La denuncia di don Mattia Ferrari, cappellano dell’organizzazione Mediterranea Saving Humans, segnala un fenomeno inquietante attorno alla sorveglianza della solidarietà in Italia. Durante la terza giornata della Cattedra dell’Accoglienza, che si svolge a Sacrofano, vicino Roma, il sacerdote ha parlato dell’uso di tecnologie invasive come il software militare Paragon Graphite, installato sui dispositivi di alcuni dei partecipanti e attivisti. Questa situazione mette in luce un contesto in cui l’assistenza alle persone vulnerabili è percepita come una minaccia per la sicurezza nazionale.
La solidarietà e la sicurezza nazionale
Secondo quanto affermato da don Mattia, la solidarietà è diventata una questione di sicurezza nazionale. La sua affermazione evidenzia la preoccupazione crescente che le attività umanitarie vengano sottoposte a monitoraggio e sorveglianza. “Questa vicenda ci dice che è necessario un cambiamento, una conversione profonda a livello sociale,” ha affermato. La preoccupazione principale è che, in un contesto sociale sempre più polarizzato, la solidarietà venga considerata un atto sovversivo. Questo avviene nei momenti in cui i diritti umani e il supporto ai migranti e ai rifugiati sembrano essere messi in discussione in favore di una retorica di sicurezza.
Il cappellano ha messo in relazione questa situazione e il caso di Almasri, un generale libico arrestato a Torino e rapidamente rimpatriato dalle autorità italiane, sottolineando come l’Italia e l’Europa continuino a sostenere regimi in paesi come la Libia e la Tunisia. Qui, ha affermato, molte persone subiscono torture e forme di schiavitù, finanziate in parte da contributi europei.
L’indifferenza sociale di fronte al grido dei poveri
Un altro aspetto sottolineato da don Mattia è l’indifferenza che avvolge la sofferenza dei più vulnerabili. “Il loro grido sembra tante volte lasciarci indifferenti e questo mi fa paura,” ha dichiarato con grande intensità emotiva. Secondo il cappellano, l’indifferenza e il “menefreghismo” sono atteggiamenti che minano profondamente il sentimento di umanità.
L’invito di don Mattia è chiaro: è fondamentale ascoltare e rispondere a queste richieste, invece di ignorarle, perché questo porta a una società più coesa e solidale. L’empatia e la compassione sono componenti essenziali per affrontare le sfide sociali attuali. La sua denuncia non è solo un appello morale, ma un invito a riconoscere la vulnerabilità degli altri come parte della nostra esperienza collettiva.
L’appello alla comunità e il futuro della solidarietà
La situazione descritta da don Mattia Ferrari rappresenta un campanello d’allarme che richiede attenzione. La tensione tra sicurezza e solidarietà è un tema sempre più presente nel dibattito pubblico. Le politiche adottate dai governi devono bilanciare la necessità di sicurezza con la tutela dei diritti umani e le libertà fondamentali. Il religioso invita tutti a considerare la solidarietà non come un atto di ribellione, ma come un dovere civico in un contesto democratico, dove nessuno dovrebbe sentirsi minacciato per il proprio impegno umanitario.
In questo scenario complesso, risulta cruciale sostenere iniziative che promuovono il dialogo e la comprensione. La comunità deve unirsi per contrastare l’indifferenza e generare un ambiente in cui la solidarietà può prosperare. La discrepanza tra l’attenzione verso la sicurezza nazionale e l’empatia nei confronti dei più deboli chiama in causa la responsabilità di ogni cittadino, richiedendo un’azione collettiva per garantire un futuro più giusto e umano per tutti.