Strage di Monteforte Irpino: in corso il riesame delle condanne degli imputati

Strage di Monteforte Irpino: in corso il riesame delle condanne degli imputati

La Cassazione esamina il ricorso sulla strage di Monteforte Irpino, con richieste di revisione delle condanne per omicidio colposo e disastro, ponendo l’accento sulle responsabilità nella sicurezza stradale.
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Strage di Monteforte Irpino: in corso il riesame delle condanne degli imputati - Gaeta.it

La quarta sezione della Cassazione si è riunita per valutare il ricorso sulla strage di Monteforte Irpino, dove il 28 luglio 2013 un bus precipitò da un viadotto, causando la morte di quaranta persone. Questo tragico evento ha sollevato interrogativi sulla responsabilità di vari dirigenti, con il procuratore generale che ha avanzato richieste di revisione delle condanne già emesse.

Le accuse principali

Durante il processo, il procuratore generale ha insistito sulla necessità di un appello bis per rivedere la condanna per omicidio colposo a carico dell’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia , Giovanni Castellucci. La richiesta include anche l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste” nei confronti di Castellucci per l’accusa di disastro colposo. Questa posizione riflette una volontà di accertare responsabilità più precise riguardo alla gestione della sicurezza del trasporto su strada, evidenziando un tema centrale in questa tragica vicenda.

Nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale ha chiesto che vengano esclusi anche gli altri dirigenti coinvolti, sostenendo che non ci siano prove sufficienti per giustificare la loro condanna in relazione al disastro colposo. La richiesta suggerisce un’analisi più attenta delle responsabilità collettive e individuali che possono emergere in situazioni di forte criticità, come quella vissuta negli istanti che hanno preceduto l’incidente.

Le condanne già emesse

In un contesto di complessità giuridica, il rappresentante dell’accusa ha richiesto di mantenere la pena di nove anni per Gennaro Lametta, proprietario del bus coinvolto nell’incidente. Inoltre, si è chiesta una condanna di quattro anni per Antonietta Ceriola, dipendente dell’Ufficio della Motorizzazione Civile di Napoli. Entrambe le posizioni pongono attenzione su figure direttamente collegate al trasporto e alla sicurezza dei mezzi pubblici, sollevando interrogativi importanti sulle pratiche adottate e la loro efficacia.

Le condanne già inflitte rappresentano una parte cruciale del processo, in quanto la Corte d’Appello di Napoli, nel settembre 2023, aveva deciso di irrogare sei anni di pena a Castellucci, contrariamente all’assoluzione ricevuta in primo grado. Questa tensione giuridica tra i vari gradi di giudizio sottolinea la complessità del caso, che non si limita ai singoli atti di mala gestione, ma si estende a considerazioni più ampie riguardanti la sicurezza stradale in generale.

La sentenza attesa

La decisione dei giudici della Cassazione è attesa nel tardo pomeriggio e potrebbe dare un nuovo impulso ai dibattiti relativi alla responsabilità nelle stragi stradali. In questo caso, non si tratta solo di una sentenza, ma di un vero e proprio faro su come gestire la sicurezza e le responsabilità legate alle infrastrutture pubbliche.

Le varie condanne e richieste di riesame mettono in evidenza la complessità del sistema di controllo e gestione delle strade italiane. Le aspettative sul pronunciamento della Cassazione si accompagnano a un ampio interesse mediatico e sociale, visto che il caso coinvolge non solo le vite spezzate di quaranta persone, ma anche questioni più ampie di responsabilità e tutela della sicurezza pubblica.

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