Il documentario “Sugarcane” sta rapidamente guadagnando attenzione in vista degli Oscar, grazie alla sua narrazione cruda e conmovedente che esplora una storia di abusi sistematici nei confronti delle popolazioni indigene in Canada. Presentato da National Geographic, con una proiezione speciale al Senato americano e previsto su Disney+ entro la fine dell’anno, il film di Julian Brave NoiseCat ed Emily Kassie è destinato a scuotere le coscienze, anche al Festival di Roma in programma il 22 ottobre.
La trama di sugarcane e il suo impatto emotivo
“Sugarcane” è il racconto di una storia che affonda le radici in quattro generazioni di abusi all’interno della missione cattolica di Saint Joseph, localizzata vicino a Williams Lake, nella British Columbia. Attraverso una narrazione viscerale, il film rivela i crimini perpetrati in nome dell’indottrinamento religioso e della cultura occidentale. Le vittime erano bambini strappati alle loro famiglie e costretti a rinunciare alle loro tradizioni, lingue e identità culturali. La violenza subita include abusi sessuali commessi da sacerdoti, un aspetto atroce che solleva interrogativi non soltanto sul passato, ma anche sul silenzio e sulla complicità che ha permesso tali atrocità nel corso degli anni.
Il film esplora anche il culmine della vergogna e della tristezza rappresentato dalla scoperta di resti di bambini nelle fosse comuni, un aspetto che ha suscitato l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. “Sugarcane” si propone non solo di documentare, ma anche di dare voce a sopravvissuti che hanno vissuto queste esperienze strazianti e che lottano per la giustizia e il riconoscimento da parte delle autorità . La testimonianza di Julian Brave NoiseCat, co-regista e reporter, rende chiaro che la realizzazione del film ha avuto un forte impatto personale, spingendolo ad affrontare le ombre della propria storia familiare e nazionale.
La risposta della Chiesa e della comunitÃ
La questione dei crimini perpetrati da membri della Chiesa cattolica nei confronti delle popolazioni indigene è tema centrale del documentario, che mette in evidenza anche le disillusioni legate alle scuse ufficiali. Papa Francesco ha incontrato alcuni testimoni e ha espresso rammarico per gli abusi, intraprendendo un “pellegrinaggio di penitenza” nello scorso luglio, ma le comunità First Nations hanno fatto sapere che tali azioni non sono sufficienti. Le ferite storiche causate da una Chiesa complice di politiche colonialiste, unite alla difficoltà nell’accesso agli archivi storici, creano un contesto di sfiducia che persiste ancora oggi.
Le testimonianze di chi ha vissuto l’orrore non mancano, e figure come Charlene Belleau, una delle sopravvissute agli abusi, lottano instancabilmente per portare alla luce verità nascoste. Anche Rick, il noto leader comunitario che ha guidato una delegazione al Vaticano, ha visto le sue speranze di giustizia spezzate con la sua morte, evidenziando quanto sia urgente e necessaria la lotta per il riconoscimento e la riparazione dei danni subiti.
Una ricerca di giustizia e riconciliazione
“Sugarcane” non è solo un film, ma rappresenta anche una ricerca di identità e giustizia. Al centro della narrazione si trova un gruppo di sopravvissuti che si sono uniti per scavare nelle loro storie familiari, facendo emergere i traumi passati e cercando di documentare attraverso prove tangibili come fotografie e reperti storici. Questo intenso lavoro di indagine ha portato alla luce la reale portata degli abusi e ha costretto molti, sia all’interno dei First Nations che nel resto del mondo, a confrontarsi con una verità scomoda.
Un aspetto particolarmente toccante è la scoperta del legame diretto tra la vita del co-regista NoiseCat e il misterioso passato della missione. Il padre 64enne di NoiseCat, storicamente segnato dalla dipendenza e da un passato di abuso, si è rivelato essere un sopravvissuto ad un episodio orribile che l’ha segnato per tutta la vita. Questa connessione personale ha profondamente influenzato il lavoro creato e sottolinea l’importanza di ricordare e preservare queste storie, affinché non vengano dimenticate.
Mentre la lotta per giustizia continua, “Sugarcane” assicura che le voci di coloro che hanno vissuto queste esperienze traumatiche non rimangano inascoltate. La speranza è che il film non solo rispecchi il dolore del passato, ma serva anche da catalizzatore per una maggiore consapevolezza e riflessione, promuovendo una riconciliazione autentica. I preparativi in vista di eventi importanti come la notte degli Oscar del 2025 mostrano che il riconoscimento e la celebrazione della cultura nativa americana sono finalmente entrati in una nuova era, portando le storie di questi eroi silenziosi al centro dell’attenzione mondiale.
Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2024 da Donatella Ercolano