Nell’ultimo incontro tenutosi all’Eliseo, la situazione geopolitica europea si è intensificata, spinta dalla rapida azione diplomatico-strategica dell’Amministrazione Americana. Emmanuel Macron ha convocato un vertice ristretto con gli alleati europei per affrontare le implicazioni del crescente dialogo tra Washington e Mosca, temendo che le decisioni cruciali riguardanti l’Ucraina possano essere decise senza consultare i paesi europei. Questo summit segna una risposta diretta alle crescenti preoccupazioni sul futuro delle relazioni tra Europa e Russia, e il rischio di marginalizzazione nel processo decisionale.
Il summit all’Eliseo: una reazione europea
Il vertice, iniziato nel tardo pomeriggio, ha visto un incontro tra leader di undici nazioni, una scelta strategica che evidenzia l’urgenza della situazione. Un Consiglio Europeo più ampio, che avrebbe coinvolto tutti i 27 membri dell’Unione, avrebbe probabilmente comportato un rallentamento nei progressi, complice il necessario consenso che deve esserci tra tutti i partecipanti. La frattura tra i membri dell’Unione è sempre più evidente, in particolare evidenziata dal disaccordo del premier ungherese Viktor Orban, che ha storicamente sfidato la posizione della maggior parte degli Stati e ora gode del supporto di Robert Fico, nuova figura polacca con visioni divergenti riguardo alle relazioni con Mosca.
La tensione si amplifica ulteriormente dopo che gli Stati Uniti hanno chiarito che non prevedono di coinvolgere le nazioni europee nelle fasi preliminari dei colloqui con la Russia. Questa presa di posizione è stata accompagnata da eventi che hanno suscitato polemiche, come l’incontro tra il vicepresidente americano e la leader del partito di destra tedesco AfD, Alice Weidel. I leader europei, consapevoli della necessità di unire le forze di fronte a sfide geostrategiche imminenti, si sono riuniti per cercare di influenzare il destino dell’Europa nonostante le divisioni interne.
Chi partecipa e il contesto del vertice
All’incontro di alto livello all’Eliseo, Macron ha accolto vari leader europei, inclusi Olaf Scholz, cancelliere tedesco, e Keir Starmer, primo ministro britannico, presente per primo. Anche Giorgia Meloni, premier italiano, e diversi altri leader tra cui Donald Tusk e Pedro Sanchez hanno partecipato, mostrando l’importanza del summit. Mette Frederiksen, primo ministro danese, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, hanno rinforzato la presenza istituzionale durante questa discussione cruciale.
L’atmosfera era tesa e riservata, dato che non erano previste comunicazioni ufficiali alla stampa. Macron ha intrattenuto una lunga conversazione telefonica con Donald Trump poco prima dell’incontro, segno di quanto l’asse transatlantico resti un punto focale nella geopolitica odierna.
L’irritazione e le esclusioni da parte dell’Unione europea
La scelta di escludere alcuni paesi in prima linea, come quelli baltici, la Romania, e la Finlandia, ha sollevato malumori e polemiche. Palazzo Chigi ha manifestato irritazione per questa decisione, considerando la loro geografia e il loro coinvolgimento diretto nel conflitto in corso. Gli esclusi si sentono privati di un’opportunità cruciale per far valere le proprie posizioni. In risposta a queste critiche, Antonio Costa, presidente del Consiglio Europeo, ha affermato che l’incontro rappresenta solo l’inizio di un percorso che porterà eventualmente a un maggiore coinvolgimento dell’UE.
Tale esclusione ha suscitato dubbi sulla capacità dell’Unione Europea di agire efficacemente in un contesto di emergenza. Mentre la Storia sembra riprendere un ritmo serrato, l’Unione, con la sua burocrazia e la necessità di trovare consenso tra tutti i membri, rischia di mostrarsi inadeguata nell’affrontare le sfide odierne, specialmente alla luce degli sviluppi e delle tensioni che seguono l’invasione russa dell’Ucraina.