La strage avvenuta ad Arè rappresenta un episodio tragico nella storia dei trasporti italiani, un dramma che si sarebbe potuto evitare con pochi secondi di attenzione. Durante la requisitoria finale in corso al Tribunale di Ivrea, il PM Lodovico Bosso ha messo in luce gli elementi chiave del disastro. Le sue parole non solo hanno evidenziato le responsabilità di chi era coinvolto, ma hanno anche sottolineato le scelte errate che hanno portato a una delle tragedie più gravi nel settore ferroviario.
La dinamica dell’incidente
Sono le 23:16 quando il treno Ivrea-Chivasso si lancia contro un trasporto eccezionale di 25 metri e 40 tonnellate, bloccato sui binari del passaggio a livello di Arè. La velocità di 85 chilometri orari con cui il convoglio travolge il mezzo è devastante. Grazie ai dati raccolti dalla scatola nera della motrice, si è potuto stabilire che il trasporto si muoveva a soli 3 chilometri orari, pari a 0,8 metri al secondo. Era un passaggio che avrebbe consentito all’autista di liberare i binari in soli 15 secondi. Ma la paura ha paralizzato l’operatore, che ha scelto di tentare la retromarcia, una decisione fatale.
Quando la sbarra del passaggio a livello si è chiusa, è accaduta una combinazione sfortunata. La sbarra non si è rotta, ma si è incastrata tra la motrice e il rimorchio. Un evento che ha permesso al treno di procedere senza ostacoli, culminando in un impatto mortale. Il macchinista del treno e un autista della scorta hanno perso la vita, mentre molti passeggeri hanno riportato ferite non solo fisiche, ma anche psicologiche, segnati per sempre dalla tragedia.
Le decisioni che hanno portato al disastro
L’intervento del PM Bosso ha messo in luce anche un aspetto cruciale che ha contribuito alla tragedia: la scelta del percorso. Il tragitto che passava per Arè, sebbene breve e apparentemente economico, non era affatto sicuro. Il processo e le relative indagini hanno dimostrato che avrebbe potuto essere selezionato un percorso alternativo, lungo ma certamente meno rischioso. All’epoca dell’incidente, il mezzo trasportava moduli di cemento diretti alla Bitux di Foglizzo per l’ampliamento di un impianto. Questo viaggio fu solo il primo di una serie che avrebbe dovuto rispettare protocolli di sicurezza più rigorosi.
Da quel momento in poi, sia la Translog sas che le autorità hanno dovuto rivedere procedure e autorizzazioni. Il PM ha chiarito che il trasporto successivo avrebbe dovuto seguire un altro percorso, come la A5, più lungo ma decisamente più sicuro. Le scelte fatte in fase organizzativa sono state criticate, evidenziando una netta mancanza di prudenza e responsabilità.
Le responsabilità di Wolfgang Oberhofer e Darius Zujis
Wolfgang Oberhofer, legale rappresentante della società Translog sas, è stato indicato dal PM come il “dominatore” dell’intero trasporto. La sua responsabilità è legata non solo all’organizzazione logistica del viaggio, ma anche alla scelta del tragitto e al rilascio delle necessarie autorizzazioni. La requisitoria ha richiesto una condanna a 4 anni per Oberhofer, sottolineando il suo ruolo centrale nella gestione del trasporto eccezionale.
In parallelo, Darius Zujis, l’autista del mezzo, è stato accusato di aver mostrato una grave mancanza di prudenza. Nonostante avesse il tempo necessario per sgomberare i binari, non è riuscito a farlo. Inoltre, le autorizzazioni ottenute per quel trasporto risultano invalide, in quanto riferite a veicoli diversi da quelli realmente impiegati. Una situazione che ha ulteriormente complicato la posizione di tutti gli attori coinvolti.
Le aspettative delle famiglie delle vittime
L’udienza dedicata alle arringhe finali da parte della difesa e delle parti civili è programmata per il 24 gennaio 2025. La data segnerà un momento cruciale per le famiglie delle vittime, che vivono un dramma quotidiano. Tra di esse spicca Maria Antonietta Madau, sorella del macchinista deceduto. La sua presenza in aula, costante nel corso del processo, testimonia il peso di una perdita inesorabile. Per lei, ogni udienza rappresenta un’occasione per onorare la memoria del fratello, un ricordo che continua a tormentare, graffiando la quotidianità con l’eco di una notte tragica.
Il processo non è solo un iter giuridico, ma un bivio fondamentale per l’adeguamento delle normative sui trasporti eccezionali in Italia, un settore che dovrà intensificare la sorveglianza per evitare simili tragedie in futuro. La sentenza attesa il prossimo gennaio rappresenterà una possibile via di giustizia per le famiglie colpite e un grido di allerta per l’intero sistema dei trasporti.
Ultimo aggiornamento il 8 Gennaio 2025 da Marco Mintillo