Il tasso di sovraffollamento nelle carceri del Lazio raggiunge il 145%, evidenziando una situazione critica giudicata preoccupante anche a livello nazionale. Con dati diffusi dai garanti per i diritti delle persone private della libertà , Stefano Anastasia e Valentina Calderone, emergono le difficoltà strutturali e di gestione del sistema penitenziario. L’analisi evidenzia la necessità di interventi urgenti per migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri e garantire una giustizia più equa.
Dati sul sovraffollamento nel Lazio
A febbraio 2025, sono presenti 6.702 detenuti nelle carceri del Lazio, a fronte di una capienza regolamentare di 5.213 posti. Questa situazione si traduce in un livello di sovraffollamento che supera non solo il limite accettabile ma anche la media nazionale, ferma al 132,4%. I dati più critici si registrano nel carcere di Regina Coeli con un picco del 185%, seguito da Civitavecchia per il quale il tasso è del 178%, Rieti a 174% e Latina a 171%. Questi numeri non soltanto mettono in luce la pressione sulle strutture penitenziarie ma pongono interrogativi sulla situazione dei diritti umani all’interno di questi ambienti.
Soltanto quattro istituti penitenziari del Lazio, tra cui ‘Roma Rebibbia reclusione‘, ‘Passerini‘ di Civitavecchia, la terza casa di Rebibbia e il carcere di Paliano, riescono a mantenere il tasso di occupazione sotto il 100%. Queste informazioni segnalano la necessità di un monitoraggio costante e di una valutazione approfondita delle politiche carcerarie.
Carenza di personale e impatto sulla sicurezza
Nel contesto di un sistema già sovraccaricato, il Lazio affronta anche una carenza di personale, con 636 agenti di polizia penitenziaria mancanti rispetto a una pianta organica di 3.418. Attualmente sono in servizio solo 2.782 agenti. Questa insufficienza rende difficile garantire un ambiente di sicurezza sia per i detenuti che per il personale, esponendo entrambi a situazioni di rischio e aumentando la tensione all’interno delle carceri.
Le statistiche sui decessi dei detenuti parlano chiaro: nel 2025, sei persone hanno già perso la vita, contro i sedici totali del 2024, con un focus particolare sui suicidi che hanno colpito due detenuti nei primi due mesi dell’anno. La situazione mette in luce la vulnerabilità della popolazione carceraria e la necessità di politiche di prevenzione e supporto psicologico.
Il tema del suicidio nelle carceri
Il carcere di Regina Coeli ha registrato il più alto numero di suicidi d’Italia dal 2020 fino a febbraio 2025, con ben quindici casi. Questa drammatica realtà solleva interrogativi sull’efficacia delle misure di supporto e monitoraggio sui detenuti. Nel contesto di un sovraffollamento così elevato, le condizioni psicologiche e il benessere dei detenuti sembrano essere messi a rischio.
I dati relativi alla popolazione carceraria in attesa di giudizio nel Lazio, pari al 30,8%, dimostrano come un’alta percentuale di detenuti non abbia ancora ricevuto un verdetto, sollevando interrogativi sul funzionamento della giustizia. Questa situazione è fonte di frustrazione e rabbia tra i detenuti, contribuendo a un clima di tensione e precarietà .
Il quadro delineato è complesso e richiede un approccio multilaterale per affrontare i problemi strutturali del sistema penitenziario. È evidente che interventi urgenti e strategici sono necessari per garantire il rispetto dei diritti umani e migliorare le condizioni all’interno delle carceri.