Un recente intervento dell’agenzia delle entrate, attraverso la Risposta a Interpello n. 81/2025, è intervenuto su un tema caldo riguardante la tassazione dei bonus per i dipendenti di una multinazionale. L’agenzia chiarisce come devono essere gestiti i bonus corrisposti a chi ha svolto attività lavorativa in più Paesi durante il periodo di maturazione, noto anche come vesting period. Questa questione è di particolare rilevanza in un’epoca in cui le aziende operano su scala globale e gestiscono risorse umane distribuite in diverse giurisdizioni.
La questione della doppia imposizione
Il caso ha coinvolto una società di diritto tedesco con stabile organizzazione in Italia, che ha richiesto chiarimenti sull’applicazione delle normative fiscali, sia italiane che internazionali. L’obiettivo è scongiurare la doppia imposizione, un problema comune per le aziende che operano in più Paesi. La normativa fiscale può essere complessa, ed è fondamentale che le imprese comprendano come gestire correttamente la tassazione dei redditi dei propri dipendenti per evitare il rischio di pagare più imposte di quelle effettivamente dovute.
Il ruolo decisivo del luogo di lavoro
L’agenzia delle entrate ha affermato che la tassazione dei bonus deve essere eseguita in base al luogo in cui i dipendenti hanno svolto la loro attività lavorativa durante il vesting period. Secondo le disposizioni della Convenzione OCSE insieme alle leggi italiane, i redditi derivanti da lavoro dipendente vengono tassati nello Stato in cui il lavoro è effettivamente realizzato. Questo principio è fondamentale per stabilire correttamente gli obblighi fiscali dei dipendenti e garantire che non vi siano conflitti tra le normative fiscali dei vari Paesi coinvolti.
Implicazioni fiscali per bonus maturati all’estero
La posizione dell’agenzia chiarisce ulteriormente: i bonus guadagnati durante il lavoro nel Regno Unito, ad esempio, sono soggetti a tassazione esclusivamente nel Regno Unito. Allo stesso modo, i bonus maturati per l’attività lavorativa in Italia devono essere tassati unicamente in Italia. Questa distinzione è cruciale per i dipendenti, i quali devono essere informati delle normative fiscali che riguardano i loro bonus e su quali diritti possono rivendicare.
Rimborso delle imposte pagate in eccesso
Inoltre, nel caso di ritenute errate effettuate in Italia su redditi già tassati all’estero, i dipendenti hanno la possibilità di richiedere il rimborso delle imposte pagate in eccesso. È un aspetto importante che potrebbe offrire sollievo a molti professionisti che si trovano nella posizione di dover interagire con diverse leggi fiscali. La stabile organizzazione italiana è tenuta a rispettare gli obblighi relativi alla sostituzione d’imposta solo per i compensi maturati a partire dall’inizio dell’attività lavorativa sul territorio.
Un nuovo orientamento sulla tassazione dei bonus pluriennali
La disposizione da poco introdotta segna un cambiamento significativo nella gestione della tassazione dei bonus pluriennali per il personale che lavora all’estero. Il nuovo orientamento stabilisce che solo i bonus maturati in Italia devono essere considerati imponibili, escludendo quindi la quota di bonus maturata per l’attività svolta all’estero. Questa chiarezza è un passo avanti per le aziende e i lavoratori, che ora possono affrontare meglio le proprie responsabilità fiscali in un contesto internazionale complicato.