La tragica strage di Steccato di Cutro, avvenuta il 26 febbraio 2023, ha lasciato un segno indelebile nelle vite di molte persone. Con una lista di indagati che comprende sei figure chiave nelle operazioni di soccorso e vigilanza, il caso riaccende il dibattito sull’efficienza dei protocolli di emergenza. La testimonianza di Alauddin Mohibzada, unico superstite della sua famiglia in questa devastante tragedia, offre uno sguardo profondo sulle conseguenze umane di quella notte drammatica.
La tragedia di Steccato di Cutro: il racconto di Alauddin
Chi era a bordo del caicco?
Alauddin Mohibzada ha 24 anni e rappresenta una delle molte famiglie distrutte dalla tragedia di Steccato di Cutro. Quella notte, ha tragicamente perso quattro membri della sua famiglia: la zia Munika, di 35 anni, e i tre figli di lei, Maewa , Hadija e Tajib , il cui corpo non è mai stato ritrovato. Un viaggio che avrebbe dovuto essere una via di fuga verso una vita migliore si è trasformato in un incubo. Gli unici sopravvissuti, lo zio Wahid e il cugino quattordicenne, vivono ora ad Amburgo, portando con sé il peso di una perdita incommensurabile.
L’arrivo della notizia tragica
La telefonata che ha cambiato la vita di Alauddin è arrivata proprio nel momento peggiore: Wahid lo ha contattato nel cuore della notte per avvertirlo dell’arrivo a Crotone. “Stavano tutti bene,” ricorda Alauddin, “poi è successo il disastro”. Di fronte alla devastazione, lui stesso è partito alla volta della Calabria, suo malgrado un testimone del dolore che ha colpito le famiglie coinvolte. “Ho perso mia zia e tre cuginetti. Una famiglia distrutta,” esprime con grande angustia.
L’inchiesta: chi sono gli indagati?
Dettagli sugli indagati
L’inchiesta sulla strage ha portato a sei indagati, tutti legati a vari livelli alla gestione dell’emergenza e soccorso. Tra questi figura Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa della Guardia di Finanza, insieme a Alberto Lippolis e Antonino Lopresti, elementi chiave presso il Roan di Vibo Valentia. Altri nomi noti includono Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto, e due ufficiali di ispezione, Francesca Perfido e Nicola Nania, entrambi in servizio durante quella fatidica notte.
Accuse di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo
Questi sei uomini sono accusati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, evidenziando la responsabilità diretta che avrebbero dovuto assumere nella salvaguardia delle vite umane. Alauddin esprime angoscia, chiedendosi se i presunti colpevoli comprendano il dolore causato dalla loro inazione. “Quante vite hanno spezzato? Quanti bambini, genitori e nonni hanno perso i loro cari?” la sua voce dice tutto: è un grido di dolore che chiede giustizia.
La testimonianza di Alauddin: un dolore profondo
L’inefficienza dei soccorsi
Alauddin racconta la drammatica inefficienza dei soccorsi, un ritardo che ha contribuito al numero crescente di vite perdute quella notte. “Se fossero arrivati un’ora prima, oggi sarebbero tutti vivi,” dice con amara consapevolezza. Questo accusa è rivolta non solo agli indagati, ma a un sistema che non è riuscito a proteggere chi stava cercando una vita migliore.
La ribellione del cuore
Il giovane menziona come il lutto non si limiti solo a lui, ma estenda la sua ombra a oltre mille persone che hanno subito una perdita in famiglia. “Non sono state distrutte solo le vite di chi era sul caicco, ma quelle di tutti noi, i familiari,” riflette. Il senso di impotenza e di ingiustizia è palpabile nella sua voce. Con il gallone del dolore ancora fresco, Alauddin si chiede se ci sia un modo per riparare tutto questo.
Il racconto di Alauddin è solo un frammento della tragedia di Steccato di Cutro, una vicenda che continua a sollevare interrogativi su come vengono trattati i migranti e su quali siano le responsabilità di chi avrebbe dovuto proteggere queste vite. La strada verso la verità appare ancora lunga e tortuosa.
Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2024 da Sara Gatti