La notizia del taglio di 317 alberi di ulivo nella località Case Pente di Sulmona ha sollevato un dibattito acceso tra ambientalisti, autorità locali e la società Snam. Questa operazione è stata effettuata per la costruzione di una centrale di compressione a supporto del nuovo gasdotto Linea Adriatica. Le polemiche si concentrano sull’autorizzazione rilasciata dalla Regione Abruzzo, considerata dai critici ingiustificata e dannosa per il territorio.
Il contesto della centrale di compressione
La centrale di compressione prevista in località Case Pente ha lo scopo di facilitare il funzionamento del gasdotto Linea Adriatica, una grande opera infrastrutturale destinata a potenziare il trasporto di gas in Italia. Secondo la versione ufficiale, il progetto è ritenuto di pubblica utilità, motivo per cui sono state date le necessarie autorizzazioni. Tuttavia, il dibattito sull’impatto ambientale di tali opere è acceso e complesso, specialmente quando si tratta di abbattere alberi secolari e potenzialmente pregiati come gli ulivi.
Il Dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo ha confermato che i 317 alberi sono stati abbattuti per permettere la realizzazione di questo progetto, il quale contribuisce a una rete di trasporto di energia ritenuta essenziale per il futuro energetico del Paese. Ma quale prezzo si paga in termini ecologici e sociali? Questo è il punto centrale del conflitto.
Le reazioni degli ambientalisti
Il coordinamento “Per il clima Fuori dal Fossile” ha espresso una forte opposizione a questa operazione, definendola un disastro senza precedenti. Gli attivisti mettono in discussione non solo l’autorizzazione al taglio degli ulivi, ma anche il silenzio dei rappresentanti istituzionali che, secondo loro, avrebbero dovuto proteggere il patrimonio naturale della regione. La denuncia verte sulla responsabilità politica degli eletti, accusati di non tutelare il territorio e di favorire interessi economici a discapito dell’ambiente.
Gli ambientalisti lamentano che gli ulivi avrebbero potuto essere espiantati e ripiantati, un processo già adottato in altre occasioni, come per il gasdotto Tap in Puglia. Ritenendo il taglio illegale, sostengono che la Snam non ha rispettato le condizioni previste dalla Valutazione di Impatto Ambientale e che i lavori sono proseguiti nonostante l’autorizzazione alla costruzione fosse scaduta. Tale accusa riafferma l’urgenza di un discorso più ampio sulla sostenibilità e sulla protezione del patrimonio naturale.
La posizione della Snam
Da parte sua, la Snam ha respinto con fermezza le accuse, affermando che gli alberi tagliati sono in realtà 60 e non 317. La società ha dichiarato che gli ulivi interessati non sono destinati all’abbattimento definitivo, ma a un espianto temporaneo, con successivo reimpianto. Le autorizzazioni, stando alle informazioni fornite dall’azienda, sono state già concesse dal Dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo, e sono stati siglati accordi con i proprietari terrieri per consentire loro di raccogliere i frutti degli ulivi prima dell’inizio delle operazioni.
Snam ha anche promesso indennizzi economici ai proprietari e ha promesso che sarà garantito il diritto di scegliere le modalità di ripristino dei terreni dopo la conclusione dei lavori. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con molte domande ancora senza risposta riguardo alla vera sostenibilità del progetto e al rispetto degli ecosistemi locali.
L’importanza della discussione ambientale
Il caso degli ulivi tagliati a Sulmona non rappresenta solo un episodio isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di discussioni sulla salvaguardia del patrimonio naturale in Italia. Le opere infrastrutturali, necessarie dal punto di vista energetico, devono essere bilanciate con la protezione degli ecosistemi locali. La tensione tra sviluppo e salvaguardia è palpabile e invita a riflessioni su come affrontare future scelte in modo più sostenibile. La pressione da parte della comunità locale e degli ambientalisti potrebbe portare a una maggiore consapevolezza e attenzione verso le decisioni che riguardano il proprio territorio.
Ultimo aggiornamento il 17 Dicembre 2024 da Sara Gatti