Tar del Lazio limita vendita di oli a base di Cbd, disponibili solo con ricetta medica: impatto sul settore della canapa in Italia

Tar del Lazio limita vendita di oli a base di Cbd, disponibili solo con ricetta medica: impatto sul settore della canapa in Italia

Il Tar del Lazio conferma l’obbligo di prescrizione medica per gli oli di CBD, imponendo restrizioni che preoccupano imprenditori italiani e rallentano lo sviluppo del mercato della canapa nel paese.
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Il Tar del Lazio conferma l’obbligo di prescrizione medica per gli oli a base di CBD, inasprendo la regolamentazione italiana e suscitando preoccupazioni tra gli imprenditori del settore canapa. - Gaeta.it

Dal decreto sicurezza alle nuove restrizioni sui prodotti a base di Cbd, la normativa italiana impatta profondamente imprenditori e consumatori nel mercato della canapa. Il Tar del Lazio ha confermato la necessità di prescrizione medica per gli oli orali contenenti cannabidiolo, segnando un nuovo capitolo nella regolamentazione del settore.

la decisione del Tar del Lazio sulla vendita degli oli di Cbd

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato da diverse associazioni legate alla canapa contro il decreto del ministero della Salute che classifica gli oli a base di Cbd come farmaci soggetti a prescrizione medica. La sentenza stabilisce che queste preparazioni orali rientrano nella categoria B della tabella dei medicinali. Ciò significa che la vendita è consentita solo dietro presentazione di ricetta, che va rinnovata ogni volta. Questa decisione segna un’ulteriore stretta sulle modalità di commercializzazione di prodotti che contengono cannabidiolo, dando priorità alla tutela della salute pubblica secondo il principio di precauzione.

Gli imprenditori di Sicilia, alcuni dei quali avevano già subito sequestri di infiorescenze di cannabis, osservano con preoccupazione questa evoluzione normativa. Alcuni hanno scelto di investire all’estero vista la complessità delle restrizioni italiane. Rispetto agli oli di Cbd, il Tribunale ha ritenuto legittime le misure del ministero senza entrare nel merito delle evidenze scientifiche, ma applicando il principio che vuole prevenire rischi potenziali. Il provvedimento prende in considerazione, tra l’altro, l’interazione del Cbd con tracce di Thc presenti in questi preparati.

note sulla posizione degli imprenditori siciliani

Gli imprenditori manifestano una crescente incertezza, temendo che le rigide normative possano soffocare un settore innovativo e promettente. Alcuni commentano: “La legislazione attuale limita fortemente la nostra capacità di operare e di innovare.”

l’interpretazione scientifica nel dibattito sulla regolamentazione del Cbd

La sentenza è stata criticata dai ricorrenti come antiscientifica su basi non chiaramente dimostrate. Tuttavia il Tar si è attenuto alle raccomandazioni espresse dal Consiglio superiore di sanità, che aveva espresso preoccupazioni riguardo al contenuto anche minimo di Thc contenuto nei prodotti derivati da cannabis naturale. Nel documento del Consiglio si sottolinea come l’interazione tra Cbd e Thc possa in teoria provocare accumulo di Thc nel sistema nervoso. Perciò il tribunale ha ritenuto opportuno adottare misure preventive, anche senza prove consolidate della presenza e degli effetti della sostanza psicoattiva in quantità rilevanti in tutte le preparazioni.

Il Consiglio superiore di sanità aveva già fornito una valutazione dettagliata lo scorso giugno, chiarendo che quasi tutti i composti derivati dalla cannabis contengono tracce di Thc. Questa analisi giustifica l’inserimento degli oli a base di Cbd nell’elenco dei farmaci con obbligo di prescrizione, per limitare eventuali rischi potenziali alla salute pubblica. L’attenzione del tribunale si è concentrata su questa esplicita volontà del governo di prevenire possibili effetti collaterali senza dover attendere studi completi ed esaustivi.

ruolo del Consiglio superiore di sanità

Il Consiglio superiore di sanità sottolinea che anche minime quantità di Thc possono avere impatti nel lungo termine. In proposito, ha affermato: “La precauzione è essenziale per tutelare la salute pubblica.”

il contesto europeo tra regolamentazioni alimentari e farmacologiche

Questa misura italiana giunge mentre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare esamina la possibilità di inserire il Cbd nella lista dei Novel food, categoria destinata a nuovi ingredienti alimentari. La distinzione fatta dal ministero italiano tra “preparazioni orali” e prodotti alimentari posiziona il Cbd in una zona non più ascrivibile a integratori o alimenti. La decisione italiana limita quindi la commercializzazione del Cbd ad uso farmaceutico, escludendo il suo possibile uso alimentare o integrativo.

Questa classificazione mette l’Italia in una posizione più rigida rispetto ad altri Stati europei, dove il Cbd ha ricevuto trattamenti normativi meno restrittivi. Il confronto con altri Paesi rivela un ritardo italiano anche dopo casi noti come quello della carne coltivata, dove normative più rigide hanno limitato lo sviluppo di nuovi mercati. La regolamentazione scelta dal governo italiano potrebbe impedire la nascita di nuovi prodotti a base di Cbd nel mercato alimentare nazionale.

paragone con altri Stati europei

L’Italia si posiziona spesso su fronti regolatori più severi, contrariamente a paesi come Germania o Paesi Bassi, dove il mercato della canapa è più liberalizzato. Questo può rappresentare un ostacolo competitivo per le imprese italiane.

le reazioni degli imprenditori e le prospettive legali

Raffaele Desiante, presidente di Imprenditori Canapa Italia , ha espresso la volontà di ricorrere contro la sentenza davanti al Consiglio di Stato. Ha sottolineato la necessità di rispettare principi di legalità e proporzionalità, richiamando l’importanza di restituire stabilità al settore della canapa, che per molti giovani rappresenta una fonte di lavoro e sostenibilità. Desiante ha contestato la motivazione principale della sentenza, relativa ai rischi dell’interazione tra Cbd e Thc, citando studi internazionali secondo cui il Cbd in realtà attenuerebbe gli effetti psicoattivi del Thc.

La posizione di molti imprenditori punta a modificare la normativa per permettere la vendita degli oli di Cbd senza prescrizione, favorendo un mercato legale più ampio e meno vincolato. L’evoluzione del quadro normativo nei prossimi mesi sarà decisiva per capire se l’orientamento giuridico potrà cambiare oppure se la restrizione resterà. Nel frattempo, il dibattito resta acceso, soprattutto per quanto riguarda il bilanciamento tra sicurezza pubblica e sviluppo economico della canapa in Italia.

dichiarazione di Raffaele Desiante

“La sentenza rappresenta un duro colpo per il nostro settore. Crediamo ci siano evidenze scientifiche che dimostrano come il Cbd possa mitigare gli effetti del Thc, contrariamente a quanto affermato. Puntiamo a un mercato più equilibrato e rispettoso delle esigenze imprenditoriali.”

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