Un incontro a Napoli punta a sensibilizzare il governo sull’eliminazione del polistirolo in attività di pesca. L’obiettivo è fermare l’uso di questo materiale dannoso per l’ambiente marino, senza compromettere il lavoro dei pescatori.
l’iniziativa di napoli per dire addio al polistirolo nella pesca
Giovedì 24 aprile, nella Sacrestia del Vasari in Piazza Monteoliveto a Napoli, si è svolto un incontro che ha riunito esperti, rappresentanti politici e operatori del settore per focalizzarsi sulle conseguenze dell’uso del polistirolo nell’ambito della pesca. Il dibattito è stato organizzato per fare pressione sul governo nazionale affinché venga approvata una legge che vieti l’impiego di questo materiale nei contenitori usati per il pescato.
Il tema scelto richiama l’urgenza di rispettare gli ecosistemi marini, valorizzando alternative sostenibili e compatibili con le esigenze dei pescatori. Tra gli ospiti principali era presente la coportavoce di Europa Verde, Fiorella Zabatta, insieme a Luigi Carbone, consigliere della Città Metropolitana, e Roberto Marino, presidente della Seconda Municipalità. Hanno preso parte anche docenti universitari, rappresentanti di aziende e associazioni che operano nel campo agroalimentare e ambientale. Lo scopo comune è stato quello di mettere in luce un problema che interessa non solo la Campania, ma l’intero sistema marittimo italiano.
i danni causati dall’uso delle cassette in polistirolo sui mari
Il professor Vincenzo Peretti, docente universitario all’Università Federico II, ha sottolineato la pericolosità del polistirolo per gli ambienti marini. Il materiale plastico utilizzato per le cassette nella pesca, ha detto, si disperde facilmente nelle acque e rappresenta una fonte di inquinamento molto grave. Questi rifiuti interferiscono con la fauna ittica, danneggiando gli habitat naturali e compromettendo la salute di specie marine fondamentali.
Peretti ha insistito sulla necessità di intervenire rapidamente, spingendo il problema in ambito legislativo per ottenere una regolamentazione chiara. La sua opinione si basa sulla constatazione che il polistirolo, oltre ad essere ingombrante, non si degrada, si frammenta creando microplastiche che arrivano fino alle catene alimentari degli esseri umani.
La discussione ha riguardato anche le implicazioni per i pescatori, che rischiano di subire ripercussioni economiche qualora cambiassero le norme senza soluzioni concrete. Un dialogo necessario, quindi, per trovare un accordo che contempli tanto la tutela ambientale quanto il rispetto delle attività lavorative tradizionali.
le alternative sostenibili: le cassette ecologiche e la tecnologia rfid
Tra le soluzioni pratiche già testate, l’uso di cassette ecologiche ha preso piede in diverse realtà campane. Un esempio è rappresentato dalla DuWo, una cassetta realizzata con materiali meno impattanti sull’ambiente, che ha integrato un sistema di tracciamento tramite microchip RFID. Questa tecnologia consente di monitorare il percorso di ogni singolo contenitore e la provenienza del pescato, migliorando la gestione e la trasparenza della filiera.
L’utilizzo di cassette ecologiche agevola il passaggio da materiali inquinanti come il polistirolo a sistemi più rispettosi dell’ambiente, senza sovraccaricare gli operatori. Proprio per sostenere questa iniziativa, è stata lanciata una petizione online con l’obiettivo di raccogliere adesioni e pressioni sufficienti per spingere il governo verso un atto normativo.
I promotori dell’evento e della petizione invitano quindi cittadini e professionisti a partecipare attivamente, per accelerare l’abbandono del polistirolo nella pesca, con effetti positivi per il mare, la fauna e la qualità del pescato.
il ruolo delle istituzioni e degli esperti nella tutela del mare
L’evento napoletano ha visto anche interventi da parte di rappresentanti di associazioni e aziende del comparto agroalimentare e ambientale. Alfonso Raiola e Luigi Esposito, docenti dell’Università Federico II, Giulio Gerli, amministratore della Gerli Food, e Gennaro Scognamiglio, presidente di Unci Agroalimentare, hanno avanzato riflessioni sulle responsabilità industriali e collettive nella salvaguardia dell’ecosistema marino.
Il vicepresidente di Agci Campania, Stefano Sorriento, e la rappresentante di N’sea Yet, Giulia Sodano, hanno descritto le iniziative già avviate sul territorio per coinvolgere i pescatori nel cambiamento verso pratiche meno impattanti. Francesco Marino, presidente del WWF Napoli, ha infine ribadito l’urgenza di interventi normativi e di sensibilizzazione per allontanare definitivamente il polistirolo dalle attività marine.
L’incontro ha messo in evidenza un confronto costruttivo che, partendo dal problema ambientale, cerca di proteggere il mare garantendo la continuità del lavoro degli operatori della pesca. Hanno ribadito quanto sia vitale una legge che supporti la transizione verso materiali biodegradabili e sistemi tecnologici capaci di accompagnare questo processo.