida, e oggi serve evitare di rifare gli stessi errori.
Nel suo intervento, ha utilizzato immagini tratte dal campo medico per spiegare la situazione attuale: non ha senso concentrarsi solo su una parte del problema ignorando il resto, ne’ tantomeno «prescrivere medicine quando si è malati». Ha descritto l’attuale situazione come una sorta di «militarizzazione dell’interdipendenza economica», descrivendo i dazi come muri che tagliano i legami commerciali e bloccano le catene di approvvigionamento globale. Ha sottolineato che questa impostazione rischia di far aumentare prezzi e carenze, danneggiando tutti gli attori coinvolti.
Questa riflessione arriva in un momento in cui gli Stati Uniti hanno imposto dazi cumulativi fino al 156% sulle importazioni cinesi, con Pechino che ha risposto con contromisure fino al 125%. Il clima resta teso ma il presidente Trump, durante alcune dichiarazioni, ha lasciato aperto uno spiraglio per un accordo commerciale futuro, affermando di aspettarsi un’intesa soddisfacente con la Cina.
il giappone chiede di separare sicurezza e commercio nelle trattative con gli stati uniti
distinzione tra sicurezza e commercio secondo Tokyo
Shigeru Ishiba, primo ministro giapponese, ha scelto di intervenire per evitare che le crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Asia orientale rischino di deteriorare anche i rapporti di sicurezza tra Washington e Tokyo. Ha chiesto di mantenere distinta la trattativa sui dazi da quella relativa alla difesa, considerando delicata la convivenza tra i due ambiti.
Attualmente, il Giappone si trova sotto pressione da parte degli Usa, con dazi sospesi temporaneamente, ma che comprendono un’imposizione del 10% su specifici prodotti e tariffe aggiuntive su acciaio, alluminio e automobili. Trump aveva messo in dubbio il trattato bilaterale di sicurezza del 1960, accusandolo di essere sbilanciato. Ishiba ha risposto con chiarezza in Parlamento, ricordando che il trattato non obbliga Tokyo a difendere gli Stati Uniti, ne’ garantisce a Tokyo una protezione unilaterale.
Il premier ha insistito sul fatto che sicurezza e commercio vanno trattati separatamente e che la commistione tra i due temi rischia di compromettere la stabilità regionale. Ha dichiarato a Kyodo che auspica “una soluzione positiva” dialogata, che potrebbe rappresentare anche un modello per altre dispute internazionali.
la corea del sud media con washington evitando ritorsioni e puntando al dialogo
mediazione prudente per evitare escalation
Seoul si prepara a inviare i ministri del Commercio e delle Finanze in missione a Washington per incontrare rappresentanti dell’amministrazione statunitense. La visita, prevista per due giorni a fine aprile, punta a negoziare gli effetti dei dazi americani del 25% su alcune esportazioni sudcoreane, sospesi temporaneamente. La Corea del Sud sta adottando un atteggiamento prudente, con il presidente ad interim Han Duck Soo che ha confermato la volontà di non rispondere con azioni punitive.
Han ha sottolineato le profonde radici storiche del rapporto con Washington, richiamando gli aiuti e le garanzie di sicurezza che gli Stati Uniti hanno fornito nel corso degli anni, soprattutto dopo la guerra di Corea. Il governo insiste sulla necessità di mantenere i legami economici forti, evitando di trasformare lo scontro commerciale in un conflitto più ampio. L’eventuale conferma dei dazi potrebbe creare problemi significativi all’economia import-export di Seoul, motivo che spiega la cautela mostrata.
La visita dei ministri rappresenta un tentativo concreto di mediazione e un segnale che Seul cerca un confronto pacato. L’obiettivo è ridurre l’impatto dei dazi e mantenere un rapporto produttivo con Washington, nonostante la pressione commerciale di questi mesi. Il governo sudcoreano appare intenzionato ad affrontare le tensioni con la massima cautela, nella consapevolezza delle conseguenze che uno scontro diretto potrebbe provocare.