Stefania Rabuffetti, la poetessa romana con un forte legame con le emozioni e la sua città, ha da poco lanciato “Parole per guarire“, la sua settima raccolta di poesie. Un’opera che trae origine dal suo vissuto e dai suoi disagi, trasformando l’arte della scrittura in un mezzo di esplorazione e condivisione di esperienze intime. La poetessa, che ha accumulato un seguito notevole sui social, racconta come la scrittura l’abbia sostenuta nei momenti difficili, permettendole di riflettere su se stessa e di connettersi con gli altri.
Un percorso personale di guarigione
Nata nel 1972 e cresciuta a Roma, Stefania Rabuffetti si è avvicinata alla poesia nel 2007, come risposta a un periodo di difficoltà personale. A suo avviso, scrivere le permette di affrontare il dolore riconducibile al malessere psichico: “Scrivo per guarire il mio male di vivere, un male invisibile, che ferisce la psiche.” La scrittura, per Stefania, è stata un metodo di sfogo che ha permesso di trasformare le sue esperienze negative in parole che raccontano e aiutano. Le sue poesie diventano, quindi, non solo un rifugio intimo ma anche un appello per coloro che si sentono persi o soli.
“La poesia non sempre si presenta come un’amica – spiega la poetessa – ma ho scoperto che, nel momento in cui accettavo di affrontarla, diventava un alleato.” Questo legame profondo con la scrittura ha portato Stefania a pubblicare sette raccolte, ognuna delle quali rappresenta un capitolo significativo della sua vita e del suo percorso di crescita personale. Ogni pagina è un passo verso la libertà interiore, un viaggio di consapevolezza che unisce il passato e le sfide presenti.
L’intento di raggiungere gli altri
Ma l’arte non si ferma alla salvazione personale. Stefania Rabuffetti spera di utilizzare le sue poesie come chiave per aiutare gli altri a superare il senso di vuoto che spesso accompagna la vita moderna. “Non scrivo solo per me,” afferma, “ma anche per chiunque possa sentirsi in difficoltà. La poesia può aiutare a comprendere e superare il dolore quotidiano.”
Definita dai media “la poetessa dei social”, Stefania ha sviluppato una comunità attiva online, con oltre 15mila follower su Facebook, attraverso la quale condivide la sua arte e interagisce con i lettori. La poetessa desidera che la sua scrittura parli a chiunque attraversi esperienze simili alle sue, contribuendo a restituire speranza e empatia a chi si sente solo nel proprio dolore.
La scrittura di Stefania è stata, quindi, una forma di terapia per affrontare non solo le sue sfide ma anche per fornire comfort a coloro che sentono il bisogno di connessione. Con la sua voce poetica, invita i lettori a riflettere, a cercare dentro di sé e a trovare la propria strada verso la serenità.
Presentazione della raccolta “Parole per guarire”
“Parole per guarire,” edita da Castelvecchi, è composta da tre sezioni principali: Inferno, Purgatorio e Paradiso. In queste 182 pagine, Rabuffetti delinea un vero e proprio viaggio alle radici dell’animo umano, un parallelo con il cammino dantesco che esplora i vari stati di malessere che caratterizzano l’esperienza giovanile. La poetessa sottolinea come per molti giovani la vita quotidiana possa risultare pesante e difficile da affrontare. “I ragazzi non sono insensibili – dice – ma vivono all’interno di una realtà che spesso li schiaccia.”
Nella sua opera, la poetessa affronta temi importanti come la paura, l’ansia e la malinconia. Un esempio è la poesia “Peso delle cose“, in cui si interroga sull’identità e sul significato di essere se stessi: “E se io non fossi io? Dov’è il mio corpo?” Queste domande risuonano profondamente in molti lettori, facendo eco alle inquietudini dell’adolescenza e della giovinezza.
Tuttavia, non tutto è desolazione; all’interno della sezione Paradiso emerge una luce di speranza. La “Buona stella“, un simbolo di salvezza e guida personale, rappresenta un invito alla ricerca della propria luce interiore, una spinta verso la positività e il benessere. Con uno stile delicato e profondo, Stefania Rabuffetti mostra come attraverso la poesia si possa comprendere, vivere e, infine, guarire.
Ultimo aggiornamento il 15 Dicembre 2024 da Elisabetta Cina