La Giornata della Memoria, dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto, ha trovato espressione nel teatro dell’Accademia delle Belle Arti con uno spettacolo che ha suscitato profonda riflessione. L’opera ‘Suora Mamma e Suora Babbo‘ racconta la storia commovente di Susanna Silberstein Trevisani in Ceccherini, una donna che è riuscita a sopravvivere grazie all’aiuto delle suore di un convento di Firenze. Questa rappresentazione non si limita a offrire un’importante testimonianza storica, ma pone anche l’accento sul dialogo interreligioso, un tema di rilevanza crescente nel contesto contemporaneo.
La storia di Susanna Silberstein Trevisani in Ceccherini
L’opera, ‘Suora Mamma e Suora Babbo‘, narra le vicende di una bambina ebrea durante l’Olocausto, sottolineando la resistenza e la speranza cristallizzate nella figura delle suore che l’hanno accolta. Susanna, separata dalla sua famiglia a causa delle persecuzioni, trova rifugio e protezione in un convento fiorentino. Qui le due suore francescane, che nel titolo vengono rispettivamente denominate ‘Suora Mamma‘ e ‘Suora Babbo‘, si prendono cura di lei per un lungo periodo di quattro anni. Questa preziosa relazione diventa il fulcro dell’opera, evidenziando aspetti di solidarietà umana in un contesto di atroci violenze.
Il personaggio di Libera Trevisani Levi-Civita emerge come un testimone importante, detto per il suo impegno a favore dei diritti delle donne. La sua figura rappresenta un baluardo non solo della memoria storica ma anche del movimento per l’emancipazione femminile, portando alla luce il ruolo cruciale delle donne nella lotta per la giustizia e la parità sociale. L’opera esprime così una narrazione sulla forza delle relazioni umane in un periodo buio e offre uno spunto di riflessione sulla capacità di protezione e di amore in situazioni di crisi.
Il dialogo interreligioso e le riflessioni contemporanee
Alla fine della rappresentazione, un significativo dibattito è stato realizzato tra suor Mirella Del Vecchio, madre generale dell’Istituto Suore Zelatrici Ferrari dell’Aquila, e il rabbino di Genova Haim Fabrizio Cipriani. Questo incontro ha affrontato il tema cruciale del dialogo interreligioso, evidenziando come ebraismo e cristianesimo possano trovare punti di contatto e comprensione comune. Moderato dal drammaturgo Francesco Suriano e dalla professoressa Elisabetta Sonnino, il confronto ha permesso di scoprire come le religioni possano non solo coesistere, ma anche collaborare per l’affermazione dei valori umani e dei diritti civili.
Il dibattito ha richiamato alla mente la necessità di una cultura della pace, sottolineando che la memoria storica non deve solo servire a rievocare il passato, ma deve anche spingere le nuove generazioni verso una prospettiva di dialogo e di rispetto reciproco. La Giornata della Memoria diventa quindi una piattaforma per costruire relazioni rinnovate tra le diverse culture e fedi, creando ponti anziché muri.
La prospettiva del teatro come strumento educativo
Durante l’evento si è parlato anche del ruolo odierno del teatro, con una riflessione sulle tecnologie come la scenotecnica e le videoproiezioni, grazie alla partecipazione di Anna Di Franco, docente di scenografia dell’Accademia aquilana. Questa sezione ha esplorato come il teatro possa fungere da veicolo di espressione e di educazione, coinvolgendo il pubblico in una forma di dialogo attivo e partecipativo.
Baq Elisabetta Sonnino ha evidenziato come l’Accademia delle Belle Arti si impegni ogni anno a presentare attività dedicate alle giovani generazioni, stimolando una riflessione su temi di cruciale importanza. Attraverso la drammaturgia e la rappresentazione, si creano momenti di confronto e di apprendimento che alimentano la cultura della memoria e del rispetto. Un’opportunità per formare cittadini consapevoli, capaci di guardare al passato per costruire un futuro più giusto.
Ultimo aggiornamento il 20 Gennaio 2025 da Armando Proietti