Recenti progressi nelle indagini sull’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, le ultime vittime del noto “mostro di Firenze”, hanno rivelato un profilo genetico sconosciuto presente su uno dei proiettili usati nel delitto. Questo stesso DNA è stato rinvenuto anche su altri proiettili collegati a crimini precedenti attribuiti al serial killer. Le nuove scoperte potrebbero rappresentare un punto di svolta significativo in un caso che resta aperto da decenni, portando nuove speranze per i familiari delle vittime. L’analisi è stata condotta dall’avvocato Vieri Adriani, legale dei familiari delle vittime, e dal dottor Lorenzo Iovino, ematologo italiano attivo negli Stati Uniti.
Analisi del DNA: collegamenti tra i crimini
Sovrapposizione con omicidi passati
Come riportato dal quotidiano Repubblica, il dottor Lorenzo Iovino ha esaminato approfonditamente il profilo genetico rinvenuto sui proiettili, scoprendo affinità con due casi di omicidio noti: quelli di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, avvenuti il 9 settembre 1983, e i delitti di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, che risalgono al 29 luglio 1984. Questa sovrapposizione solleva interrogativi sulla possibilità che questi delitti siano riconducibili a un’unica firma del killer, suggerendo che la prova genetica potrebbe essere stata lasciata durante le fasi di ricarica dell’arma utilizzata nei crimini.
L’importanza di tali scoperte consiste nel potenziale di interconnettere questi tragici eventi, aprendo nuove vie di indagine per le autorità competenti. La scoperta di un DNA sconosciuto non solo solleva la questione di un legame potenziale tra gli omicidi, ma potrebbe anche aiutare a identificare l’autore, se si riuscisse a ottenere una corrispondenza con profili già noti in banca dati. Con la possibilità di collegare eventi separati, gli investigatori possono delineare un quadro più ampio dell’attività criminale del noto killer.
Un’opportunità per un nuovo inizio
Tutte queste informazioni possono rappresentare un’opportunità strategica nel rinnovare le indagini. La scoperta di un DNA che collega i vari delitti potrebbe quindi sostenere richieste di revisione delle procedure investigative precedenti, sottolineando l’importanza di esaminare nuovamente i casi non risolti sotto una nuova luce.
Richieste ufficiali per l’analisi di nuovi reperti
La proposta di riesumazione
In forza delle nuove evidenze emergenti, l’avvocato Vieri Adriani ha sollecitato l’apertura di tutte le potenziali comparazioni tra i reperti esistenti e i profili genetici di persone precedentemente indagate. Un’azione specifica formulate dall’avvocato prevede la richiesta alla procura di riesumare il corpo di Stefania Pettini, uccisa il 14 settembre 1974. Attraverso consigli medici legali, è emerso che potrebbe esserci stata una lotta tra Pettini e il suo aggressore, il che potrebbe aver lasciato campioni biologici, come quelli trovati sotto le unghie della vittima.
Se la riesumazione dovesse avere esito positivo, ciò potrebbe svelare ulteriori dettagli sui potenziali responsabili e contribuire alla risoluzione di un caso noto per la sua crudele e complessa natura. Nonostante il tempo trascorso, l’apertura di nuovi orizzonti in un caso così oscuro rappresenta una speranza concreta per le famiglie delle vittime e per la giustizia italiana, sperando che la scienza forense nel corso degli anni abbia fatto progressi sufficienti per risolvere questo intricato giallo.
La possibilità di scoprire nuovi indizi da un caso apparentemente irrisolvibile riaccende i riflettori su una storia che ha turbato la società italiana per decenni e che continua a far interrogare le autorità su chi possa essere il vero volto del “mostro di Firenze”.