Un recente studio dell’Osservatorio Geofisico Unimore ha messo in luce un preoccupante incremento delle temperature a Modena e sul Cimone, evidenziando un raddoppio delle tendenze sia per le temperature massime che per quelle minime nel periodo compreso tra il 1981 e il 2018, rispetto ai dati registrati tra il 1951 e il 1980. La ricerca, di grande rilevanza per comprendere i cambiamenti climatici locali, è stata pubblicata in open access sulla rivista International Journal of Climatology, fornendo dati preziosi per le politiche ambientali e climatiche.
Andamento delle temperature a Modena
Aumento delle temperature massime
L’analisi condotta dai ricercatori Sofia Costanzini e altri ha rivelato che a Modena, le temperature massime hanno mostrato una crescita di +0,84°C per decennio dal 1981 al 2018. Tale incremento è significativo e potrebbe comportare effetti duraturi sull’ambiente urbano e sulle abitudini quotidiane dei residenti. Rispetto ai valori storici, questo dato suggerisce che le estati potrebbero diventare sempre più calde, influenzando non solo il comfort abitativo, ma anche la salute pubblica e la gestione delle risorse idriche.
Nel contesto della quotidianità modenese, l’innalzamento delle temperature massime potrebbe portare a un aumento della domanda di energia per il raffreddamento degli edifici e a una maggiore incidenza di eventi metereologici estremi. Le temperature elevate influenzano anche la biodiversità locale, colpendo le colture e gli ecosistemi.
Incremento delle temperature minime
Parallelamente, il trend delle temperature minime a Modena ha mostrato un aumento di +0,77°C per decennio. Questo dato evidenzia un cambiamento significativo nel clima notturno, il che significa notti più calde e un minore raffreddamento dell’aria, fattore che contribuisce all’accumulo di calore in ambiente urbano. Un aspetto interessante emerso dallo studio è che tale incremento potrebbe tradursi in un riscaldamento complessivo di circa 8 gradi centigradi in un secolo, se le tendenze attuali dovessero continuare.
Cambiamenti climatici sul Cimone
Il caso del Monte Cimone
Al pari di Modena, anche il Monte Cimone ha registrato un aumento significativo delle temperature. Il trend per le massime è di +0,62°C per decennio, mentre le temperature minime hanno mostrato un incremento di +0,80°C per decennio. Il Monte Cimone, situato a 2165 metri di altitudine, rappresenta una stazione meteorologica cruciale per il monitoraggio dei cambiamenti climatici delle aree montane italiane.
È fondamentale notare che, nonostante l’aumento delle temperature, il Cimone mantiene il suo carattere nevoso, ma si prevede che questo possa mutare nel lungo termine. Le implicazioni possono includere variazioni nelle precipitazioni, che potrebbero influenzare non solo la stagione sciistica, ma anche la fauna e la flora del parco.
Impatti ambientali e sociali
Le conseguenze dei cambiamenti climatici al Cimone possono tradursi in una maggiore instabilità nel sistema ecologico montano. La ricerca solleva interrogativi su come le specie locali possano adattarsi a temperature in aumento e sulla possibilità di eventi meteorologici estremi, come frane o alluvioni, che potrebbero risultare più frequenti.
Fenomeno dell’isola di calore urbana
L’impatto dell’isola di calore a Modena
Una delle scoperte più interessanti dello studio è l’analisi del fenomeno dell’isola di calore urbana a Modena, che ha avuto un impatto considerevole sulle notti calde. I dati mostrano che l’UHI ha contribuito fino al 645% all’aumento registrato delle notti calde. Questo fenomeno è particolarmente rilevante per le aree urbane, dove la pavimentazione e l’edificazione assorbono e rilasciano calore in modo differente rispetto alle aree rurali.
Le notti calde, in aumento di 29,5 per decennio a Modena rispetto ai 22 giorni di incremento sul Cimone, presentano sfide per il benessere dei cittadini, in particolare per le fasce di popolazione più vulnerabili come anziani e bambini. L’aumento dei giorni caldi è di 27,5 per decennio a Modena, mentre sul Cimone i giorni caldi sono aumentati di un totale di 15.
La drammatica scomparsa dei giorni di ghiaccio
Infine, la ricerca ha rivelato la quasi totale scomparsa dei cosiddetti “giorni di ghiaccio” a Modena, fenomeno una volta comune nei mesi invernali. Questi cambiamenti mettono in evidenza l’evoluzione del clima locale e come i cicli ambientali tradizionali siano stati alterati. L’unica eccezione recente a questo trend è stata l’evento eccezionale del “nevone di febbraio 2012“, che ha riportato temporaneamente una situazione di freddo significativo.
Questo studio rappresenta un’importante iniziativa nel monitoraggio delle tendenze climatiche e offre spunti utili per la pianificazione di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, esigenza sempre più impellente nelle attuali circostanze globali.
Ultimo aggiornamento il 27 Agosto 2024 da Laura Rossi