Un grave episodio è avvenuto nel pomeriggio di Ferragosto presso il carcere di Parma, dove un giovane detenuto in attesa di giudizio si è tolto la vita. Questo tragico evento è avvenuto mentre era in corso la visita di una delegazione dei Radicali e del Garante nazionale per i diritti delle persone detenute. La notizia è stata confermata da Aldo di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria SPP, che ha sottolineato l’allarmante statistica dei suicidi nelle carceri italiane.
Il contesto del suicidio
L’istituto penitenziario di Parma ha visto crescere drammaticamente il numero dei suicidi nel corso dell’anno. Secondo le dichiarazioni di Di Giacomo, il numero totale di suicidi nelle carceri italiane dall’inizio del 2023 ha raggiunto quota 67, di cui ben tre nel solo carcere di Parma. Questo non è solo un segnale allarmante, ma una manifestazione di una crisi più profonda all’interno del sistema carcerario italiano.
Il detenuto deceduto era stato trasferito da Ancona a Parma solo tre giorni prima di questo tragico evento. Questo rapido trasferimento evidenzia una criticità nella gestione dei detenuti e delle loro condizioni psicologiche. Le circostanze di questo suicidio, avvenuto in concomitanza con una visita di controllo, pongono interrogativi sulla sicurezza e il supporto emotivo a disposizione dei detenuti.
La reazione del sindacato di polizia penitenziaria
Aldo di Giacomo ha espresso forte preoccupazione per questo nuovo suicidio, definendolo una “strage di Stato”. Durante le sue dichiarazioni, ha messo in luce il disinteresse percepito da parte del governo rispetto alla situazione critica degli istituti penitenziari. Secondo Di Giacomo, le misure adottate fino a questo momento non sono sufficienti per affrontare una realtà complessa e in deterioramento.
Il rappresentante del sindacato ha sottolineato che il personale della polizia penitenziaria si trova sotto pressione e senza adeguati interventi governativi. Le condizioni di lavoro postale e la gestione dei detenuti sono state definite insostenibili, avvertendo che, senza un cambio di rotta nei provvedimenti governativi, il sistema carcerario potrebbe “implodere”. Queste parole evidenziano non solo il senso di impotenza del personale penitenziario, ma anche la necessità urgente di un intervento strutturale.
Il ruolo del governo e delle istituzioni
Il governo è ora chiamato a prendere in considerazione le parole di Di Giacomo e la gravità della situazione nelle carceri italiane. Varie organizzazioni e associazioni hanno richiesto una riforma complessiva delle politiche carcerarie, che includa non solo un miglioramento delle condizioni di vita per i detenuti, ma anche un potenziamento delle strutture di supporto psicologico.
Le visite di controllo da parte di istituzioni come il Garante nazionale sono fondamentali per garantire la salvaguardia dei diritti dei detenuti, ma è evidente che non possono sostituire misure concrete e sistematiche. Le problematiche legate al sovraffollamento, alla mancanza di personale e all’assenza di programmi di riabilitazione adeguati necessitano di una risposta immediata e diretta dal governo. La cooperazione tra le istituzioni e le organizzazioni di tutela dei diritti umani è fondamentale per affrontare questa crisi.