Il progetto europeo Landfeed punta a trasformare rifiuti urbani, scarti agricoli e forestali in biofertilizzanti utili per l’agricoltura. L’iniziativa, promossa da Enea, si concentra sul recupero di nutrienti da materiali di scarto in modo sostenibile. Questo approccio mira a ridurre gli sprechi, migliorare la sicurezza alimentare e costruire un mercato interno per prodotti biologici fondamentali, oggi spesso importati dall’estero. Landfeed coinvolge diversi attori e paesi per approfondire modalità innovative di gestione dei residui e per valorizzare scarti altrimenti difficili da trattare.
Come landfeed punta a recuperare nutrienti da scarti urbani e agricoli
L’obiettivo principale di Landfeed è recuperare nutrienti importanti da rifiuti urbani, sottoprodotti agricoli, forestali e industriali per realizzare biofertilizzanti efficaci. Antonella Luciano, che guida il Laboratorio Strumenti per la sostenibilità e circolarità dei sistemi produttivi dell’Enea, spiega che il programma intende ridurre gli scarti e favorire un’agricoltura meno dipendente dalle importazioni. “Il progetto punta a trasformare materiali che di solito finiscono in discarica o impattano in modo negativo sull’ambiente in risorse utili.”
La creazione di un mercato europeo di biofertilizzanti, integrato e sostenuto, è un passaggio essenziale. Per questo si sta sviluppando una piattaforma web di simbiosi industriale che consenta un coordinamento tra diverse aziende. La piattaforma aiuterà a scambiare sottoprodotti e a gestire meglio i residui in ottica circolare. Il sistema sarà aperto e studiato per facilitare l’incontro di chi produce questi scarti con chi può trasformarli in fertilizzanti.
Piattaforma digitale e tracciabilità nel mercato agricolo
Questa piattaforma web sarà uno strumento chiave per migliorare la catena produttiva e commerciale dei biofertilizzanti. Potrà far dialogare aziende con attività differenti, permettendo di utilizzare in modo mirato i residui organici. Antonella Luciano sottolinea come questo sistema permetterà una traccia precisa di ogni fertilizzante, dall’origine al prodotto finale. Il “passaporto digitale del prodotto” aiuterà a monitorare l’intera filiera, aumentando trasparenza e affidabilità.
La tracciabilità è un requisito sempre più richiesto nel settore agricolo e agroalimentare, soprattutto se si parla di materiali biologici. In questo modo si eviteranno problemi legati a composizioni non uniformi o rischi ambientali. Gestione, scambio e trasformazione dei residui saranno così ottimizzati, grazie anche a criteri rigorosi di controllo. Il progetto, attraverso questo strumento, unisce innovazione tecnologica a pratiche consolidate di economia circolare.
Innovazioni tecnologiche: chitosano e microalghe per fertilizzanti più efficaci
Landfeed contempla anche lo sviluppo di nuove tecnologie per aumentare l’efficacia dei fertilizzanti. Tra queste, rivestimenti innovativi che impiegano chitosano e microalghe. Questi materiali svolgono un ruolo fondamentale perché riescono a regolare il rilascio dei nutrienti nel terreno. Ciò significa che il fertilizzante agisce più a lungo e in modo più preciso, evitando dispersioni inutili.
Il chitosano, derivato da fonti naturali, possiede proprietà benefiche che aiutano la protezione delle piante. Le microalghe, dal canto loro, apportano nutrienti e migliorano la capacità del suolo di trattenere acqua. Queste soluzioni agiscono su un meccanismo di rilascio controllato, che adegua nel tempo la disponibilità dei componenti nutritivi. Così si risparmia prodotto e si riducono gli impatti ambientali, mantenendo al contempo alte prestazioni agricole.
Sperimentazioni in Sicilia con ceneri dell’etna e rifiuti misti
Un esempio concreto della ricerca in corso arriva dall’Italia, dove l’Università di Catania collabora con l’Enea per un progetto pilota in Sicilia. Questo esperimento coinvolge un mix di rifiuti: fanghi da impianti di trattamento delle acque reflue, residue da allevamenti di pesci d’acqua dolce e scarti di coltivazione di microalghe. A questi si aggiungono sottoprodotti derivanti dalla lavorazione industriale delle arance e cenere vulcanica proveniente dall’Etna.
La cenere dell’Etna contiene minerali e sostanze utili per arricchire il terreno. La sua presenza nel mix rappresenta una novità importante nel processo di fabbricazione dei biofertilizzanti. Il trattamento dei rifiuti segue metodi sostenibili per garantire un prodotto finale adatto all’agricoltura. Questa iniziativa rappresenta un tentativo concreto di integrare materiali diversi in un sistema circolare che riduce l’impatto ambientale.
Un modello di economia circolare e simbiosi industriale
Nel complesso, Landfeed propone un modello che unisce varie realtà produttive per scambiare e valorizzare rifiuti organici e sottoprodotti. Ogni materiale, anche se di natura differente, viene trattato per trasformarsi in fertilizzante biologico di qualità. La simbiosi industriale, cioè la collaborazione tra settori distinti, crea un sistema in cui niente si disperde inutilmente.
Lo sviluppo di questi processi in Europa affronta un tema rilevante: ridurre la dipendenza da importazioni e limitare l’impatto dei rifiuti. Solo così è possibile tutelare il territorio e offrire soluzioni concrete agli agricoltori. Landfeed segue questa strada puntando a risultati tangibili, con sperimentazioni e tecnologie applicate nel concreto della produzione e distribuzione.