Strage di Fidene: attesa per la sentenza definitiva il 31 marzo, ergastolo per l'imputato

Strage di Fidene: attesa per la sentenza definitiva il 31 marzo, ergastolo per l’imputato

Il 31 marzo si attende la sentenza sulla strage di Fidene, in cui quattro donne furono uccise da Claudio Campiti. La Procura chiede l’ergastolo e responsabilità per altri coinvolti.
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Strage di Fidene: attesa per la sentenza definitiva il 31 marzo, ergastolo per l'imputato - Gaeta.it

Il 31 marzo si avvicina e con esso la pronuncia della sentenza riguardante la tragica strage di Fidene, un episodio che ha scosso Roma e l’intero paese. Quattro donne persero la vita durante una riunione di condominio nel dicembre del 2022, vittime dell’azione violenta di Claudio Campiti, il principale accusato. La Procura ha chiesto l’ergastolo con l’isolamento diurno per Campiti, mentre si richiedono pene anche per altri due soggetti coinvolti, chiarendo la gravità di quanto accaduto.

Dettagli sulla strage e sull’iter giudiziario

L’episodio avvenne nel contesto di un incontro condominiale, un momento normativamente quotidiano ma che tragicamente si trasformò in un evento di violenza inaspettato. Il 20 dicembre 2022, Claudio Campiti, armato, aprì il fuoco contro le donne presenti, lasciando una scia di dolore in una comunità già provata. Nel corso delle indagini, è emerso che Campiti aveva lasciato l’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto con l’arma utilizzata per compiere la strage, un aspetto che ha portato all’incriminazione di altre due persone. I rappresentanti della Procura stanno portando avanti un caso che non lascia spazio a fraintendimenti, ponendo l’accento sulla responsabilità non solo di Campiti, ma anche di chi, in qualità di presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e di un dipendente, potrebbe aver omesso di esercitare il dovuto controllo.

Richieste di pena e linee difensive

Durante l’udienza più recente, il legale di Campiti, avvocato Giancarlo Rizzo, ha presentato alla Corte d’Assise una richiesta di dichiarare l’imputato non punibile a causa di un presunto vizio totale di mente. Questa strategia difensiva mira a ridurre la responsabilità penale di Campiti, sostenendo che l’imputato non fosse nelle condizioni di intendere e di volere. In subordine, l’avvocato ha chiesto l’applicazione di attenuanti, sottolineando come dovrebbero prevalere rispetto alle circostanze aggravanti sollevate dall’accusa. Questa linea difensiva mette in luce il tentativo di ridurre la pena in caso di condanna, ma il giudizio finale spetterà ai giudici.

La gravità del reato e le ricadute sociali

Questa strage ha sollevato interrogativi non solo sulla salute mentale di Campiti, ma anche sull’efficacia delle normative in materia di controllo delle armi e sulla responsabilità dei soggetti che gestiscono strutture abilitate al loro uso. Le richieste di pena oltre a mirare all’ergastolo per Campiti evidenziano l’importanza di una riflessione sociale più ampia. Il caso ha riacceso il dibattito sulla prevenzione della violenza e sulla sicurezza nei contesti pubblici e

Ultimo aggiornamento il 4 Febbraio 2025 da Donatella Ercolano

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